Eppure è la legge. Il modulo non contiene una parola che non sia vera. Don ha fatto davvero tutte quelle cose. E io ho chiamato la polizia a causa di esse, tranne l'ultima volta, quando il crimine è avvenuto sotto gli occhi della polizia stessa. Alla fine del modulo, fra il testo e la riga per la mia firma, c'è una frase nella quale si dice: io giuro che tutto ciò che è riportato nella deposizione è vero. E a quanto ne so io è proprio vero, e questo dovrà bastarmi. Firmo sulla riga, aggiungo la data e porgo il modulo a Stacy.
— Grazie, Lou — dice lui. — Adesso il procuratore distrettuale desidera vederti per spiegarti cosa succederà in seguito.
Il procuratore distrettuale è una donna di mezza età con capelli neri e grigi molto ricciuti. La targhetta sulla sua scrivania dice: ASS. PD BEATRICE HUNSTON. La sua pelle ha il colore del pan di zenzero. Il suo ufficio è più grande del mio e tutto intorno ha scaffali con libri. Sono libri vecchi, avana con quadrati neri e rossi sui dorsi. Non danno l'impressione che qualcuno li abbia mai letti, e io mi chiedo se siano veri. Sul ripiano della scrivania, che è nera, c'è un calendario automatico.
— Sono lieta che lei sia vivo, signor Arrendale — dice. — È stato davvero fortunato. Mi pare che lei abbia firmato una denuncia contro Donald Poiteau, vero?
— Sì — dico.
— Allora lasci che le spieghi cosa accadrà dopo. La legge dice che il signor Poiteau ha diritto a un processo di fronte a una giuria, se lo desidera. Noi abbiamo abbondanti prove che è lui la persona coinvolta in tutti gli incidenti, e siamo certi che tali prove verranno accettate in tribunale. È però più probabile che l'avvocato di Poiteau gli consigli di venire a un patteggiamento. Lei sa cosa significa?
— No — dico, perché so che lei desidera spiegarmelo.
— Se un imputato non spreca le risorse statali chiedendo un processo, si potrà ridurre la durata della pena che dovrà scontare fino a farla coincidere con il tempo richiesto dall'impianto e dalla programmazione del PPD, il chip. Altrimenti, se fosse condannato, dovrebbe scontare come minimo cinque anni di detenzione. Intanto Poiteau sta assaggiando cosa significa la detenzione, e io penso che accetterà di patteggiare.
— Però potrebbe anche essere assolto — dico.
La donna mi sorride. — Ciò non accade praticamente più — risponde. — Non col tipo di prove che abbiamo. Lei non deve preoccuparsi, quell'uomo non potrà più farle del male.
Io non sono preoccupato… o non lo ero finché lei non ha detto questo. Una volta che Don è stato arrestato non mi sono più preoccupato per causa sua. Se dovesse fuggire ricomincerò a preoccuparmi. Ma per ora non sono preoccupato.
— Se non ci sarà processo, se il suo avvocato accetterà il patteggiamento, allora non ci sarà bisogno che lei sia chiamato — continua lei. — Lo sapremo tra pochi giorni. Se invece Poiteau chiedesse un processo, lei dovrà comparirvi come testimone d'accusa. Ciò significa che dovrà passare del tempo con me o con qualcuno del mio ufficio allo scopo di preparare la sua testimonianza; poi dovrà passare dell'altro tempo in tribunale. Lo capisce?
Capisco quello che lei mi dice. Quello che non dice e che forse non sa è che il signor Crenshaw si arrabbierà moltissimo se mancherò dal lavoro così a lungo. Spero che Don e il suo avvocato non insistano nel volere un processo. — Sì — dico.
— Bene. Tutta la procedura è cambiata negli ultimi dieci anni, grazie all'introduzione del chip PPD; adesso è molto più semplificata. Ci sono meno casi per il tribunale, così vittime e testimoni non perdono tanto tempo. Ci sentiremo, signor Arrendale.
La mattinata è quasi finita quando finalmente me ne vado dalla Centrale. Il signor Aldrin aveva detto che potevo prendermi la giornata libera, ma io non voglio che il signor Crenshaw abbia alcun motivo per arrabbiarsi con me, così torno in ufficio per il pomeriggio. Abbiamo avuto un altro esame, quello dove dobbiamo accoppiare schemi sul computer. In questo siamo tutti molto veloci e quindi finiamo presto. Anche gli altri test sono facili, ma noiosi. Non rimetto in pari il tempo perduto al mattino, perché non dipendeva da me.
