Выбрать главу

— Lei non vuole pronunciare false accuse — dice Stacy.

Annuisco senza dir nulla.

Lui sospira. — Signor Arrendale, tutti abbiamo persone alle quali non piacciamo. Lei non deve essere per forza un cattivo soggetto perché qualcuno la prenda in odio. E prendere precauzioni per evitare che qualcuno le faccia del male non la fa diventare un cattivo soggetto. Se in quel gruppo c’è qualcuno che ha rancore verso di lei, a torto o a ragione, può anche darsi che quella persona non sia il vandalo. Questo lo so. Non ho nessuna intenzione di sbattere qualcuno in galera solo perché ha antipatia per lei. Però nemmeno voglio che lei venga ucciso perché questa minaccia non è stata presa sul serio.

Ma io proprio non riesco a immaginare che qualcuno… Don… stia cercando di uccidermi. Che io sappia, io non ho fatto mai del male a qualcuno. E la gente non uccide per sciocchezze.

— A mio parere, la gente uccide per ogni sorta di ragioni sciocchissime — dice Stacy.

— No — balbetto. Le persone normali hanno ragioni per ciò che fanno, ragioni importanti per cose importanti e ragioni da poco per cose da poco.

— Sì — afferma lui con voce decisa. Si vede che crede a ciò che dice. — Non tutti sono così, naturalmente. Ma colui che ha messo quel giocattolo cretino nella sua macchina, con l’esplosivo… non è una persona sana di mente a parer mio, signor Arrendale. E la mia professione mi ha fatto conoscere bene il tipo di persona che uccide. Padri che rompono la testa a un figlio perché ha preso un pezzo di pane senza permesso… mogli e mariti che afferrano un’arma nel mezzo di una discussione su chi ha scordato di comprare lo zucchero. Io non credo che lei sia tipo da fare accuse avventate. A sua volta lei pensi che noi investigheremo con cura su tutto ciò che ci dirà e che ci fornirà una base su cui lavorare. La persona che se la sta prendendo con lei potrebbe prendersela con qualcun altro in seguito.

Non desidero parlare, ho la gola talmente stretta che mi duole. Ma se tutto ciò dovesse accadere a qualcun altro…

Penso a quello che ho da dire e a come dirlo quando lui chiede: — Mi dica qualcosa di più sul gruppo degli schermidori.

A questo posso rispondere e lo faccio. Stacy chiede ancora come ci esercitiamo, quando la gente viene, cosa fa, quando se ne va.

Descrivo la casa di Tom, il cortile, la stanza dove riponiamo l’attrezzatura. — Le mie cose occupano sempre lo stesso posto.

— Quanti di voi ripongono le loro cose in casa di Tom?

— Oltre a me? Due — rispondo. — Anche alcuni altri, quando devono partecipare a tornei, ma solo tre di noi regolarmente. Gli altri due sono Don e Sheraton.

— Perché? — domanda Stacy con calma.

— Sheraton viaggia molto per lavoro. E una volta ha subito un furto nel suo appartamento e gli hanno rubato un’intera serie di armi bianche. Don… — La gola minaccia di chiudermisi ancora una volta, ma continuo: — Don non faceva che dimenticarsi le sue cose e chiedere quelle degli altri in prestito, e alla fine Tom gli disse di lasciarle in casa sua.

— Don. Si tratta dello stesso Don del quale mi ha parlato per telefono?

— Sì — dico. Ho i muscoli completamente irrigiditi.

— Faceva già parte del gruppo quando lei è arrivato?

— Sì.

— Quali sono i suoi amici nel gruppo?

Io pensavo che tutti fossero miei amici. Emmy diceva che era impossibile, perché loro erano normali e io no. Io però lo pensavo. — Tom — rispondo. — Lucia. Brian. M-Marjory…

— Lucia è la moglie di Tom, vero? Chi è questa Marjory?

Sento il sangue salirmi al viso. — Lei… lei è una persona che… che è mia amica.

— È la sua ragazza? La sua amante?

Le parole fuggono dalla mia testa, spariscono. Di nuovo muto, scuoto il capo.

— Una persona che lei vorrebbe fosse la sua ragazza?

Impietrisco. Lo vorrei? Certo. Oso sperarlo? No. Non posso muovermi, non posso parlare. Non voglio vedere l’espressione del signor Stacy, non voglio sapere cosa pensa. Vorrei solo fuggire.

