Abbandonando ogni finzione, Luke la strinse e scoppiò in lacrime. Gaeriel accettò tutto. Forse vederlo in questo modo avrebbe equilibrato tutti i ricordi dei suoi poteri. Quando finalmente si fu acquietato, Luke la condusse a sedersi vicino al tavolo olografico.
«Come hai fatto...» Gaeriel si fermò. «Credo che tu... hai ucciso le larve Tricoidi?»
«È questo quello che erano?» chiese Luke. «Come lo sai?»
«Ne ho presa una anch’io. Il governatore Nereus mi ha fatto curare da un medico. Ma tu non avevi medici a disposizione.»
«Però avevo la Forza.»
«Sei stato stupendo, là, alla piattaforma dodici. Non lo dimenticherò mai.»
«Cos’altro avrei potuto fare?»
Gaeriel alzò lo sguardo su di lui. Sottili ciocche di capelli color miele, disturbate dal sistema di ventilazione interno del Falcon, sfioravano la sua faccia.
«Il tuo è un bellissimo pianeta», mormorò Luke. «Sono contento di averlo visto.»
«Non voglio lasciarlo mai più. Mai più.»
«Bakura manderà un ambasciatore presso l’Alleanza», disse Luke gentilmente, cercando di non rivelare che era la sua ultima speranza. «Tu saresti la persona adatta per quel compito.»
«Quando arriverà quel giorno nominerò qualcun altro, Luke. C’è del lavoro per me qui. Eppie ha bisogno di me, e anche zio Yeorg. Sono una Captison. Sono stata addestrata per questo.»
«Io... capisco.» Deluso fino alla fine, appoggiò i gomiti sul tavolo olografico e distribuì meglio il peso sulle gambe. Quella destra faceva ancora male e ogni respiro era doloroso. Avrebbe dovuto passare tutto il viaggio di ritorno a Endor in un’altra trance. O così, oppure 2-1B lo avrebbe rituffato in una vasca di Bacta. Anzi, probabilmente lo avrebbe fatto comunque.
«Prenderete dei prigionieri?» chiese Gaeriel sottovoce.
«No, non lo facciamo mai. Farebbe di noi dei bugiardi, e vanificherebbe ogni nostro obiettivo. Ogni soldato che rimandiamo a casa dirà ad altri tre o quattro che l’Alleanza... be’, che li abbiamo avuti in nostro potere ma che li abbiamo lasciati andare.»
«Luke?» sussurrò lei. Appoggiò le dita sulla sua spalla. «Mi dispiace.»
Luke capì che si era addolcita verso di lui, ma troppo tardi. Si voltò lentamente verso di lei e si aprì alla Forza, sperando di far sì che la sensazione durasse. Questa volta, non avrebbe alzato le sue difese. «E perché?» chiese. «Questa è stata una vittoria per tutta l’umanità.»
Gaeri arrossì. «Voglio essere tua alleata, Luke. Ma da lontano.»
Luke soffocò una lenta desolazione che minacciava di farlo crollare di nuovo. Non doveva pensare che sarebbe stato sempre solo. «Da lontano», assentì, toccando il viso di lei distrattamente. «Ma per una volta sola, da qui.»
Gaeriel si chinò, per essere accolta tra le sua braccia. Luke la baciò, lasciando che quel momento, quelle labbra soffici come petali e quel calore profondo e dolce che emanavano dalla sua presenza empissero tutta la sua percezione.
Prima che potesse respingerlo e rovinare il ricordo, la lasciò andare. «Ti accompagnerò alla rampa d’accesso», mormorò. Si alzarono in piedi. Luke camminò con lei lungo il corridoio, ponendo particolare attenzione a non zoppicare.
Il medico lo fermò in cima alla rampa. «Credo che lei abbia bisogno di assistenza, signore. Le assicuro che come medico sono neutrale.»
«Addio», mormorò Gaeri.
Luke le strinse la mano. La Forza sarà con te, Gaeri. Sempre. Tenne lo sguardo fisso su di lei finché non svanì dentro un ascensore con un ultimo lampo di stoffa verde-azzurro delle sue vesti. Una brezza spingeva piccoli vortici di cenere sottile sul permacemento del tetto, provenienti dai fuochi dei rivoltosi. L’ultimo soldato era da tempo svanito dentro l’ascensore, al seguito del comandante Thanas.
Luke si voltò verso il giovane medico imperiale. «D’accordo», disse strofinandosi il capo. Eccoci di nuovo.
«Avanti, ragazzo.» Han era appoggiato a una paratia. «Vediamo di sfruttarlo questo dottore, finché ce l’abbiamo.»