Prima di uscire per andare a lezione di scherma guardo il notiziario scientifico alla TV, perché è un programma sullo spazio. Un consorzio di compagnie sta costruendo un'altra stazione spaziale. Vedo un logo che riconosco: non sapevo che la compagnia per la quale lavoro s'interessasse a imprese spaziali. L'annunciatore parla dei miliardi che costerà e dei contributi dei vari soci.
Forse è questa una delle ragioni per cui il signor Crenshaw insiste che c'è bisogno di tagliare le spese. Secondo me è bene che la compagnia voglia investire nello spazio, e vorrei tanto avere la possibilità di andarci. Forse, se non fossi autistico, sarei potuto essere un astronauta o un astronomo. Ma anche se cambiassi adesso, con il trattamento, sarebbe troppo tardi per addestrarmi a quest'altra carriera.
Sarà per questo che certe persone vogliono sottoporsi al trattamento Lungavita per estendere la durata delle loro vite, in modo da intraprendere una carriera che prima non avevano potuto avere. È molto costoso, però: ancora pochissimi possono permetterselo.
Altre tre automobili sono parcheggiate davanti alla casa di Tom e Lucia quando arrivo. C'è anche la macchina di Marjory. Il cuore mi batte più forte. Mi sento a corto di flato, eppure non ho corso.
Lungo la strada sibila un vento freddo. Quando il tempo è così è più facile tirare di scherma, ma diventa piuttosto disagevole sedersi fuori a parlare.
Dentro casa Lucia, Susan e Marjory stanno chiacchierando, però tacciono quando mi vedono entrare.
— Come ti senti, Lou? — chiede Lucia.
— Sto bene — dico, un poco imbarazzato.
— Mi dispiace tanto per quello che Don ha fatto — dice Marjory.
— Non sei stata tu a dirgli di farlo — rispondo. — Non è colpa tua. — Lei dovrebbe saperlo.
— Non volevo dir quello — si scusa. — Solo… sono triste per te.
— Ma io sto bene — ripeto. — Sono qui e non… — Non ho il coraggio di dire "non sono morto". — È una brutta faccenda… pare che vogliano mettergli un chip nel cervello.
— Vorrei sperarlo — dice Lucia. Ha il viso contratto in una smorfia. Susan annuisce e mormora qualcosa che non afferro.
— Lou, sembra che tu non voglia che questo gli succeda — dice Marjory.
— Penso che la cosa faccia paura — dico. — Don ha fatto qualcosa di sbagliato, ma fa paura pensare che lo trasformeranno in un'altra persona.
— Non è così — dissente Lucia, che adesso mi guarda fissa. Lei dovrebbe capirlo, ammesso che qualcuno lo capisca. Lei sa del trattamento sperimentale, sa perché mi disturba tanto l'idea che Don venga costretto a essere qualcun altro. — Lui ha fatto delle cose sbagliate, cose molto cattive. Avrebbe potuto ucciderti, Lou. Lo avrebbe fatto, anzi, se non lo avessero fermato. Se lo facessero diventare una scodella di polentina gli starebbe bene, comunque il chip non ha altro effetto che d'impedirgli di far del male alla gente.
La cosa non è tanto semplice. Proprio come una parola può significare una cosa in un contesto e una cosa diversa in un altro, o cambiare di significato a seconda del tono in cui viene pronunciata, così un'azione può essere benefica o dannosa a seconda delle circostanze. Il chip PPD non conferisce alle persone la facoltà di distinguere meglio ciò che è dannoso da ciò che non lo è; si limita ad annullare la volontà e l'iniziativa di commettere azioni che sono più spesso dannose che benefiche. Ciò significa che impedirà a Don anche di fare qualcosa di buono, talvolta. Perfino io so questo, e sono certo che anche Lucia lo sa, ma lo sta ignorando per qualche ragione.
— Pensare che l'ho lasciato rimanere nel gruppo per tanto tempo! — commenta lei. — Non ho mai pensato che avrebbe potuto fare una cosa del genere. Quella vipera velenosa! Potrei cavargli un occhio con le mie mani!