— Vorrei esprimere un’ipotesi, signor Arrendale — dice Stacy. — Supponiamo che a lei piaccia davvero questa donna, questa Marjory…

Questa Marjory, come se lei fosse un oggetto, non una persona. Il solo pensiero del suo viso, dei suoi capelli, della sua voce mi riempie di calore.

— E lei è piuttosto timido… be’, è normale in un uomo che non ha avuto molte relazioni, come credo lei non ne abbia avute. E forse Marjory ha simpatia per lei o forse prova piacere a essere ammirata. E quest’altra persona… forse Don, forse un altro… si irrita per questa simpatia. Magari Marjory piace anche a lui. Comunque, lui vede qualcosa che non gli va instaurarsi tra voi due. La gelosia è un motivo molto comune di comportamenti violenti.

— Io… non voglio… che lui… sia il vandalo — riesco a dire con voce strozzata.

— Le è simpatico?

— Lo conosco… penso… pensavo… di conoscerlo… — Ondate di nausea mi travolgono spegnendo il calore del pensiero di Marjory. Ricordo i momenti in cui Don parlava, rideva, scherzava.

— Il tradimento fa sempre male — dice Stacy come un prete che reciti i Dieci comandamenti. Ha tirato fuori il suo palmare e lo sta usando.

Posso vedere qualcosa di oscuro che incombe su Don, come una nube temporalesca su un paesaggio assolato. Vorrei disperderla, ma non so come fare.

— Quando finisce di lavorare? — domanda Stacy.

— Di solito esco alle cinque e trenta — dico. — Ma oggi ho perso tempo a causa di ciò che è accaduto alla mia auto. Devo rimettermi in pari.

Lui aggrotta la fronte. — Lei deve rimettere in pari il tempo che perde parlando con me?

— Naturalmente.

— Il suo principale non mi sembrava tanto puntiglioso — commenta Stacy.

— Non si tratta del signor Aldrin — dico. — Io rimetterei in pari il tempo in ogni caso, ma è il signor Crenshaw che si arrabbia se pensa che non lavoriamo abbastanza duro.

— Ah, vedo — dice. Il suo viso diventa molto rosso. — Sospetto che non troverò simpatico il signor Crenshaw.

— A me non piace — ammetto. — Però io ho il dovere di fare comunque del mio meglio.

— Ne sono sicuro — dice lui. — A che ora pensa di uscire oggi, signor Arrendale?

Guardo l’orologio e cerco di fare i miei calcoli. — Se ricomincio a lavorare adesso, potrò uscire alle sei e cinquantatré — rispondo. — C’è un treno che parte dalla stazione del campus alle sette e quattro, e se mi sbrigo potrò prenderlo.

— Lei non andrà in treno — mi informa Stacy. — Le organizzeremo un passaggio. Non mi ha sentito quando ho detto che siamo preoccupati per la sua incolumità? Non ha qualcuno col quale stare per pochi giorni? Sarà meglio che lei non rimanga nel suo appartamento.

Scuoto la testa. — Non conosco nessuno — dico. Non sono mai stato in casa di nessuno da quando ho lasciato casa mia: sono sempre rimasto nel mio appartamento o in un albergo. Ma adesso non ho voglia di andare in albergo.

— Stiamo cercando questo Don, ma non è facile localizzarlo. Il suo datore di lavoro dice che non lo vede da diversi giorni, e a casa sua non c’è. Lei sarà al sicuro qui per qualche ora, credo, ma non se ne vada senza farcelo sapere, capito?

Annuisco. È più facile che discutere. Ho l’impressione che tutto questo stia avvenendo in un film o in uno spettacolo, non nella vita reale. Non somiglia a nulla di quanto mi abbiano mai detto.

La porta si apre all’improvviso e io ho un gran sobbalzo. È il signor Crenshaw e sembra di nuovo arrabbiato.

— Lou! Cos’è questa cosa che sento, che hai guai con la polizia? — Si guarda intorno e s’irrigidisce vedendo il signor Stacy.

— Sono il tenente Stacy — si presenta il poliziotto. — Il signor Arrendale non è in nessun guaio. Io sto investigando un caso nel quale lui è la vittima. Le ha detto delle gomme tagliate, no?