Il battito del suo cuore circondava il punto in cui si concentrava la sua coscienza. Mosse l’illusione dell’odore di alcuni millimetri, invitando le creature a seguirlo. Una delle due menti si oscurò e dimenticò l’odore. Luke la sfiorò di nuovo con il profumo tentatore della vita. Di nuovo un riconoscimento ronzante. La creatura si avvicinò.
Non riusciva a concentrarsi su entrambi gli individui contemporaneamente. Il suo corpo gli ordinava di tossire e, dopo pochi secondi, avvertì qualcosa che stava decisamente ostruendo i passaggi bronchiali.
Inalò con prudenza e poi esplose con un colpo di tosse furiosa. Qualcosa si proiettò fuori della sua bocca.
Ma uno solo non era abbastanza. Quasi completamente esausto, creò di nuovo l’illusione dell’odore e la protese verso la creatura rimasta. Per un attimo gli sembrò di avere la sua attenzione, ma poi la sensazione svanì. Solleticò di nuovo le percezioni della piccola creatura.
Questa volta, riuscì a catturarla. Con estrema lentezza, la condusse lungo il tunnel oscuro dei suoi passaggi bronchiali. Il parassita irradiava una fame furibonda. Luke cercò disperatamente di non farsi prendere da un conato di vomito e di non soffocare... né di inghiottire. Lentamente, fece un respiro profondo e avvolse tutt’attorno la creatura, riempiendo al massimo i suoi polmoni doloranti.
Poi si lasciò andare, tossendo e vomitando. La creatura si fermò sui suoi denti. Con un brivido di orrore la sentì muoversi nella bocca. La sputò e poi si mise a cercarla sul pavimento scuro, con furia cieca. Alla fine riuscì a spiaccicare qualcosa. L’altra creatura era introvabile.
Rimase disteso sulle piastre del pavimento, troppo stanco per avvertire alcuna sensazione di trionfo, poi escluse l’esistenza del mondo esterno per eseguire un esercizio di concentrazione. Lentamente la sua disperazione si dileguò e si ricordò dell’esistenza di Dev. Dovevano assolutamente trovare la maniera di sbarcare dalla Shriwirr. Senza più energia, e probabilmente ancora sotto attacco, tutto avrebbe potuto disintegrarsi attorno a loro.
Ma non riusciva a pensare. Il sonno lo tentava, e così la trance nella quale i Jedi guarivano se stessi. Gli occhi gli dolevano. Se solo avesse potuto chiuderli per un paio di secondi...
Una luce proveniente da una paratia catturò il suo sguardo. Era un’allucinazione quella che vedeva o c’erano delle luci nel corridoio?
«Luke?» chiamò la voce di Leia. «Luke!»
Incredulo, Luke si tirò a sedere. «Qui!» La gola gli bruciava. Doveva essersela scorticata a sangue.
Una luma tascabile spazzò il ponte della Shriwirr, seguita da un braccio snello. Il resto di Leia emerse, con una maschera a ossigeno, una tuta pressurizzata e stivali magnetici, Han e Chewie la seguivano. La luma che teneva in mano brillava come la vita stessa. «Come avete fatto a salire a bordo?» le chiese Luke.
Leia corse al suo fianco. «Hanno lasciato tutti gli hangar aperti. Se ne sono andati. Questa nave è morta, finita, ci sei solo tu.»
«Dove...» cominciò Luke. Poi vide Dev.
Il ragazzo era steso accanto a lui, avvolto nelle sue vesti lunghe. Il petto si gonfiava e ricadeva lentamente. Le sue braccia e la faccia erano attraversate da spaventose bruciature rosse. Le sue palpebre coprivano due orbite vuote.
Accanto a lui sulle piastre del ponte si muoveva una creatura lunga e spessa come un dito. Per un momento migliaia di piccole gambette si agitarono selvaggiamente in direzione della luce. Aveva un corpo grasso, umido e decorato a strisce verdi e nere che si restringeva a un’estremità. Con un verso di disgusto, Leia lo calpestò con uno stivale. «Grazie», sussurrò Luke.
«Rilassati, ragazzo.» Han si inginocchiò accanto a lui e se lo caricò su una spalla.
Luke inghiottì. «Portate anche Dev.»
