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La voce di Leia, dalla torretta, acquistò improvvisamente un tono glaciale. «Certamente. Ma come facciamo?»

«Guarda dov’è quel pattugliatore imperiale, quello a circa sedici gradi a nord. Se indietreggiamo di circa venti gradi e lo speroniamo, potremmo farlo sgusciare via dalla sua formazione e mandarlo a schiantarsi contro la poppa della Dominant. Il Falcon è l’unica delle navi che ci rimangono che ha la massa sufficiente per riuscirci. E Thanas merita di essere fregato.»

«Negli incrociatori di classe ‘Carrack’ i generatori sono proprio a poppavia della linea di mezza nave.»

«Esattamente. Ka-boom.»

Leia sembrava stranamente distaccata. «È proprio da te provare un colpo di sponda. Hai avuto conferma dal computer di navigazione che il risultato sarebbe proprio quello?»

«Sì, il computer ha confermato. Se manteniamo i deflettori frontali a piena potenza fino all’ultimo momento, possiamo farcela. Naturalmente, dopo aver colpito il pattugliatore con quella forza, il Falcon sarà finito.»

«Naturalmente.» Leia picchiettò con due dita sui comandi del cannone. Luke? pensò supplichevole, rivolta all’incrociatore alla deriva. Non avvertì nessuna risposta se non un lampo frettoloso di presenza. Luke era occupato.

Nelle orecchie sentì uno scatto leggero. «Ascoltatemi tutti», annunciò Han con la voce di un autentico generale. «Mettetevi in formazione dietro il Falcon e state pronti a forzare il blocco e dirigervi verso lo spazio aperto. Cercate di arrivare a casa come meglio potete. Non tentate un salto iperspaziale a meno che non riusciate ad agganciare qualcuno che abbia un computer di navigazione.»

Forse ci avrebbero messo secoli, ma ce l’avrebbero fatta. Leia si schiarì la voce e aggiunse: «Diffondete il fuoco della Ribellione per la galassia. Dovunque l’Impero abbia lasciato un’arida desolazione attecchirà e brucerà alto.»

«Poetico», borbottò Han.

«L’ispirazione è tre decimi del coraggio.» Sulla frequenza intersquadriglia, qualcuno protestò. Leia non stette a sentire. Sganciò le cinture di sicurezza e si arrampicò su di lato uscendo dalla gravità artificiale della postazione del cannoniere per tornare al livello principale.

«Siamo a buon punto?» chiese 3BO speranzoso mentre Leia oltrepassava il tavolo da gioco.

Leia non aveva nessuna voglia di sentire quali erano le loro probabilità di sopravvivere a questa manovra. «Sì. A buon punto.»

«Oh, bene! I miei servomotori non ce la fanno più con tutto questo sbatacchiamento... Principessa Leia!...»

Leia entrò nella cabina di pilotaggio. Han le lanciò uno sguardo, si accigliò, poi fece un gesto invitante con una mano ancora sporca di fuliggine verso il sedile del copilota.

Erano piccoli gesti come quello, non i cuscini né il liquore di bacca, che facevano sì che lo amasse. «Grazie.»

«Chewie vuole restare nella torretta», spiegò Han.

«Capisco.»

«Basta una persona per uno speronamento, comunque», borbottò Han. «Mi dispiace, vecchia mia.»

Leia aprì la bocca per protestare.

«Non tu. Il Falcon.» Han cominciò a trasferire l’energia da tutti i sistemi tranne alcuni: i razzi di coda, pensò Leia, i deflettori frontali e la torretta superiore. Di nuovo cercò di raggiungere Luke. Di nuovo, l’unica risposta fu quel lampo affrettato.

«Okay», disse Han. «È tutto programmato. Adesso puoi andare al guscio di salvataggio.»

«Oh-oh, no», ritorse lei. «Non se ne parla, a meno che non ci sia posto per due. O tre.»

«Non si può speronare una nave con l’autopilota, e abbiamo bisogno di un cannoniere. Dammi un bacio di buona fortuna e vattene. L’Alleanza ha bisogno di te.»

«Non vado da nessuna parte senza di te.»

«Avanti, muoviti», incitò Han. «Tu sei troppo preziosa.»

«Preziosa, i miei stivali! Io non scappo. Sono anch’io una Skywalker. Forse il mio destino è questo.»

