Improvvisamente e simultaneamente tutti gli schermi lampeggiarono, con una luce così violenta che quasi lo accecò mentre ricadeva a terra. Usando gli ultimi frammenti di potere, riuscì per un secondo intero a restare a mezz’aria. Onde di fuoco spazzarono il pavimento del ponte. Il comandante Thanas doveva averli colpiti. Luke si rannicchiò e cadde. Le paratie, il pavimento e gli strumenti mandarono scintille prima di spegnersi del tutto. Sul ponte non c’era più luce, perfino gli schermi erano ciechi. Luke colpì il pavimento e rimbalzò dolcemente verso l’alto.
Anche la gravità fuori uso?
Avvertiva la presenza di Dev, ma non quella degli alieni. Cautamente, tossendo nelle tenebre interrotte solo dal chiarore dell’oblò, tornò a sedersi sul pavimento di metallo. La Shriwirr conservava un momento di avanzamento e questo le dava una debole gravità artificiale. «Dev?»
«Qui», gracchiò il ragazzo, dalla stessa direzione da dove proveniva la gravità artificiale.
Luke si sentì scivolare verso una paratia. Sfiorò qualcosa di enorme, caldo e dotato di scaglie, che mandava un odore come di carne arrostita. «Dove?» chiese. «Dev?»
«Qui. Le mie scarpe e i miei vestiti... mi hanno protetto un po’.»
Luke si mosse lungo il corpo alieno, tastandolo, fino a trovare una forma umana che giaceva lì poco distante. Era dolorosamente calda, e scivolò assieme a lui verso la paratia. «I miei occhi», gemette Dev. «La mia testa è tutta calda. Mi brucia.»
«Senti qualche altro dolore?» chiese Luke con urgenza.
«Non riesco a sentire niente sotto le spalle, dove lui... mi ha preso.»
«Qui dentro non c’è praticamente luce», lo rassicurò Luke, «non penso che tu sia cieco.»
«Il ponte... probabilmente colpito. Sovraccarico dello scudo.»
La spalla di Luke urtò la paratia e il suo movimento si arrestò. Lui e Dev erano rannicchiati in uno degli angoli del ponte. Tese una mano verso l’alto e tastò la parte inferiore di una consolle. Avrebbero dovuto rimanere lì almeno per un po’.
Forse che la Forza lo aveva tradito?
Inghiottì e tossì. Aveva resistito alla tentazione del lato oscuro. L’oscurità favoriva la morte. Il colpo che il comandante Thanas aveva messo a segno aveva evidentemente ucciso io Ssi-ruu con la cresta a forma di «V», ma quanto era costata questa morte a Dev?
Sono stanco, Yoda. Non ho tempo per la filosofia. Lasciami riposare. Si chinò in avanti, tossendo in modo incontrollabile.
«Stai bene?» chiese Dev.
Il calore residuo che ancora emanava dal pavimento e dalla paratia lo soffocava. Leia, chiamò. Leia? Troppo debole per riuscire a stabilire il contatto, prima proiettò quella poca energia che stava ritornando nel suo stanco corpo verso il giovane. All’inizio riuscì solo a sfiorare la soglia del dolore di Dev. Dev sospirò, rilassandosi tangibilmente.
A mano a mano che prestava la sua energia a Dev, sentiva che la sua concentrazione ritornava. «Dev», comandò. «Aprimi la tua mente.» Nello stesso modo in cui aveva mostrato a Eppie Belden come avrebbe potuto curarsi, cercò di trasmettere a Dev quella conoscenza. «Serviti della tua Forza», insisté Luke. «So che puoi farcela. Io devo pensare a farci uscire da questa nave...»
Una terribile tosse io interruppe. Automaticamente rivolse verso i suoi polmoni i suoi poteri di guarigione.
Due avide scintille di vita strisciavano all’interno del suo corpo, animate da istinti primitivi: Mangia. Striscia. Riproduci. Sopravvivi.
