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Cercò di ricordare i suoi contatti: Betty alle Risorse umane, Shirley alla Contabilità. All'ufficio legale non conosceva nessuno. Erano le Risorse umane che si occupavano dei diritti legali degli impiegati aventi necessità particolari; l'ufficio legale interveniva solo in caso di necessità.

Il signor Aldrin ha invitato tutta la sezione a cena. Ci troviamo quindi alla pizzeria, e siccome il nostro gruppo è troppo numeroso per un tavolo solo, sediamo a due tavoli riuniti nella parte sbagliata della sala.

Non mi sento a mio agio col signor Aldrin seduto a tavola con noi, ma non so cosa farci. Lui sorride molto e parla molto. Adesso pensa che quella del trattamento sia una buona idea, dice. Non vuole influenzarci indebitamente, ma crede che il trattamento ci porterebbe beneficio. Io mi sforzo di pensare al sapore della pizza e di non ascoltarlo, ma è difficile.

Poi il signor Aldrin si rilassa un poco. Si fa portare un'altra birra e assume un tono più incerto, più simile a quello dell'uomo che ho conosciuto finora. — Ancora non capisco però la ragione di tanta fretta — dice. — Il costo della vostra palestra e delle altre cose è davvero minimo… una goccia nel mare, se si paragona ai profitti che ci fa guadagnare la vostra sezione. Dello spazio non ne abbiamo bisogno. E poi non ci sono ormai al mondo abbastanza autistici come voi da rendere il trattamento proficuo, quando pure dovesse funzionare perfettamente per tutti voi.

— Secondo le stime recenti, ci sono milioni di autistici solo negli Stati Uniti — dice Eric.

— Sì, ma…

— Il costo dei servizi sociali per tale popolazione, includendo gli istituti di cura per i più handicappati, viene valutato a vari miliardi all'anno. Se il trattamento avesse successo, quel denaro potrebbe essere risparmiato…

— Ma il mercato non sosterrebbe l'impatto di una simile massa di nuovi lavoratori — dice il signor Aldrin. — Inoltre parecchi di loro sono troppo anziani. Jeremy… — S'interrompe di colpo e il suo viso si fa lucido e rosso. È irritato o imbarazzato? Non lo so. Tira un respiro profondo. — Mio fratello — spiega. — È troppo anziano per poter trovare un lavoro, adesso.

— Lei ha un fratello autistico? — domanda Linda, e lo guarda in viso per la prima volta. — Non ce lo aveva mai detto. — Improvvisamente io mi sento nudo, esposto. Credevo che il signor Aldrin non potesse scrutare nella nostra testa, ma se ha un fratello autistico può sapere di noi più di quanto io pensassi.

— Io… non credevo che fosse importante. — Ha ancora il viso rosso e lucido e io penso che non stia dicendo la verità. — Jeremy è più anziano di tutti voi e vive in un istituto…

— Lei ci ha mentito — dice Cameron. Ha stretto le palpebre e sembra in collera. Il signor Aldrin si volge a lui con uno strano scatto della testa.

— Io non…

— Ci sono due tipi di bugie — dice Cameron. Sono sicuro che sta citando qualcosa che gli è stato detto. — La bugia di commissione che attesta una cosa non vera di cui chi parla sa che non è vera; e la bugia di omissione la quale omette di dichiarare una cosa di cui chi parla sa che è vera. Lei ha mentito quando non ci ha detto che suo fratello era autistico.

— Io sono il vostro capo, non il vostro amico — scatta il signor Aldrin. Si è fatto ancora più rosso. Prima aveva detto che era nostro amico. Stava mentendo allora o sta mentendo adesso? — Voglio dire… questa faccenda non ha niente a che vedere col lavoro.

— È la ragione per cui lei voleva essere il nostro supervisore — dice Cameron.

— Assolutamente no. In un primo tempo io non volevo diventare il vostro supervisore.

— In un primo tempo. — Linda lo sta ancora guardando in viso. — Dopo, qualcosa è cambiato. Forse suo fratello?

