Lunedì tutti noi riceviamo l'avviso che dobbiamo riunirci sabato prossimo. Non ho voglia di perdere il mio sabato, ma non sembra possano esserci scuse valide per non partecipare. Adesso vorrei aver aspettato per parlare a Maxine al Centro, ma è troppo tardi.
— Credi che dobbiamo andare davvero? — domanda Chuy. — Ci licenzieranno se non andiamo?
— Non lo so — dice Bailey. — Io comunque voglio sapere cosa faranno, perciò ho deciso di andare.
— Andrò anch'io — annuncia Cameron. Io annuisco, e così fanno anche gli altri. Linda pare molto infelice, ma dopo tutto lei ha sempre un'aria infelice.
— Guarda… ehm… Pete… — La voce di Crenshaw trasudava affabilità ipocrita, e Aldrin notò che gli riusciva difficile ricordare il suo nome. — Tu credi, lo so bene, che io sia un bastardo dal cuore di pietra, ma il fatto è che la compagnia finanziariamente non è in buone acque. La produzione aerospaziale è necessaria, però sta divorando profitti in un modo che non crederesti.
"Ah, non lo crederei?" pensò Aldrin. A parer suo quella era stata una stupidaggine: i vantaggi che si ricavavano dagli impianti a bassa gravità e a gravità zero erano peggio che annullati dalle spese e dagli inconvenienti che comportavano. Ci si poteva arricchire benissimo giù sulla Terra, e lui non avrebbe mai votato per l'impegno aerospaziale se gli avessero concesso il diritto di voto.
— I tuoi ragazzi sono fossili, Pete, renditene conto. Gli autistici più vecchi di loro erano da buttar via al novanta per cento. E non mi citare quella donna, come si chiamava, quella che disegnava mattatoi o che altro…
— La Grandin — mormorò Aldrin, ma Crenshaw non sentì.
— Una su un milione, e io nutro il massimo rispetto per chi sa innalzarsi al di sopra delle proprie menomazioni come fece lei. Quella donna però rimane un'eccezione. La maggior parte di quegli altri poveri bastardi erano esseri inutili. Non per colpa loro, lo ammetto… ma insomma non erano buoni a nulla, né per sé né per gli altri, a dispetto di quanto si spendeva per curarli. E se i dannati psicologi avessero mantenuto il loro monopolio della categoria, i tuoi ragazzi si sarebbero trovati nelle stesse condizioni di quei poveracci. La loro fortuna è stata che a un certo punto hanno cominciato a curarli i neurologi e i behavioristi. Comunque, diciamolo chiaro e tondo: non sono normali.
Aldrin non disse nulla: tanto Crenshaw non lo avrebbe ascoltato. Crenshaw prese il suo silenzio per approvazione e continuò a vele spiegate.
— Infine si sono resi conto di dove stava precisamente il danno e hanno cominciato a metterci rimedio nella prima infanzia… ecco perché i tuoi ragazzi sono fossili, Pete. Sono naufraghi fra il triste passato e il brillante futuro. Non stanno né di qua né di là. Non è giusto.
Nella vita ben poche cose erano giuste, e Aldrin non credeva che Crenshaw fosse abilitato a parlare di giustizia.
— Adesso dirai che loro possiedono certi talenti unici e meritano tutti i costosi accessori che garantiamo loro perché producano. Potevi aver ragione cinque anni fa, Pete, forse anche due anni fa, ma adesso le macchine sono arrivate a prestazioni straordinarie, come succede sempre. — Alzò un opuscolo. — Scommetto che non ti tieni al corrente della letteratura sull'intelligenza artificiale, vero?
Aldrin prese l'opuscolo senza guardarlo. — Le macchine non sono mai state capaci di fare quel che fanno loro — disse.
— C'è stato un tempo in cui le macchine non potevano addizionare due più due — ribatté Crenshaw. — Adesso però tu non assumeresti qualcuno solo per addizionare colonne di cifre con carta e matita, no?
Solo durante un'interruzione della corrente elettrica: le imprese minori trovavano profittevole assumere come contabili persone che all'occorrenza potessero fare addizioni con carta e matita. Ma era inutile menzionare questo fatto.
— Davvero adesso le macchine potrebbero sostituirli? — chiese Aldrin.
