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I suoi pensieri vorticarono e si fermarono soffocati dal pessimismo. Ora non ci sarebbe stata più nessuna difesa possibile contro gli Ssi-ruuk.

La porta si aprì. Due soldati di marina entrarono. «Venga con noi», ordinò uno dei due.

Gaeriel lo seguì oltre una stazione medica e lungo il corridoio. Ben presto si rese conto della direzione in cui la stavano portando e soffocò la tentazione di scappare. Era sempre riuscita a evitare l’ufficio privato del governatore Nereus. Aveva sentito su quel posto delle voci molto preoccupanti. E poi c’erano le sottili attenzioni che Nereus le stava tributando...

Il soldato che aveva il comando aprì la porta del governatore e le fece segno di entrare. Gaeriel entrò con passo tranquillo. Meglio morire su Bakura, ma combattendo.

Il governatore Nereus sedeva a una scrivania con un piano lucido e biancastro. Sulla superficie si intravedevano delle leggere venature marroncine disposte in cerchi concentrici come gli anelli di un albero, ma non sembrava proprio che fosse un tipo di legno. In silenzio le indicò una sedia e rimase a guardare mentre i soldati uscivano.

La prima cosa che attirò la sua attenzione fu un ologramma incorniciato appeso alla parete più vicina a lei. Un enorme carnivoro con la bocca aperta in un ringhio. I suoi quattro lunghi canini avevano un aspetto stranamente reale.

«Un Ketrann», disse Nereus. «Di Alk’lellish III.»

«Ma quei denti. Sono... veri?»

«Sì. Guarda pure intorno.»

Al disopra e oltre quell’ologramma ne erano appesi altri molto simili, interrotti qui e là da una semplice arcata dentale montata nella plastica trasparente. «Allora questa è la sua collezione, vero?»

«Sono tutti predatori. Ne ho di provenienti da diciassette mondi diversi, compreso il Cratsch di Bakura.» Picchiettò con un dito sopra un cubo di plastica trasparente appoggiato in un angolo della sua scrivania. «Su quella parete...» Indicò un’altra serie di immagini olografiche. «Quelli sono tutti alieni senzienti.» Gaeriel pensò agli enormi canini del Wookiee Chewbacca e si accigliò. «È il predatore più pericoloso di tutti.» Nereus le gettò un cristallo sfaccettato. All’interno luccicavano un paio di incisivi umani.

Il primo istinto di Gaeriel fu di gettarglieli addosso, ma resistette. Più tardi forse avrebbe avuto l’occasione di causare un danno più consistente. «Spero che presto lei possa aggiungere al resto un paio di denti ssi-ruuvi.» Cercava di avere un tono disinvolto.

«Sì, trovo interessante che i loro becchi siano forniti di denti.» Nereus si schiarì la gola. «Naturalmente, preferisco trarre i miei campioni da individui che ho cacciato personalmente. La principessa ribelle sembra aver rifiutato la mia ospitalità, per il momento. Dovrà essere punita per avere sfidato i miei ordini. Il mio specialista dentale non è affatto gentile.»

Demonio, pensò Gaeriel. Per adesso avrebbe fatto finta di stare al suo gioco e avrebbe cercato di essere per lui come una serpe nel cestino del picnic, ma prima o poi Wilek Nereus avrebbe pagato per i suoi crimini. Gaeriel inghiottì e soffocò un altro colpo di tosse. Non era proprio il momento di ammalarsi. Nereus aprì la mano e Gaeriel gli gettò il cristallo.

«Ammirevole diplomazia, senatrice. La tua capacità di controllo sotto pressione è notevole. Hai potuto vedere bene l’arma con cui ti hanno sparato?»

Gaeriel la descrisse mentre Nereus si passava il cristallo da una mano all’altra. Quando ebbe finito, si trovò di nuovo a pensare a Eppie Belden. Se questo attacco degli Ssi-ruuk fosse fallito, Eppie avrebbe avuto bisogno di un’altra opportunità. «Governatore, la prego, riconsideri la possibilità di consentire un funerale pubblico per il senatore Belden. Bakura ha bisogno...»

