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Ma Dio non fa domande sciocche. Quindi la domanda non può essere sciocca, e allora cosa significa?

Il nostro sacerdote comincia la predica. Sto ancora cercando d'indovinare quale significato possa avere una domanda in apparenza sciocca quando la sua voce fa eco ai miei pensieri.

— Perché Gesù chiede all'uomo se vuole esser guarito? Non è un nonsenso? L'uomo giace lì in attesa di una possibilità di guarigione… Certo che vuole esser guarito!

Esatto, penso io.

— Se Dio non sta cercando di farci uno scherzo o dicendo sciocchezze, allora cosa significa quella domanda: "Vuoi essere guarito?". Guardate dove troviamo quell'uomo: accanto a una piscina nota per i suoi poteri curativi, dove "un angelo viene e agita l'acqua di tanto in tanto…" e gli ammalati devono calarsi nell'acqua quando si agita. Dove, in altre parole, gli ammalati sono dei pazienti pazientissimi in attesa che la cura si manifesti. Sanno, perché gliel'hanno detto, che il modo di guarire è calarsi nell'acqua quando questa si agita. Non aspettano altro… Si trovano in quel luogo a quell'ora in cerca non solo di guarigione, ma di una guarigione che si verifichi in quel modo particolare.

"Nel mondo di oggi noi potremmo dire che sono come le persone le quali credono che un certo medico, uno specialista di fama mondiale, possa guarirle dal cancro. Vanno quindi all'ospedale dove quel medico esercita, vogliono essere curate da lui, perché sono sicure che solo così potranno riacquistare la salute.

"Così il paralitico si concentra sulla piscina, sicuro che il solo aiuto di cui ha bisogno sia di essere calato nell'acqua al momento giusto.

"La domanda di Gesù, dunque, stimola l'uomo a considerare se davvero vuole star bene o se vuole la particolare esperienza di entrare nella piscina. Se potesse venir guarito senza di essa, accetterebbe la guarigione?

"Alcuni predicatori hanno discusso questa storia come un esempio di paralisi indotta, paralisi isterica… se l'uomo vuol restare paralizzato, tale resterà. Io invece credo che la domanda posta da Gesù prenda di mira un problema cognitivo, non un problema emotivo. Può l'uomo liberarsi dai paraocchi? Può accettare una guarigione che non è quella che si aspetta? Una guarigione che comincerà dentro di lui e farà più che risanargli le gambe e la schiena, una guarigione che passerà dallo spirito e dalla mente al corpo?"

Mi chiedo cosa direbbe l'uomo se non fosse paralitico ma autistico. Andrebbe anche lui alla piscina per guarire? Cameron lo farebbe. Ma io non credo di aver bisogno di essere guarito, non dall'autismo. Altra gente vuole che io guarisca, non io in persona. Mi chiedo se quell'uomo aveva una famiglia che magari era stanca di portarlo in giro in una lettiga. Mi chiedo se aveva genitori che dicevano: "Il meno che puoi fare è cercare di guarire" o una moglie che diceva: "Su, tenta, male non ti può fare" o bambini scherniti dagli altri bambini perché il loro padre non poteva camminare. Mi chiedo se altre persone che andavano in quella piscina non lo facessero perché loro volevano guarire ma perché la loro gente voleva che guarissero e smettessero di essere dei pesi.

Da quando i miei genitori sono morti io non sono un peso per nessuno. Il signor Crenshaw crede che io sia un peso per la compagnia, ma io so che non è vero. Non sto accanto a una piscina pregando che mi ci calino dentro. Sto piuttosto cercando di evitare che mi ci buttino. Ammesso poi che sia una piscina che porta la guarigione, cosa che non credo.

— … così la domanda che dobbiamo porci oggi è: vogliamo davvero il potere dello Spirito Santo nelle nostre vite o stiamo solo fingendo? — Il sacerdote ha detto molte cose che non ho sentito; ma questa la sento e rabbrividisco.

— Stiamo seduti accanto alla piscina in attesa di un angelo che agiti le acque, in attesa paziente ma passiva, mentre accanto a noi sta Dio pronto a darci la vita eterna se solo desideriamo aprire le mani e i cuori e prendere il suo dono?

