Il portello si aprì.
Luke barcollò attraverso l’apertura, la spada tenuta in posizione di guardia, e si trovò in un altro corridoio vuoto. Mentre Dev lo superava, si voltò e tagliò in due il centro di energia. La sensazione di una presenza imprigionata e torturata svanì.
Un’altra anima liberata.
Dev esaminò la scritta tracciata su una paratia. «Penso che questo sia il posto che cercavamo», disse a bassa voce.
«Non sei mai stato quaggiù?»
Dev scrollò le spalle. «No.»
«Va bene.» Da dietro un’altra paratia, l’odore di presenza mezzo decomposta che aleggiava nella Forza si fece di nuovo sentire. Luke stava per passare sotto un arco illuminato quando sopra di sé avvertì un luccichio. Saltò indietro.
«Che cosa c’è?» chiese Dev.
Luke seguì il flusso di potere su per una paratia, sopra la sua testa, e poi giù dall’altra parte. «Non lo so», rispose, «ma l’energia vitale è collegata a un forte amplificatore.» Tagliò la parte superiore del taschino che aveva sul petto della tunica, lo fece cadere sul pavimento, e ci soffiò sopra. Scivolò in avanti.
Un lampo di energia blu lo ridusse in cenere.
Gli artigli blu di Sh’tk’ith incorniciavano il pannello di controllo della sicurezza. «Ecco», esclamò ai P’w’eck che gli stavano accanto. «Li abbiamo trovati. Sono accanto a una trappola a stordimento fuori della sala motori.»
Azionò un interruttore. «Ci sono progressi?» chiese Firwirrung, che stava lavorando freneticamente in un secondo laboratorio.
«Finito», rispose il suo collega. «Non potrà tenere il Jedi vivo a lungo quanto avrebbe fatto l’originale, ma ne costruirò un altro, migliore, prima che sia troppo deteriorato.»
Nonostante fosse ferito, Firwirrung sembrava deciso a porre rimedio a questo disastro di cui era responsabile. Lui e i suoi aiutanti P’w’eck avevano completato una tavola secondaria usando pezzi di ricambio e una delle sedie quasi terminate, procurando così un nuovo strumento con cui cominciare immediatamente a procurarsi le energie... sempre che Sh’tk’ith riuscisse a sottomettere quel Jedi. La vittoria era ancora in vista.
Sh’tk’ith chiamò il battello di salvataggio dell’ammiraglio Ivpikkis servendosi di un canale esterno. «Stiamo per intrappolarli. Ho tre squadre di P’w’eck completamente sottomessi sul ponte sedici. Le mie previsioni sono che potremmo cominciare a lanciare droidi da battaglia nel momento stesso in cui riusciremo a mettergli le mani sopra.»
«Bene», fu la risposta. Le navi vedetta degli Ssi-ruuk stavano ancora circondando la Shriwirr, proteggendola dagli attacchi esterni secondo gli ordini dell’ammiraglio Ivpikkis. «I nostri incrociatori hanno lanciato tutti i droidi di cui disponevano», cantò Ivpikkis.
«Firwirrung pensa che riuscirà a combinare le energie di Sibwarra con quelle del Jedi.»
«Teneteli in vita entrambi. Una volta che avremo conquistato Bakura potremo vendicare il nostro orgoglio su Sibwarra.»
Sh’tk’ith si tolse la bisaccia che portava a tracolla. Impugnando il suo proiettore ionico, fischiò ai P’w’eck, tremanti di terrore, che lo circondavano: «Seguitemi!»
Han stava manovrando freneticamente per riuscire a mettere il Millennium Falcon nella posizione in cui il comandante Thanas desiderava, e per di più gli Ssi-ruuk avevano appena mosso nove navi vedetta su dei vettori di ingaggio con il nemico. Il Falcon si tuffava e saliva mentre Han inseguiva i droidi degli Ssi-ruuk e scaricava tutte le sue energie in quei maledetti deflettori così resistenti. I piccoli droidi gli venivano addosso talmente numerosi che riuscì a friggerne un paio semplicemente con gli scarichi dei motori del Falcon. Chewbacca stava cercando di aggiustare 3BO, e Leia stava tenendo impegnata la torretta inferiore. Ma dov’era Luke? «È da qualche parte nello spazio», insisteva Leia. «Ma non a bordo della Flurry», avevano sentito da Tessa Manchisco.