— Facilissimamente — affermò Crenshaw. — Be'… non proprio tanto facilmente ora come ora. Ci sarà bisogno di nuovi computer e di un software estremamente sofisticato… ma poi per farli funzionare basterà l'elettricità. Non ci vorranno più tutti quegli stupidi extra di cui i tuoi ragazzi godono.
L'elettricità però bisognava pagarla in continuazione, mentre gli extra per i "suoi ragazzi" erano stati ammortizzati da molto tempo: un'altra cosa di cui Crenshaw non voleva sentir parlare.
— Supponiamo che tutti loro si sottoponessero al trattamento e questo avesse successo… verrebbero comunque sostituiti da macchine?
— Un problema alla volta, Pete, un problema alla volta. Ciò che io voglio è quel che è bene per la compagnia. Se i tuoi ragazzi potranno fare il lavoro come le macchine e costare meno di esse, allora non intendo certo licenziare nessuno. Tieni presente però che noi dobbiamo tagliare le spese… è assolutamente necessario. In questo mercato, l'unico modo di procurarsi investimenti è mostrare la massima efficienza. E quella palestra privata e quegli uffici individuali… nessun azionista li chiamerebbe segni di efficienza.
Parecchi azionisti non consideravano segni di efficienza nemmeno i privilegi di cui godevano i grandi capi, e Aldrin lo sapeva benissimo. Ma non lo disse.
— Allora, Gene, veniamo al sodo… — Era un'audacia chiamare Crenshaw per nome, ma Aldrin in quel momento si sentiva audace. — O loro acconsentono a sottoporsi al trattamento, nel qual caso tu potresti continuare a tenerli nella compagnia, o troverai un modo per costringerli a lasciarsi buttar fuori… legge o non legge.
— La legge non può costringere un'azienda a fallire — disse Crenshaw. — Noi perderemo le facilitazioni fiscali, ma dopo tutto queste sono una parte talmente esigua del nostro bilancio che praticamente non contano. Però, se loro acconsentissero a rinunciare ai loro extra e a comportarsi come impiegati normali, io non insisterei sul trattamento… anche se proprio non riesco a capire perché dovrebbero rifiutarlo.
— Insomma cosa vuoi che faccia? — domandò Aldrin.
Crenshaw sorrise. — Finalmente stai cominciando a vedere le cose dal lato giusto, Pete. Desidero che tu spieghi chiaramente al tuo personale come sta la situazione. In un modo o nell'altro, loro devono smettere di essere un peso per l'azienda: rinunciare ai loro privilegi adesso o sottoporsi al trattamento e rinunciarvi dopo, se davvero è solo l'autismo che rende quei privilegi necessari per loro. Oppure… — Si passò l'indice attraverso la gola. — Non possono permettersi di ricattare la compagnia. Non esiste una legge in questa nazione che noi non possiamo aggirare o far cambiare. — Si lasciò andare sullo schienale della poltrona e si mise le mani sotto la testa. — Non siamo privi di risorse… anzi.
Aldrin si sentì nauseato. Quella era una cosa che aveva saputo da quando era diventato adulto, ma non si era mai innalzato a un tale livello da poterla dire a voce alta… e così era riuscito a tenerla nascosta anche a se stesso.
— Cercherò di spiegare loro tutto questo — disse a voce bassa.
— Pete, devi piantarla di cercare e cominciare ad agire - ribadì Crenshaw. — Tu non sei né stupido né pigro, io lo so. Il tuo unico guaio è che non hai… la grinta.
Aldrin annuì e fuggì dall'ufficio di Crenshaw. Filò dritto in bagno e si lavò le mani con cura… ma si sentiva ancora sporco. Pensò di licenziarsi, di dare le dimissioni. Mia aveva un buon lavoro e per il momento non volevano ancora bambini. Avrebbero potuto farcela per un poco col solo stipendio di lei.
Ma chi si sarebbe preso cura dei suoi ragazzi? Non Crenshaw, certamente. Aldrin scosse la testa guardandosi allo specchio. Stava solo ingannando se stesso se s'illudeva di poterli aiutare. Poteva provarci, ma… chi altri della sua famiglia poteva permettersi di pagare le rette dell'istituto dove viveva suo fratello? E se lui avesse perduto il lavoro?