Panico e un’improvvisa consapevolezza di che cosa stava succedendo lo investirono. Cercò di mettersi in contatto con uno dei due puntini luminosi, ma non possedeva una mente. Mangiava istintivamente la sua carne, aprendosi la strada verso il sangue. Stava perforando uno dei suoi bronchi, diretto verso il cuore. Ridotto lui stesso a un unico istinto, quello della sopravvivenza, si rannicchiò contro la paratia.
Leia afferrò i braccioli del sedile di pilotaggio, spaventata al punto da essere quasi insensibile. Nel visore davanti a lei le stelle vorticavano e fuggivano a ogni movimento della nave. Fissò l’incrociatore ssi-ruuvi che andava alla deriva come un enorme uovo bitorzoluto.
«Il ragazzo ci ha dato un po’ di respiro», borbottò Han. «Sono riuscito a fare uscire quasi tutti dall’accerchiamento. Sta bene?»
«No! Dobbiamo aiutarlo!»
Han voltò la testa di scatto. «Non è morto, vero?»
«Non riesco più a sentirlo.» Leia non riuscì a nascondere la sua disperazione.
Han diede uno sguardo ai quadri dell’analizzatore ed esaminò l’incrociatore alieno. «A quanto pare il colpo di Thanas è andato a segno proprio bene. La nave non ha più energia. Lo scafo è lesionato. Sta perdendo aria.»
«Ma è Luke. Potrebbe essere riuscito a proteggersi con qualche tipo di campo di energia.» Leia non riusciva ad abbandonare la speranza. «Non possiamo avvicinarci? Riuscire a salire a bordo?»
«Forse.» Han manovrò i controlli di navigazione, facendo vorticare di nuovo le stelle. «Cercherò di avvicinarmi. Forse riusciremo a trovare un hangar...» Sfiorò i limiti della formazione imperiale. Dalla torretta quadrinata dorsale, Chewie colpì i generatori di energia di una nave da pattuglia. Un’onda di detriti seguì il Falcon mentre si allontanava. Così fece il resto delle forze ribelli. «Ecco!» esclamò. «Ora cerchiamo di metterci dietro quell’incrociatore, dove la Dominant non ci può sparare addosso.»
«Capo Rogue a Falcon», annunciò la voce di Wedge sul comlink interno della squadra, «abbiamo via libera per la Dominant.»
«Aspettate!» esclamò Leia. «Costringete il comandante Thanas a cambiare rotta in modo che non possa colpire di nuovo la nave ssi-ruuvi, ma non distruggetelo. Alla Ribellione farebbe comodo un incrociatore imperiale.»
«Bottino di guerra, vostra altezza?» Wedge ridacchiò. «Ci proveremo. Se è possibile. Ma ho qualche dubbio che l’Impero lascerà che ci mettiamo sopra le mani.»
«Già», borbottò Han. «Sarebbe una buona idea, ma sono sicuro che Thanas ha un meccanismo di autodistruzione a bordo.»
«Wedge, limitati a far giungere un chiaro messaggio al comandante Thanas», insisté Leia. «Non voglio che ci abbassiamo alle sue tattiche.»
L’incrociatore a forma di uovo ora era molto più vicino. Han guidò il Falcon sopra la sua superficie, cercando un attracco. Stiamo arrivando, Luke, pensò Leia. Nel luogo dove aveva avvertito la sua presenza ora c’era un terrificante silenzio.
20
Una tetra disperazione si posò su Gaeriel come una grigia nuvola carica di pioggia quando la Dominant del comandante Thanas colpì l’incrociatore alieno. Il governatore Nereus appoggiò una mano pesante sulla sua spalla. «Avanti, Gaeriel, sapevi che non avrebbe potuto sopravvivere. Se fosse ritornato a Bakura, avrebbe portato con sé un’epidemia che avrebbe reso la distruzione da parte della Morte Nera una fine piacevole e rapida per questa civiltà.»
Gaeriel si sottrasse al suo tocco.
Assaporando ancora la sua vittoria, Nereus si sedette alla scrivania d’avorio e chiamò un quartetto di assaltatori. «Ben presto la pace imperiale regnerà su Bakura. Ora dobbiamo solo occuparci dell’ultimo e più importante fomentatore di disordini.»