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— L'ho toccato una volta — dico.

— Sì, un bel colpo. E sei andato vicino a toccarlo diverse volte.

— Abbiamo finito ora? — chiedo.

— No — risponde Tom. — Hai perso solo un incontro, perciò adesso sei nel girone di quelli che hanno vinto una volta e dovrai sostenere almeno un altro incontro. Ti senti a posto?

— Sì — dico. Mi manca un po' il fiato e sono stanco del rumore e del movimento, però non ho più tanta voglia di andare a casa come prima.

— Vuoi mangiare qualcosa? — chiede Tom.

Scuoto la testa. Vorrei trovare un posto tranquillo dove sedere.

Tom mi guida attraverso la calca. Diverse persone che non conosco mi stringono la mano o mi danno colpetti sulla spalla e dicono: — Sei stato bravo! — Io vorrei che non mi toccassero, ma so che lo fanno amichevolmente.

Lucia siede sotto un albero con una donna che non ho mai visto. Batte una mano a terra e io so che significa "siedi qui". Mi siedo.

— Gunther ha vinto, ma Lou lo ha toccato una volta — dice Tom.

La donna sconosciuta batte le mani. — Benone! — esclama. — Praticamente nessuno riesce a toccare Gunther al primo combattimento.

La donna è più alta e più grossa di Lucia; porta un costume di fantasia con la gonna lunga. Tiene nelle mani un piccolo telaio e le sue dita vanno avanti e indietro. Sta tessendo una stretta striscia di tessuto con un disegno geometrico in bianco e marrone. Lo schema è semplice ma io non avevo mai visto nessuno tessere, e così la guardo con attenzione finché non ho capito come fa la donna a lavorare quel disegno.

— Tom mi ha detto di Don — dice Lucia lanciandomi un'occhiata. Rabbrividisco. Non voglio ricordare quanto era in collera. — Tutto bene? — domanda.

— Tutto bene — rispondo.

— Don il superuomo? — domanda l'altra donna a Lucia.

Lucia fa una smorfia. — Già. Si comporta davvero come un cretino, a volte.

— Cos'ha combinato di nuovo?

Lucia mi guarda. — Oh… niente di nuovo. Ha parlato a vanvera come al solito.

Sono lieto che lei non abbia spiegato. Non credo che Don sia cattivo come deve averlo definito Tom. Mi sento infelice all'idea che Tom sia ingiusto con qualcuno.

Tom ritorna e mi dice che ho un altro incontro alle 13.45. — Ti batterai con un altro novellino — aggiunge. — Ha perso il suo incontro questa mattina presto. Tu dovresti mangiare qualcosa. — Mi tende un panino imbottito di carne. Ha un buon profumo e io ho fame. Ne assaggio un boccone e il sapore mi piace, perciò lo mangio tutto.

Nel terzo incontro, il mio avversario è tutto vestito di nero con guarnizioni rosse e porta anche lui una di quelle maschere col davanti trasparente. Non si muove bene: è lento e non conclude mai un assalto. Agita la spada avanti e indietro senza mai avvicinarsi. Lo tocco una volta e lui non lo riconosce; lo tocco una seconda volta più duramente e stavolta lo riconosce. Dalla sua espressione si vede che è preoccupato e irritato. Io mi sento piuttosto stanco, ma so che posso vincere se voglio.

Non è bello far andare in collera la gente, però mi piacerebbe vincere. Gli giro intorno e lui reagisce con troppa lentezza. Lo tocco un'altra volta. Vedo che ha la bocca semiaperta e la fronte aggrottata. Non è bello far sì che la gente si senta stupida. Rallento di parecchio, ma lui non ne approfitta. Il suo schema di combattimento è molto semplice, come se avesse imparato solo due parate e due attacchi. Però è noioso star qui a scambiarsi colpi senza costrutto. Siccome lui non cerca nemmeno di combinare qualcosa, io esco in tempo da una delle sue deboli parate e vado a fondo. Toccato. L'uomo diventa rosso in faccia e dice un sacco di brutte parole. So che dovrei stringergli la mano e ringraziarlo, ma lui se n'è già andato. L'arbitro si stringe nelle spalle.

— Bravo — dice Tom. — Ho visto che rallentavi per offrirgli una possibilità… peccato che l'idiota non sapesse cosa farsene. Adesso capisci perché non mi va che i miei studenti partecipino ai tornei troppo presto. Quello non era pronto.

