Il comandante Thanas girò sui tacchi, la schiena rigidamente, dolorosamente tenuta dritta, ancora sull’attenti. «Picchetto», ordinò, «seguitemi.» I soldati di Nereus seguirono i suoi lunghi passi diretti verso l’ascensore più vicino.
«Vuoi dire che hai intenzione di fidarti di lui?» sussurrò Leia a Luke. «Che cosa gli hai fatto?»
«Niente.» Anche Luke stava seguendo con gli occhi il comandante. «Non ha dimenticato la Dominant. Anche se non è perfettamente operativa, siamo noi che controlliamo le alture. E poi, ho una certa sensazione.»
«Vogliate scusarmi.» Il primo ministro Captison sollevò le spesse sopracciglia bianche. «Devo diramare un messaggio urgente. Mi sento quasi di garantire che la gente di Bakura sceglierà l’Alleanza dopo tutto quello che è successo oggi, ma devo comunque consultarmi con loro.»
Anche Leia si sentiva di poterlo quasi garantire. «Ma certo.» Chinò rispettosamente la testa. Con suo grande piacere, Luke salutò e perfino Han si mise sull’attenti. Captison si diresse verso un altro ascensore.
Stai ancora guardando, padre? Leia si guardò sopra una spalla, ma tutto quello che vide... o avvertì... fu un basso cielo grigio. Ogni mondo che riusciva a strappare all’Impero era un’altra sconfitta per il fantasma di Darth Vader.
D’altra parte, se Anakin Skywalker avesse voluto guardarla di tanto in tanto, questo in futuro non l’avrebbe disturbata più che tanto. Nel mezzo della battaglia aveva scoperto la sua pace.
Gaeriel si diresse con la sua anziana compagna verso Luke. Questa, concluse Leia, doveva essere Eppie Belden. «Benfatto, giovanotto!» La donnina afferrò il gomito di Luke, poi gli prese la mano e la strinse. «E grazie. Se c’è qualcosa che Bakura può fare per te, basta dirlo.»
Gaeriel distolse lo sguardo, poi disse a Luke con sollievo sincero: «Sei vivo. Hai...»
«Possiamo parlare più tardi? A bordo c’è un mio... amico, che ha ricevuto delle ustioni molto gravi e sta molto male.»
Lascia perdere Dev Sibwarra, voleva gridargli Leia. Ormai è morto. Questa ragazza è viva invece e finalmente sembra che si interessi a te. Non lasciarla andare, se la vuoi!
«Oh», esclamò Gaeriel facendo un passo indietro. «Vai pure. Ci vedremo più tardi.»
Leia lanciò un’occhiata di fuoco alla schiena di suo fratello. Era già a metà della rampa, e camminava rigidamente con la testa piegata.
Gaeriel sfiorò il braccio di Leia. «Non ho mai incontrato nessuno come lui, vostra altezza.»
«E non ne incontrerà mai più un altro così, se la lascia qui», borbottò Leia. «Mi scusi.» Trotterellò dietro a Luke.
21
Luke aspettò Leia sulla soglia dell’astronave. «È forte, potrebbe diventare un apprendista», spiegò in fretta. «Ed è abbastanza giovane. Dobbiamo salvarlo.»
«Farò tutto quello che posso per aiutarti. Ma, Luke...»
L’ufficiale medico del comandante Thanas stava tenendo una maschera unita a un tubicino trasparente sopra la bocca di Dev, e aveva anche bendato i suoi occhi feriti. «Sto usando dello sterilizzante Bacta», spiegò bruscamente. «Potrebbe servire a qualcosa. Oppure no. A ogni modo, gli ho dato qualcosa per il dolore.»
Improvvisamente Dev sollevò un braccio. Luke si chinò su di lui e cercò di sorridere in modo incoraggiante. «Dev? Sono io, Luke.»
Dev si strappò il tubicino dalla bocca. «Aspetta!» gridò il medico. Un fluido appiccicoso si versò sul pavimento. Luke afferrò il tubicino, e lo piegò in due arrestando la perdita del liquido. L’odore dolce, nauseante del Bacta evocava in lui ricordi tristi, di un periodo passato fra l’infelicità e la claustrofobia in un serbatoio sul gelido pianeta Hoth. Il medico afferrò il tubicino e lo sigillò con un pezzo di metallo. «Non fatelo parlare a lungo, se davvero volete salvarlo.»
Luke si inginocchiò. «Dev, puoi cominciare il tuo addestramento anche prima di guarire. Ti terrà occupato.»