«D’accordo, sei preziosa per me. Chewie», urlò Han. «Vieni quaggiù e porta la principessa...»

La risposta di Chewbacca gli ruggì nelle orecchie. «Ha detto ‘no’», disse Leia in tono sostenuto, ma appoggiò una mano sulla spalla di Han e strinse, ringraziandolo con un silenzioso gesto. Non era un perfetto contrappasso, questo? La figlia di Vader che speronava una nave imperiale per l’Alleanza? Anche se la manovra falliva, avrebbe ripagato qualche debito. Finalmente, scoprì, poteva pensare a Darth Vader senza rabbrividire per l’orrore. Guarda questo, padre!

Due caccia TIE ruppero la formazione e si diressero verso di loro. Era possibile che attraverso i loro analizzatori avessero scoperto che la torretta inferiore non riceveva più energia.

Ma i loro sensori non avevano modo di avvertirli che questo non era un mercantile come gli altri. Han ruotò il Falcon di centottanta gradi. Chewie ringhiò allegramente e li distrusse.

Leia teneva ancora la mano sulla spalla di Han. Lui le strinse le dita e tornò a volgersi verso i comandi. Mentre il Falcon si avvicinava al pattugliatore da dietro, questo riuscì quasi a duplicare la potenza di fuoco. O avevano modificato il puntamento di un altro banco di cannoni laser o il comandante Thanas aveva indovinato quello che Han aveva intenzione di fare. Han aggiunse al programma di speronamento una manovra a spirale. Un display indicava che mancavano diciassette secondi all’impatto. Dovevano almeno sopravvivere per quei diciassette secondi. Una massiccia raffica di energia sfiorò la pancia del Falcon.

Chewbacca ringhiò. «Pidocchi», tradusse Han. Spense i deflettori frontali, in modo che l’impatto trasferisse più energia possibile alla massa del pattugliatore. «Sta’ attento a questo, Thanas.»

Mentre Dev esaminava una delle isole di strumentazione sul ponte, Luke era alle prese con un ennesimo profondo, irritante attacco di tosse. Se non fosse stato così indaffarato, avrebbe cercato di autoguarirsi. Diede un’occhiata al ponte e mosse la sua gamba destra, ancora perseguitato da un senso di disastro imminente. Forse quel futuro che non poteva vedere gli si stava avvicinando. Da quando aveva visto le future sofferenze di Han e Leia su Cloud City, a Bespin, si era chiesto se gli sarebbe mai capitato di vedere la propria morte.

Si tese per controllare come stava Leia.

La sua decisione di affrontare una morte certa lo prese di sorpresa. In fretta cercò di sondare la sua coscienza e trovò... Speronare? Con il Falcon! Luke si lasciò cadere sul ponte e ignorò le ansiose domande di Dev. Ignorò il suo corpo, gli Ssi-ruuk ancora a bordo e tutto il resto. Aveva solo una manciata di secondi.

I polmoni gli bruciavano, e sollecitavano con forza un altro attacco di tosse. Doveva a tutti i costi uscire da quest’aria contaminata! Mandò la sua coscienza attraverso lo spazio in un’altra direzione alla ricerca di una presenza che conosceva solo superficialmente: il comandante Pter Thanas, a bordo della Dominant.

Quando Luke riuscì a sfiorare l’orlo della sua coscienza, Thanas era chinato sopra una delle stazioni dei piloti. I pensieri, la volontà e la visione del mondo di Thanas lo circondarono immediatamente. La battaglia era solo un gioco, ma un gioco che doveva vincere se non voleva finire la sua vita come... come uno schiavo in una miniera? Questo spiegava tante cose! Luke vide il pilota spingere in avanti il comando della velocità. Se la Dominant fosse avanzata a tutta potenza, si sarebbe sottratta alla formazione d’attacco e avrebbe danneggiato ulteriormente i suoi razzi già pesantemente colpiti.

Ma in questo modo, sarebbe anche arrivata abbastanza vicino alla Shriwirr da poterla colpire. Era quello che Thanas voleva.

Improvvisamente, Luke perse il contatto. Si piegò in avanti, tossendo disperatamente, intrappolato dal suo corpo indebolito sul duro, freddo ponte della Shriwirr.