Non era pronto davvero.

Quando vado a far convalidare la mia vittoria vedo che ora faccio parte di un gruppo che ha un record di 2:1. Solo otto non hanno subito alcuna sconfitta. Adesso mi sento molto stanco, ma non voglio deludere Tom e perciò non mi ritiro. Il mio nuovo incontro avviene quasi subito, con una donna alta e bruna, che porta un semplice costume azzurro cupo e una maschera con il frontale di rete. Attacca immediatamente e dopo pochi colpi il primo tocco è suo. Io tocco a mia volta, poi lei, poi di nuovo io. Il suo schema di combattimento non è facile da scoprire. Sento gli spettatori commentare che il nostro è un bel combattimento. Mi sento di nuovo leggero e felice. Poi avverto il tocco della donna sul petto e l'incontro è finito. Non me ne dispiace: sono proprio stanco e sudato.

— Buon combattimento! — dice lei, e mi stringe il braccio.

— Grazie — rispondo.

Tom è contento di me, lo vedo da come sorride. C'è anche Lucia: non mi ero accorto che era venuta a vedermi. I due si tengono a braccetto e io mi sento ancora più contento. — Vediamo a che punto della classifica ti trovi adesso — dice lui.

— Classifica?

— Tutti gli schermidori sono classificati a seconda dei risultati ottenuti — mi spiega. — I novellini hanno una classifica a parte. Credo che tu abbia conseguito un buon punteggio. Ci sarà ancora qualche altro incontro, ma penso che i novellini ormai abbiano finito tutti.

Questo non lo sapevo. Sul cartellone il mio nome è al diciannovesimo posto, ma nell'angolo in basso a destra, dove c'è l'elenco di quelli che hanno gareggiato per la prima volta, il mio nome è al primo posto. — Lo sapevo! — dice Tom. — Claudia… — Una delle donne intente a scrivere nomi sul cartellone si volta. — I novellini hanno finito tutti?

— Sì… è questo Lou Arrendale? — chiede guardandomi.

— Sì — rispondo. — Sono Lou Arrendale.

— Per un principiante lei è stato davvero bravo — si complimenta.

— Grazie — rispondo.

— Ecco la sua medaglia — dice lei aprendo un cassetto e tirando fuori un sacchettino di pelle con qualcosa dentro. — Oppure può aspettare e riceverla alla cerimonia della premiazione. — Non sapevo che avrei ricevuto una medaglia: credevo ne ricevesse una solo la persona che avesse vinto tutti gli incontri.

— Purtroppo dobbiamo ripartire — dice Tom.

— Allora… eccola qui. — Mi consegna il sacchetto, che mi sembra di pelle autentica. — E buona fortuna per la prossima volta.

— Grazie — dico.

Non so se deve aprire il sacchetto, ma Tom dice: — Vediamo… — e allora tiro fuori la medaglia. È un pezzo di metallo rotondo con una spada in rilievo e un buco accanto all'orlo. La ripongo nel sacchetto.

Durante la strada verso casa ricostruisco ciascun incontro nella mia mente. Posso ricordarli in ogni dettaglio e riesco perfino a rivederli al rallentatore, specialmente quello con Gunther, così la prossima volta (mi sorprende sapere che ci sarà una prossima volta e che desidero ripetere ancora quell'esperienza) potrò far meglio contro di lui.

Comincio a capire perché Tom pensava che partecipare al torneo mi avrebbe fatto bene, in caso dovessi affrontare il signor Crenshaw. Sono andato in un posto dove nessuno mi conosceva e ho gareggiato come una persona normale. Non c'era bisogno che vincessi il torneo per rendermi conto di aver ottenuto un buon risultato.

Appena a casa, mi tolgo gli abiti che Lucia mi ha prestato: sono bagnati di sudore. Lei mi ha detto di non lavarli, perché hanno bisogno di un trattamento speciale; devo invece appenderli ad asciugare e riportarli da loro mercoledì, quando andrò di nuovo a lezione. Non mi piace l'odore che hanno, preferirei ridarli indietro stasera o domani, ma Lucia ha detto mercoledì. Così li appendo allo schienale del divano in salotto e vado a fare la doccia.