"Credo che molti di noi stiano facendo proprio questo. Credo che tutti noi lo facciamo, in un'occasione o in un'altra; ma proprio adesso molti di noi siedono, aspettano e si lamentano perché nessuno li cala nell'acqua quando arriva l'angelo. — Fa una pausa e fa scorrere lo sguardo sulla congregazione. — Guardatevi intorno, ogni giorno, in ogni luogo, guardate negli occhi tutti quelli che incontrate. Perché questa chiesa può essere importante nella vostra vita, ma Dio dovrebbe essere più importante… ed Egli è dovunque, sempre, in tutti e in ciascuno. Chiedetevi: "Voglio essere guarito?" e, se non potete rispondervi di sì, cominciate a chiedervi perché non lo volete. Perché io sono certo che Dio sta accanto a ognuno di voi, rivolgendovi questa domanda nelle profondità dell'anima vostra, pronto a guarirvi se sarete pronti a essere guariti.

Resto a guardare il sacerdote e quasi dimentico di alzarmi in piedi e di recitare il Credo.

Dunque la domanda non era sciocca. Io voglio essere guarito? E da che?

L'unico sé che conosco è questo sé, la persona che sono adesso, lo specialista di bioinformatica autistico, schermidore e innamorato di Marjory.

Cos'avrebbe fatto Gesù se l'uomo gli avesse risposto: "No, non voglio essere guarito, sono contento come sono"? Se avesse risposto: "In me non c'è niente che non va, ma i miei parenti e amici mi hanno costretto a venire"?

Forse, anche in questo caso, Gesù avrebbe continuato a pensare che l'uomo aveva bisogno di alzarsi e di camminare.

Forse Dio pensa che io sarei migliore se non fossi autistico. Forse vuole che io mi sottoponga al trattamento.

Di colpo mi sento gelare. Qui mi sono sentito accettato… accettato da Dio, dal sacerdote e dalla congregazione, almeno per la maggior parte. Dio non respinge il cieco, il sordo, il paralitico, il pazzo. Questo mi hanno insegnato e questo io credo. Ma se mi sbagliassi? E se Dio volesse che io fossi qualcosa di diverso da quello che sono?

Siedo durante il resto della funzione. Per la Comunione non mi alzo, e uno dei diaconi mi chiede se sto bene. Annuisco. Lui non sembra convinto, ma mi lascia in pace. A funzione conclusa aspetto finché non sono usciti tutti e poi esco anch'io. Il sacerdote è ancora fuori dalla porta, sta parlando con un diacono. Mi sorride.

— Salve, Lou. Come stai? — Mi stringe la mano, brevemente perché sa che il gesto non mi è gradito.

— Non so se voglio essere guarito — dico.

Lui assume un'aria preoccupata. — Lou, non stavo parlando per te… per quelli che sono come te. Stavo parlando di guarigione spirituale. Sai che noi ti accettiamo come sei…

— Voi sì — dico — ma Dio?

— Dio ti ama come sei e come diventerai — dice il sacerdote. — Mi dispiace se qualcosa nelle mie parole ti ha ferito…

— Non mi sento ferito — dico. — È solo che non capisco. …

— Vuoi che ne parliamo? — chiede.

— Non adesso — dico. Ancora non so bene cosa penso, perciò non desidero chiedere finché non mi sentirò sicuro.

— Tuttavia, Lou, per favore… non lasciare che nessuna delle cose che ho detto si frapponga fra te e Dio.

— Questo non succederà — lo rassicuro. — È solo che… devo riflettere. — Me ne vado e lui mi lascia andare. Questa è un'altra cosa che mi piace della mia chiesa. Nessuno è invadente, nessuno ti soffoca con la scusa di farti del bene.

Torno indietro e mi avvicino al sacerdote. Lui aspetta che io parli.

— Non so perché lei abbia letto quel passo questa settimana — dico. — Non era nel calendario.

— Ah — fa lui, e sorride appena. — Lo sai che il vangelo di Giovanni non appare mai sul calendario? È come un'arma segreta che noi sacerdoti tiriamo fuori quando pensiamo che la nostra congregazione ne abbia bisogno.

Io lo avevo notato, ma non avevo mai chiesto perché.

— Ho scelto quel passo per oggi, a causa di… Lou, tu sei informato di quanto succede in questa parrocchia?