— No. Voi non somigliate molto a mio fratello. Lui è… molto handicappato.

— Lei vuole il trattamento per suo fratello? — chiede Cameron.

— Io… non lo so.

Nemmeno quest'affermazione ha il suono della verità. Cerco d'immaginare il fratello del signor Aldrin, questa sconosciuta persona autistica. Se il signor Aldrin pensa che suo fratello sia molto handicappato, cosa pensa di noi? Come sarà stata la sua fanciullezza?

— Scommetto che lo vuole — dice Cameron. — Se lei crede che sia una buona idea per noi, deve credere che possa aiutare anche lui. Forse pensa che se riesce a convincerci a sottoporci a esso, la compagnia la ricompenserà facendo curare suo fratello? Lei si sarà dimostrato un bravo ragazzo e le daranno una caramella?

— Quello che dici non è giusto — dice il signor Aldrin alzando la voce. La gente si sta voltando a guardarci. Vorrei che non fossimo qui. — Lui è mio fratello, naturalmente io desidero aiutarlo come posso, ma…

— Il signor Crenshaw le ha forse detto che se ci convinceva suo fratello poteva avere il trattamento?

— Io… non è questo… — I suoi occhi vagano qua e là, la sua faccia cambia colore. La sua espressione esprime sforzo, lo sforzo d'ingannarci in modo convincente. Il mio testo diceva che le persone autistiche sono credulone e facili da raggirare perché non afferrano le sfumature della comunicazione. Ma io non credo che la menzogna sia una sfumatura, credo che mentire sia davvero una brutta cosa. Mi dispiace che il signor Aldrin ci stia mentendo, ma sono contento che non riesca a farlo bene.

— Se veramente non c'è un mercato abbastanza vasto per questo trattamento dell'autismo, a cos'altro può servire? — domanda Linda. Vorrei che non avesse riportato la discussione all'argomento di prima, ma non c'è rimedio. Il signor Aldrin si rilassa un poco.

Io ho un'idea, ma ancora non è chiara. — Il signor Crenshaw dice che sarebbe disposto a continuare a farci lavorare senza trattamento se noi rinunciassimo ai nostri extra, vero?

— Sì, perché lo chiedi?

— Dunque… lui vorrebbe avere ciò che noi autistici siamo bravi a fare senza le cose in cui non siamo bravi.

Il signor Aldrin aggrotta la fronte, gesto che dimostra la sua confusione. — Suppongo di sì — dice. — Però non capisco cosa questo abbia a che fare con il trattamento.

— Il profitto deve scaturire da qualche particolare del procedimento originale — dico. — Non per il fatto che cura l'autismo… non esistono più bambini nati come siamo nati noi, almeno in questo paese. Non ci sono abbastanza di noi. Però qualcosa che noi facciamo è tanto insostituibile che se le persone normali potessero farlo, ciò renderebbe il trattamento profittevole. — Penso a quel momento, nel mio ufficio, in cui per qualche tempo il significato dei simboli, le splendide complessità dello schema dei dati si cancellarono e mi lasciarono confuso e desolato. — Lei ci osserva lavorare ormai da anni: deve sapere cos'è.

— È la vostra abilità nella matematica e nell'analisi degli schemi, lo sai.

— No… lei ha detto che secondo il signor Crenshaw il nuovo software potrebbe sostituirci in quello. Quindi dev'essere qualche altra cosa.

— Io ancora vorrei sapere qualcosa di più su suo fratello — dice Linda.

Aldrin chiude gli occhi, tagliando il contatto. Una volta mi rimproverarono per aver fatto la stessa cosa. Poi li riapre. — Voi siete… implacabili — dice. — Non volete desistere.

Lo schema che si va formando nella mia mente, la configurazione di ombre e di luci che si spostano e si girano attorno comincia a coagularsi. Ma non abbastanza: mi servono altri dati.

— Ci spieghi il denaro — domando ad Aldrin.

— Cosa devo spiegare?

— Il denaro. In che modo la compagnia fa abbastanza denaro per pagarci?

— È… molto complicato, Lou. Non credo che potresti capire.