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Tutti i sensi di Luke gridarono: imboscata! Oltrepassò cautamente l’angolo alla sua destra, tenendosi accanto alla paratia, poi voltò la testa per cercare di sentire quello che accadeva al di là del portello metallico. Gli parve di sentire qualcuno...

Il grido strangolato di Dev fece girare Luke in tempo per vedere il grosso portello che spariva in alto nel soffitto. Un P’w’eck saltò dall’apertura, afferrò il ragazzo da dietro e avvicinò un artiglio alla sua gola. Dev si chinò e sparò con il suo proiettore ionico da sopra una spalla. Il P’w’eck cadde a terra, lasciando sul collo di Dev una sottile linea di sangue.

Guidato dal suo inconscio, Luke si girò e menò un fendente dietro di sé. Due altri P’w’eck erano apparsi come dal nulla. Caddero feriti e urlanti, ma altri erano in agguato in un varco che si era aperto dove Luke non aveva notato nessun portello. Si accanirono contro di lui con una serie di scariche azzurre sparate da uno strano tipo di fulminatore. Stavano ancora cercando di stordirlo. La sua spada faceva rimbalzare ogni colpo contro le paratie o contro carni aliene. Dev gridò e cadde a terra anche se Luke non aveva visto né sentito alcun colpo centrarlo. «Dev?» gridò.

L’enorme Ssi-ruu azzurro si gettò verso Luke uscendo dal largo portello, fischiando e ciangottando. Cercava di dirigere su di lui un raggio argenteo emesso da un proiettore ionico. Chinandosi in più direzioni per evitarlo, Luke alzò la spada e deviò il raggio in direzione di uno dei P’w’eck che stavano per uscire dal portello più piccolo. La piccola creatura cadde a terra, agitando gli arti. Il rettile azzurro attraversò il corridoio, guardando Luke ma non il pavimento. Lungo il corridoio curvo, Dev stava strisciando sulle ginocchia e sui gomiti in direzione del grosso rettile azzurro. Luke si gettò nel corridoio illuminato di giallo nel tentativo di evitare il raggio paralizzante. La personalità del grosso essere azzurro spaventava e impressionava Luke, anche da una certa distanza. Probabilmente l’essere non percepiva la Forza, ma gettava un’enorme ombra nera che i sensi di Luke percepivano, e che aveva la stessa sfumatura immonda che aveva oscurato e soppresso i ricordi di Dev.

Dev balzò dal pavimento. Sparò il suo proiettore ionico da dietro l’alieno azzurro, dirigendo il raggio alla base della sua coda. L’alieno torse la parte superiore del corpo voltandosi verso Dev e poi cadde con le zampe fuori uso; Luke si slanciò in avanti, brandendo la spada. Evitando il raggio argenteo, Dev premette il suo proiettore contro la testa dell’alieno blu e sparò. La creatura emise un barrito, poi un urlo.

L’urlo finì in una specie di gorgoglio. Dev continuò a muovere il proiettore sulla testa del mostro con un movimento a zigzag. Lungo entrambi i corridoi si udirono i rumori di piedi ungulati che battevano in ritirata. Luke si rilassò, tossendo un poco. Giù in fondo alla sua gola, qualcosa gli stava dando fastidio.

Dev si sedette sul fianco dell’alieno azzurro e gli diede un calcio. Quando il mostro non si mosse più, Dev infilò la mano sinistra sotto l’altro braccio e lasciò che il suo proiettore gli pendesse dalla mano. «Ho fatto finta di essere colpito. Mi sembrava più sicuro fingere di essere morto che continuare a lottare», ansimò con voce rauca. «Mi sembrava che non ti stavo aiutando per niente.» Il rigagnolo di sangue che scendeva dalia sua gola sembrava diventare sempre più scuro. Luke sfiorò la ferita. «Non è profonda», insisté Dev. «È solo un graffio.»

Il grosso essere blu era immobile, con l’eccezione di una stretta lingua nera, tremante, che usciva da una narice. «Lo hai stordito?» chiese Luke. «È morto.» Dev alzò lo sguardo e lo fissò negli occhi. Luke vide dolore, colpa, e trionfo. «Chi era?»

«Quello... che mi controllava.» Dev fissò le piastre grigie del pavimento. «Ma il mio padrone era Firwirrung... quello piccolo e marrone con la «V» sulla testa, quello a cui hai tagliato la zampa davanti. Firwirrung è quello veramente pericoloso. Se riesce a catturarti siamo tutti morti. Tutti, in tutta a galassia.»

