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— A lei può sembrare così — dice lui. — Ma io la vedo guidare un’automobile, sbrigare ottimamente il suo lavoro, innamorarsi, partecipare a tornei di scherma…

— Soltanto a uno, finora — preciso.

— Va bene, soltanto a uno. Io vedo anche un sacco di persone che funzionano peggio di lei, signor Arrendale, e altre che funzionano altrettanto bene senza facilitazioni. Ora, io so che le facilitazioni sono necessarie e fanno perfino risparmiare denaro, ma c’è chi non la pensa così. È come mettere un cuneo sotto la gamba zoppa di un tavolo… perché non avere un tavolo solido e con le gambe tutte uguali? C’è chi percepisce quel cuneo come una minaccia contro di sé… e lo prende in odio.

— Non vedo in cosa io possa costituire una minaccia per Don o per il signor Crenshaw — dico.

— Può non esserlo, personalmente; e non credo che nemmeno le facilitazioni di cui gode lo siano. Ma ci sono persone che non accettano responsabilità, che hanno bisogno di biasimare gli altri per quello che non va nelle loro vite. Don probabilmente pensa che se lei non ricevesse un trattamento preferenziale, lui avrebbe successo con quella donna.

Vorrei che usasse il suo nome, Marjory. Non mi piace che la chiami "quella donna".

— La quale probabilmente non lo vorrebbe comunque, ma Don preferisce gettare il biasimo su di lei… se davvero c’è lui dietro questi vandalismi. — Dà un’occhiata al suo palmare. — Dalle informazioni che abbiamo raccolto su di lui, l’uomo ha avuto una serie di lavori di basso profilo. A volte li piantava lì, a volte lo licenziavano. Non ha credito. Può darsi che veda in se stesso un fallito e cerchi qualcuno su cui sfogarsi.

Io non avevo mai pensato che le persone normali dovessero trovare una ragione per i loro fallimenti. Non avevo mai pensato che subissero fallimenti.

— Manderemo qualcuno a prenderla, signor Arrendale — dice Stacy. — Chiami questo numero quando desidera andare a casa. — Mi porge una carta. — Non metteremo nessuno di guardia qui, il vostro apparato di sicurezza è buono… però mi creda, sia prudente.

È duro rimettersi al lavoro dopo che lui se n’è andato, ma io mi concentro e riesco a fare parecchio prima che venga l’ora di andarmene e chiamare per il passaggio.

Pete Aldrin tirò un respiro profondo dopo che Crenshaw fu uscito dal suo ufficio furibondo contro quel "pallone gonfiato" di poliziotto che era andato a interrogare Lou Arrendale. Prese il telefono e chiamò l’ufficio Risorse umane. Chiese di un certo Bart, il cui nome gli era stato suggerito da Pauclass="underline" un impiegato giovane e inesperto che certo sarebbe ricorso all’aiuto di qualcuno per avere spiegazioni. — Bart, ho bisogno di licenze per l’intera sezione A: i miei ragazzi stanno per essere coinvolti in un programma di ricerca.

— Di cosa si tratta? — domandò Bart.

— Del primo esperimento su esseri umani di un nuovo prodotto concepito per autistici adulti. Il signor Crenshaw considera questa una massima priorità per il nostro dipartimento, perciò ti sarei davvero grato se ti spicciassi a ottenermi per la sezione una serie di congedi a tempo indeterminato. Sarebbe meglio così, credo, perché non sappiamo quanto tempo ci vorrà per l’esperimento…

— Per tutti gli impiegati? E subito?

— Può darsi che entrino nella ricerca a scaglioni, ma non ne sono sicuro. Te lo farò sapere dopo che avranno firmato il consenso informato. Ma ci vorranno almeno trenta giorni…

— Non vedo come…

— Ecco il codice di autorizzazione. Se hai bisogno della firma del signor Crenshaw…

— Ma non è…

— Grazie — disse Aldrin, e riattaccò. Poteva immaginare Bart sbalordito e allarmato che si precipitava dal suo supervisore per domandargli cosa doveva fare. Aldrin tirò un altro respiro profondo e chiamò Shirley alla Contabilità.