Tre caccia TIE gli passarono sopra. Han strinse le mani a pugno. Poteva anche darsi che quei TIE fossero dalla sua parte, ma non aveva intenzione di fidarsi del comandante Thanas per più di un minuto, quando i Flautati fossero stati sconfitti. Impegnati nella loro bella manovra di invasione, gli alieni non stavano nemmeno usando la loro paletta raccogli-Imperiali: non c’era segno da nessuna parte di raggi traenti. Un grosso vascello ssi-ruuvi aveva già lanciato una dozzina di navi attrezzate per l’atterraggio. Lente e poco potenti, erano state una prima offensiva particolarmente debole. Han non sapeva se i nuovi cannoni DEMP degli Imperiali avessero funzionato, ma sapeva che ne avrebbe tanto voluto uno.
Il suo vettore lo portava vicino a un grosso incrociatore ssi-ruuvi, uno dei tre che si stavano lentamente muovendo verso Bakura. Quegli strani disturbi bitonali soffocarono per un momento tutte le comunicazioni fra le navi. «Stai facendo progressi?» chiese a Chewie attraverso il loro comlink privato. Chewie ululò in tono affermativo. «Bene. Vedi di fare in fretta. Leia, dov’è Luke?»
«Là! A bordo di quel grosso incrociatore.» La voce di Leia trasportata su entrambi i canali delle cuffie di Han, sembrava che provenisse proprio da un punto a metà fra le sue orecchie. «Svelto... Di’ a tutte le nostre forze che non deve essere attaccato.»
L’incrociatore sotto il quale erano appena passati? Han aumentò la potenza ai deflettori posteriori ed evitò i colpi delle navi vedetta che difendevano l’incrociatore, poi ridusse in atomi una di quelle maledette navi vedetta. «E che cosa ci fa là?»
«Non riesco a capirlo», rispose Leia.
«Guardate là», esclamò qualcuno, nel momento in cui la frequenza esterna ritornò. Navette e gusci di salvataggio si stavano allontanando in tutta fretta dall’incrociatore ssi-ruuvi come le rivettature di un serbatoio di refrigerante che aveva raggiunto i limiti di carico.
«Avevi proprio ragione», osservò Han a Leia. «Luke è là dentro.»
Luke fissò il frammento incenerito di tessuto. «Si vede che non si fidano troppo della loro stessa sicurezza.»
«È una trappola a stordimento», spiegò Dev. «Metterebbe fuori combattimento uno Ssi-ruu, nonostante la sua pellaccia. Penso che ucciderebbero subito uno di noi.»
Luke riuscì a localizzare il circuito energetico che comandava la trappola all’altezza della sua spalla su una paratia grigia appena oltre la portata della sua spada al di là dell’arco. Ma poiché la vita creava la Forza, ogni circuito che usava questo tipo di immonda energia era molto facile da trovare e da controllare... e a mano a mano che andava avanti stava diventando sempre più bravo a farlo. Con la mente sfiorò prudentemente questo ganglio energetico e scoprì una volontà debole e quasi esaurita che gli forniva energia. Per quanto stanco fosse, il suo primo impulso fu la pietà. Velocemente ma con prudenza mostrò all’entità quello di cui aveva bisogno. Poi gli offrì la liberazione. La volontà sembrò esitare per un istante...
«Svelto, Dev!» Luke saltò al di là dell’arco. Brandendo il suo proiettore ionico, Dev lo seguì. Un lampo blu bruciacchiò l’orlo della sua veste.
Luke esitò. «Aspetta un attimo.» Doveva mantenere la sua promessa. Con un colpo prudente ma preciso infilò la sua spada laser in mezzo ai circuiti. Quella pietosa volontà toccò la sua mente, lasciando mentre fuggiva un residuo di gratitudine.
Le trappole a stordimento si succedevano a intervalli di sei metri. A ogni ritardo Luke era preso dall’impazienza, e ogni energia richiedeva un diverso tipo di persuasione. A mano a mano che avanzava diveniva sempre più stanco, ma la sua fretta aumentava.
Raggiunsero un incrocio. Il loro corridoio proseguiva curvando leggermente a destra, ma un altro, più stretto, si dirigeva decisamente verso destra. Un tubo luminescente giallo correva lungo il centro del soffitto arcuato di quest’ultimo corridoio. In corrispondenza del bivio, nel corridoio principale, c’era un grande portello metallico chiuso.