«Perché? Non sembrava che fosse al comando.»

«No, ma è quello che si occupa dell’intecnamento.»

«Hanno sempre usato... l’intecnamento... per fornire energia ai loro droidi?»

«Sono secoli che intecnano i P’w’eck più anziani. Ma gli esseri umani durano molto di più», spiegò Dev. «Firwirrung vuole obbligarti a intecnare degli altri umani da lontano. Gli Ssi-ruuk vogliono ridurre in schiavitù l’intera galassia. Ci sono... oh, non so quante altre navi che aspettano che Bakura cada.»

«Vuoi dire che questa è soltanto un’avanguardia?» chiese Luke, allarmato.

Dev annuì e Luke avvertì la sua vergogna. «Credimi, Firwirrung non aspetta altro che metterti le mani addosso.»

Io ero l’assistente..., aveva detto. Dunque era questa, infine, la sua storia. Luke chiuse gli occhi. Non lo stupiva più che Dev avesse cercato di strangolarlo, piuttosto che lasciare che gli Ssi-ruuk lo potessero usare a modo loro. «Be’!» Luke soffocò un altro colpo di tosse. «Vediamo di finire il nostro lavoro prima che ne arrivino degli altri.»

«Stai bene?»

Luke tossì di nuovo. Quell’odore di rettile gli stava irritando le narici e la gola. «Si vede che sto respirando qualcosa che mi dà fastidio. Suppongo che tu ci sia abituato. Vieni, andiamo.»

La sala motori era una confusione di pannelli di controllo e di condotti, ma Luke non faticò troppo a trovare il display principale. Era un luogo che creava una mostruosa imitazione di vita talmente potente, e contorta in modo così abominevole, che Luke si scoprì a tremare per l’orrore. I suoi sensi subliminali avvertivano il ribollire di un centinaio di energie intrecciate le une alle altre. Menti intecnate di fresco si contorcevano freneticamente fra i brandelli consunti e insensibili delle volontà quasi esaurite di esseri più anziani.

Con un possente movimento delle spalle Luke portò la spada ad abbattersi sulla consolle, poi mosse il suo corpo e colpì dalla parte opposta. Il silenzio cadde su quella cacofonia mostruosa.

Si voltò gettando una lunga, lenta occhiata tutt’attorno, respirando profondamente e con prudenza. Quella camera, come la nave, finalmente sembrava pulita.

Si era appena chiuso ogni via di fuga da quella nave?

I tubi luminosi splendevano ancora lungo il soffitto, e quindi doveva esistere qualche fonte di energia di emergenza. Ora doveva seguire il flusso dell’energia attraverso i comandi come chiunque altro. «Dev? Sai leggere queste scritte?»

Dopo avere confabulato per un po’, in fretta, decisero che la spinta ionica e la spinta iperspaziale funzionavano ancora... ma Luke era riuscito a interrompere qualunque collegamento fra la sala macchine e il ponte. «È incredibile», mormorò Dev.

Luke si guardò attorno esaminando i display luminosi. Dunque non erano imprigionati in un involucro senza vita, ma la Shriwirr era ferita a morte. Tossì di nuovo. Avevano ancora il sostentamento vitale, le armi e la possibilità di comunicare. Non avevano alcun accesso a medicazioni, però. Niente che potesse aiutare i muscoli sforzati della sua gamba, e nessuna maschera a ossigeno per aiutare i suoi poveri polmoni irritati. Avrebbe dovuto resistere in qualche modo finché non potevano abbandonare la Shriwirr. Di nuovo gli venne in mente che non sarebbe affatto igienico rimanere imprigionati lì dentro, specialmente se gli Ssi-ruuk perdevano la battaglia. «Cerchiamo di arrivare a una navetta», decise spingendosi via dal pannello di controllo.

Dev lo condusse a tre giganteschi hangar, uno dopo l’altro. Erano tutti vuoti, e perfino i gusci di salvataggio erano spariti. Non riuscirono neppure a trovare il vascello imperiale con cui gli Ssi-ruuk erano risaliti dallo spazioporto di Salis D’aar. «Abbandonate la nave», borbottò Luke. «Scappate dal terribile Jedi e dal suo temibile apprendista.»

Dev allargò le braccia. «Allora questa sarà il nostro vascello di salvataggio. Ti porterò al ponte.»