Luke lasciò che lo portassero a una cuccetta. Respirò con attenzione e si distese per lasciare che il medico facesse scorrere un analizzatore sulla sua gamba e i suoi polmoni.
Era un bene che Thanas e il suo presidio non sapessero che la Dominant non avrebbe mai veramente potuto costituire una minaccia per Salis D’aar. Il suo nuovo «equipaggio» era composto da due giovani Calamariani eccitati... due che non erano potuti scendere in licenza.
Rango dopo rango, mille soldati imperiali salirono su una capiente ma vecchissima nave da trasporto bakurana sotto gli occhi del comandante Pter Thanas. Bakura voleva che l’Impero la lasciasse in pace. Bakura aveva scelto di lasciare l’Impero. L’annuncio era venuto il giorno precedente, due ore dopo la morte di Nereus. La metà dei suoi uomini non si erano nemmeno presentati per salire a bordo. Alcuni non avevano più fatto rapporto. Morti o disertori. Altri erano spariti durante la notte: la gente di Skywalker senza dubbio aveva mantenuto la sua promessa. La maggior parte degli ufficiali di Thanas era presente, ma notò l’assenza di due supervisori medici e dell’ufficiale meteorologo. Il resto del materiale bellico imperiale, perfino le armature degli assaltatori, avrebbero dovuto essere consegnate ai Bakurani, per formare il nucleo della loro nuova forza di difesa. Ben presto alcune unità di quella forza di difesa si sarebbero unite all’Esercito ribelle.
Di caccia TIE, però, non ne erano rimasti molti, dato che, prima gli Ssi-ruuk e poi i Ribelli, li avevano decimati. Bakura non avrebbe potuto contare su quelle macchine versatili. Questo lo preoccupava.
Due guardie bakurane, gli unici uomini armati in vista, no, uno di loro era una donna, erano in piedi dietro di lui. Finalmente l’ultimo soldato s’imbarcò. «Rampa, chiudere», ordinò Thanas, in una sonora cantilena marziale.
Rimase in piedi sul terreno, sull’attenti. Gli occhi dei Bakurani sembravano bruciargli alle spalle. Oltre il vetro della cabina di pilotaggio, un pilota imperiale di grande esperienza tese la testa. Thanas lo salutò, poi fece un gesto con una mano ordinando il decollo. Cominciò a indietreggiare.
I motori si accesero. Thanas continuò a indietreggiare, e come lui fecero le guardie bakurane. La navetta si alzò e cominciò lentamente a voltarsi.
Libero... forse. Pter Thanas infilò la mano sinistra in tasca. Rimase sull’attenti, salutando, mentre la sua mano si chiudeva su una cosa piccola e dura. Uno dei Bakurani si mise in ginocchio, prendendolo di mira.
Thanas estrasse con un gesto sciolto il suo coltellino pieghevole dal manico di madreperla. Ignorò la guardia, piegò il mento sul petto e tagliò le insegne rosse e blu dalla sua uniforme. Tenendole per un angolo, se le fece cadere in tasca.
Poi si voltò verso la guardia inginocchiata. «Signore», esordì, «mi porti dal primo ministro Captison. Se avete intenzione di rimettere in servizio un incrociatore di classe ‘Carrack’, avete bisogno dei consigli di qualcuno che abbia esperienza in materia. E io quella nave la conosco bene.»
Il Bakurano abbassò il fucile blaster imperiale. «Per l’Alleanza, signore?»
Thanas annuì. «Esatto, soldato. Per l’Alleanza. Ho intenzione di disertare.»
«Uh, sissignore. Mi segua.»
Thanas lo seguì a passo svelto verso uno speeder bakurano.
Uno dei caccia TIE fu consegnato all’Alleanza, come bottino di guerra. Il comandante Luke Skywalker invocò il suo grado e ottenne di poterlo usare per raggiungere io spazio esterno... con l’approvazione riluttante del suo medico.
Mentre si avvicinava all’incrociatore ssi-ruuvi catturato, sul quale le riparazioni erano appena finite e che era stato ribattezzato Sibwarra (anche se l’equipaggio ridotto di piloti ribelli che lo manovrava aveva cominciato a chiamarlo il Flutie, e Luke sospettava che sarebbe stato quello il nome che avrebbe attecchito), le sue mani erano strette sui comandi di volo attraverso i guanti di una tuta pressurizzata completa. Dopo aver volato tante volte su un caccia Ala-X, questo era come portare in giro per lo spazio un container da carico aperto. Si voltava e accelerava come un pipistrello terrorizzato, ma oscillava instabile su ogni piano vettoriale.