— Ho bisogno di prendere accordi per il deposito degli stipendi degli impiegati della sezione A direttamente nelle loro banche, mentre loro si troveranno in congedo a tempo indeterminato…

— Pete, te l’ho già detto, non è così che funziona la cosa. Devi avere un nullaosta speciale…

— Il signor Crenshaw considera questa una massima priorità. Ho il codice di autorizzazione per il progetto e posso avere la sua firma…

— Ma come dovrei fare a…

— Non puoi limitarti a dire che loro stanno lavorando in una sede decentrata? Così non si dovrebbero introdurre variazioni nei bilanci dei dipartimenti.

La sentì digrignare i denti a quella proposta. — Potrei anche farlo se tu mi dicessi qual è questa sede decentrata.

— Edificio quarantadue del campus principale.

Un istante di silenzio, poi: — Ma quella è la clinica, Pete. Che imbroglio stai meditando? Vuoi raddoppiare i compensi degli impiegati della ditta facendoli apparire anche come soggetti di ricerca?

— Io non sto meditando nessun imbroglio — disse Aldrin con l’atteggiamento più dignitoso che poté. — Io sto solo cercando di varare un progetto al quale il signor Crenshaw tiene moltissimo. Gli impiegati non raddoppieranno nulla se avranno solo gli stipendi e non i compensi.

— Ho i miei dubbi su questo punto — commentò Shirley. — Ma vedrò cosa posso fare.

— Grazie — disse Aldrin, e riappese di nuovo. Sentiva il sudore scorrergli lungo la schiena. Shirley non era una novellina: doveva sapere perfettamente che la sua richiesta era completamente sballata, e avrebbe avuto parecchio da ridire.

Risorse umane, Contabilità… rimanevano l’ufficio legale e l’ufficio Ricerca. Aldrin frugò tra le carte che Crenshaw gli aveva lasciato fino a trovare il nome dello scienziato che dirigeva il protocollo. Liselle Hendricks… notò che non si trattava dell’uomo che era stato mandato a parlare con i volontari. Il dottor Ransome compariva nella lista semplicemente come membro dell’equipe tecnica.

— Dottoressa Hendricks — disse pochi minuti dopo — sono Pete Aldrin, del dipartimento Analisi. Sovrintendo alla sezione A, dalla quale provengono i suoi volontari. Ha già pronti i moduli del consenso informato?

— Di cosa sta parlando? — chiese la dottoressa. — Se vuol mettersi in contatto con il reclutamento di volontari, si colleghi con l’interno tre-trentasette. Io non ho nulla a che fare con certe questioni.

— Ma lei è la dirigente del protocollo, no?

— Sì… — Aldrin poteva immaginare il viso stupito della donna.

— Ebbene, io mi stavo giusto domandando quando avrebbe spedito i moduli del consenso informato per i volontari.

— Ma perché dovrei mandarli a lei? — chiese la Hendricks. — È il dottor Ransome che deve incaricarsene.

— Vede, il fatto è che i volontari lavorano tutti qui — disse Aldrin. — Mandare i moduli a me sarebbe più semplice.

— Tutti nella stessa sezione? — La dottoressa Hendricks sembrava più sbalordita di quanto Aldrin si sarebbe aspettato. — Questo non lo sapevo. La cosa non vi creerà dei problemi?

— Oh, li risolverò — la rassicurò Aldrin forzandosi a emettere un risolino astuto. — Il fatto è che i miei impiegati non hanno preso tutti una ferma decisione in proposito. Io sono certo che lo faranno, sa, tra una cosa e l’altra, ma comunque…

La voce della dottoressa Hendricks si fece aspra. — Cosa significa quel "tra una cosa e l’altra"? Lei non starà per caso facendo pressione sui volontari? Sarebbe una violazione dell’etica…

— Oh, io non mi preoccuperei per questo, se fossi in lei — disse Aldrin. — Naturalmente nessuno può essere costretto a collaborare, non stiamo parlando di costrizioni, ma questi sono tempi difficili dal punto di vista economico. Il signor Crenshaw dice…

— Ma… ma… — La donna quasi sputacchiava.