«Quello di cui non ha bisogno sono altri assembramenti. No. Il coprifuoco rimane.» Nereus la guardò fissa, dandole improvvisamente l’impressione che stesse aspettando qualcosa.

«Che cosa ha fatto l’Impero alla signora Belden?» chiese lei, per distrarlo.

Nereus sollevò uno spesso sopracciglio. «Perché, l’Impero le ha fatto qualcosa? Lascia che controlli il mio archivio.» Le sue dita danzarono sopra un pannello-controlli inserito nel piano della scrivania. Gaeri si piegò in avanti. «Che cosa ne pensi della mia scrivania?» chiese Nereus. «È ricavata da un’unica lastra di avorio.»

Voleva dire che si trattava di un dente? Era larga più di un metro e mezzo, il che implicava la presenza di una bocca veramente mostruosa. «Una creatura marina?» cercò di indovinare Gaeri. Il bisogno di tossire stava diventando sempre più forte.

Nereus annuì. «Ora estinta. Eccoci qui. Ah.» Sorrise lentamente. «La signora Belden era stata condannata a morte. Suo marito ha ottenuto, pur di tenerla con sé, che le fosse inflitta un’infermità permanente.»

Gaeri strinse i pugni. Orn Belden aveva... acconsentito... a lasciare che l’Impero...? Non voleva crederci. Improvvisamente era contenta che Orn Belden fosse morto, e di non avere più la possibilità di chiedergli se era vero.

«E lei evidentemente ha acconsentito per proteggere lui. Oh, sì,» aggiunse Nereus studiando lo schermo davanti a sé. «Avevo dimenticato i particolari. Abbiamo usato una minuscola creatura originaria del settore di Jospro, un parassita della corteccia frontale. Lascia delle cicatrici permanenti che sopprimono in maniera limitata la memoria a lungo termine. La sua introduzione è facile e indolore e in questo modo lei e suo marito poterono continuare a tenersi compagnia. A dire la verità erano una coppia molto affiatata, per la loro età. Avanti, tossisci, mia cara. Stai diventando tutta rosa in faccia.»

«Non ho bisogno di tossire.» Gaeri inghiottì.

Nereus intrecciò le mani sulla scrivania d’avorio. «Quanta parte di quel pasto hai diviso con il comandante Skywalker?»

A Gaeriel parve che il suo stomaco si tramutasse in un pezzo di piombo. Quel pasto... «Che cosa vuole dire?» chiese.

Nereus agitò una mano. Il gesto appariva disinvolto e calcolato, ma le sue dita tremavano. «Quando i soldati di guardia all’appartamento di Skywalker hanno riferito che tu eri entrata, naturalmente ho cominciato a seguire tutti i comandi associati al tuo numero di identificazione. Ho intercettato la tua richiesta di farti recapitare un pasto ai tuoi appartamenti... un buon tentativo, mia cara, ma non ha avuto successo. Il piatto è stato infettato già nelle cucine. Le tue azioni, come le tue domande fanno di te una collaborazionista ribelle.»

Che cosa aveva fatto Nereus? Sarebbe morta? E Luke? Sarebbe morto Luke? Ma di certo non le avrebbe detto quello che aveva fatto, se avesse semplicemente avuto intenzione di ucciderla. Una volta che il primo momento di panico fu passato, chiese con voce impastata: «Che cos’è? Un altro parassita?»

Nereus fece un altro dei suoi lenti sorrisi. «La Tricoide olabriana deposita nella fratta in maturazione dei baccelli che contengono tre uova ciascuno. Le larve emergono nello stomaco dell’ospite, poi migrano nei polmoni mentre l’ospite dorme. Lì rimangono per un giorno o due, mentre crescono e sviluppano una bocca. Poi cominciano a farsi strada a morsi verso il cuore. Questa fase può occupare un tempo variabile, che dipende dalla grandezza dell’ospite e dalla sua condizione fisica. Raggiungono lo stadio di pupa in una confortevole grossa pozza di sangue in via di coagulazione... sei pallida, mia cara. Vuoi stenderti?»