«Oh, Luke.» Dev rispose con un leggero sorriso. «Non potrei mai diventare un Jedi. La mia mente è troppo ferita. Sono stato...» Respirò faticosamente e lottò per continuare, «... controllato. Da altri... per troppo tempo, Luke. Grazie per avere fatto sì che finissi in modo pulito».
Luke sollevò la mano ferita di Dev fra le sue. «I chirurghi dell’Alleanza fanno cose meravigliose con le protesi. Quando saremo a Endor ti guariranno.»
«Protesi?» Le sopracciglia di Dev s’innalzarono sopra le bende. «Sa di intecnamento.» Rabbrividì.
«Non lasciatelo parlare!» L’ufficiale medico spinse via Luke e premette di nuovo la maschera sulla faccia di Dev. Luke barcollò e si appoggiò alla paratia, tendendosi verso la presenza di Dev per rassicurarlo. Nella Forza, Dev scintillava, pulito proprio come gli aveva ricordato di essere. Doveva essersi concentrato sulla salute del suo spirito, non su quella del suo corpo, mentre giaceva nella trance jedi.
Ma la sua presenza sembrava diventare sempre più piccola. Luke si inginocchiò ancora e avvolse Dev con la sua Forza, cercando di ancorare la sua presenza incorporea al suo corpo rovinato. Dev rispose con un’ondata di gratitudine.
Improvvisamente, dal luogo dove Dev era presente nella Forza, provenne una gran luce. Luke si sentì scuotere dal suo splendore. «Dev?» gridò, allarmato.
Il lampo svanì. La presenza di Sibwarra svanì con esso, disperdendosi in un vasto, tumultuoso mare di luce.
«L’abbiamo perso», ringhiò il medico, guardando il suo sensore. «Davvero, comandante, non c’erano speranze per lui.»
Luke rimase a fissare il cadavere. È questa la giustizia? voleva gridare. Era a buon punto. Avrebbe potuto imparare a controllarsi.
Avrebbe potuto davvero? A Luke parve di vedere Yoda, in piedi sul tavolo da gioco del Falcon, che appoggiato al suo bastone scuoteva la testa.
«Mi dispiace.» Il medico tolse il tubicino di plastica, lo arrotolò, e infilò il resto del suo equipaggiamento nella sua valigetta. «Ho fatto tutto quello che potevo con un equipaggiamento portatile.»
«Sono sicura che ha fatto del suo meglio», mormorò Leia.
Luke si coprì gli occhi con entrambe le mani e tossì.
«Farà meglio a riposare, signore», suggerì il medico. La voce di Leia, come quella del medico, stava diventando sempre più fioca e allontanandosi. Luke rimase in ginocchio, ricordando il giovane che aveva sofferto, ed era fuggito, ed era morto durante le celebrazioni della vittoria.
Poco tempo dopo, una piccola mano si appoggiò sulla sua spalla. «Leia?» chiese piano. «Sei...»
«No, Luke. Leia è giù nel complesso, impegnata nei negoziati. Sono io.»
Era la voce di Gaeriel. Che Han l’avesse invitata a bordo? Luke Cercò di mettersi in piedi, ma la sua gamba destra non rispondeva. «Aiutami», mormorò. Gaeriel lo tirò su per un braccio. Con sua grande sorpresa si tolse io scialle che aveva legato attorno alla vita. Con molta delicatezza, lo usò per coprire la faccia di Dev.
«Grazie», mormorò Luke. «A nessun altro sembrava importare.»
«L’ho fatto per te, non per lui.» Gaeri sollevò un sopracciglio. «Stava davvero bene, alla fine?»
«Vuoi dire se era in sé? Sì», rispose piano.
«Perché?» sussurrò Gaeriel. «Perché volevi salvare proprio lui fra tutti?»
Luke non voleva incontrare i suoi occhi, e diresse le sue parole al ponte del Falcon. «Aveva conosciuto tanta sofferenza. Volevo che conoscesse la Forza.»
«Non sono sicura che sia stata solo la Forza che gli hai mostrato. Gli hai anche dato dell’umana pietà.»
Controllo. Doveva controllarsi. Voleva solo crollare tra le sue braccia. Cercò di sorridere.
«No.» Gaeriel, stringendogli le mani ai fianchi, e portandole verso le spalle, lo attirò a sé e mormorò: «Sfogati, Luke. Fa male. Lo so. Ci sarà gioia più tardi. Il cosmo è in equilibrio».