«Stai scherzando... Leia!» Leia stava già cercando di caricarsi in spalla il giovane privo di sensi. Chewie si avvicinò e le strappò Dev dalle braccia, tenendolo fra le mani come una bambola. «Muoviamoci», ordinò Han.
In salvo, a bordo del Falcon, Leia si inginocchiò accanto alla cuccetta di Luke e posò la testa sulla sua spalla. Luke accettò con gratitudine quell’unione con la sua Forza. Si immerse volentieri in quel lago caldo, familiare e pulito di energia. Si sentiva già meglio. Quando inghiottì, la gola non gli bruciava più. Ben presto sarebbe riuscito a respirare e non avrebbe più provato il disperato desiderio di tossire.
Da dove venivano quei nauseabondi parassiti?
Si mise a sedere. «Mi riposerò più tardi», insisté, «mi riposerò davvero.»
«Sarà meglio che tu lo faccia», mormorò Leia, «ma è vero, per adesso non abbiamo tempo. Abbiamo ancora la Dominarti da sistemare. Probabilmente il suo equipaggio ha usato questo tempo per cercare di ripararla.»
«Che cosa le è successo?» Luke ebbe un sussulto al pensiero di Pter Thanas. Aveva forse condannato il comandante imperiale alla schiavitù?
«Si è di nuovo bruciata i razzi laterali, e non può più governare. Da Bakura però arrivano dei messaggi pazzeschi. Pare che ci sia una rivoluzione in corso.»
Luke scivolò giù dalla cuccetta. La gamba destra gli faceva ancora male, ma meno di prima. «Sono pronto», disse, ma lasciò che Leia lo sostenesse. Assieme arrivarono fino alla cabina di pilotaggio. Leia lo aiutò a crollare in uno dei sedili.
«Ehi, giovanotto», lo salutò Han. «Hai un aspetto non male per essere un uomo morto.» Chewbacca abbaiò in segno di assenso.
Luke si schiarì la gola, aspettando di vedere che cosa succedeva. «Grazie.» Indicò la radio subspaziale. «Dicono niente di Gaeriel Captison?»
«Forse», azzardò Han. «Qualche gruppo, laggiù, sostiene di avere in custodia Wilek Nereus. Si sono barricati dentro il settore degli uffici imperiali nel complesso Bakur.» La Dominant sembrò accelerare sotto lo scafo del Falcon; era un’illusione, naturalmente... il Falcon e non la Dominant stava facendo manovra. «3BO ha cercato di massimizzare la ricarica dei banchi di energia mentre eravamo sulla nave ssi-ruuvi. Penso che adesso possiamo dare a Thanas quello che si merita. Poi penseremo a Nereus.»
«Un momento...» interruppe Leia.
«Aspetta», disse Luke un po’ più forte. Se si fosse trovato al posto del comandante Thanas, avrebbe ordinato la distruzione di quell’enorme, prezioso incrociatore, piuttosto che lasciarlo cadere nelle mani dell’Alleanza. Attorno non vedeva nessun caccia TIE. Probabilmente si erano dispersi, per la paura di essere coinvolti nell’onda d’urto dell’esplosione finale di un incrociatore di classe «Carrack». Come a conferma delle previsioni di Luke, una confusione di voci ribelli annunciò che la Dominant aveva appena perso i suoi generatori di scudo. Non li ha persi. Thanas li ha spenti, concluse Luke.
«Ecco qua!» Han ruotò il Falcon di centottanta gradi, pronto ad amministrare il colpo di grazia.
«Aspetta!» ripeté Luke. «La vogliamo, quella nave. Anche danneggiata, sarà un bottino eccezionale.» Luke si chinò sul microfono. «A tutte le navi», ordinò, «qui è il comandante Skywalker. Cessate immediatamente il fuoco. Navi dell’Alleanza, date conferma su questo canale.»
«Che cosa?» chiese Han. Anche tre giovani piloti protestarono.
Luke ripeté il suo ordine, poi cercò di spingersi con la Forza attraverso la distanza che li separava per toccare di nuovo il comandante Thanas. Non ci riuscì. Anche se era riuscito a eliminare i parassiti prima che gli mangiassero il cuore, era troppo debole per riuscire a usare la Forza. Se Thanas sceglieva di distruggere la Dominant, Luke non poteva farci proprio niente.
A meno che...
Fuori, nell’immensità della Forza, proiettò una sensazione di calma. Pace. La pace era possibile...