Da quando i miei genitori sono morti io non sono un peso per nessuno. Il signor Crenshaw crede che io sia un peso per la compagnia, ma io so che non è vero. Non sto accanto a una piscina pregando che mi ci calino dentro. Sto piuttosto cercando di evitare che mi ci buttino. Ammesso poi che sia una piscina che porta la guarigione, cosa che non credo.
— … così la domanda che dobbiamo porci oggi è: vogliamo davvero il potere dello Spirito Santo nelle nostre vite o stiamo solo fingendo? — Il sacerdote ha detto molte cose che non ho sentito; ma questa la sento e rabbrividisco.
— Stiamo seduti accanto alla piscina in attesa di un angelo che agiti le acque, in attesa paziente ma passiva, mentre accanto a noi sta Dio pronto a darci la vita eterna se solo desideriamo aprire le mani e i cuori e prendere il suo dono?
"Credo che molti di noi stiano facendo proprio questo. Credo che tutti noi lo facciamo, in un’occasione o in un’altra; ma proprio adesso molti di noi siedono, aspettano e si lamentano perché nessuno li cala nell’acqua quando arriva l’angelo. — Fa una pausa e fa scorrere lo sguardo sulla congregazione. — Guardatevi intorno, ogni giorno, in ogni luogo, guardate negli occhi tutti quelli che incontrate. Perché questa chiesa può essere importante nella vostra vita, ma Dio dovrebbe essere più importante… ed Egli è dovunque, sempre, in tutti e in ciascuno. Chiedetevi: "Voglio essere guarito?" e, se non potete rispondervi di sì, cominciate a chiedervi perché non lo volete. Perché io sono certo che Dio sta accanto a ognuno di voi, rivolgendovi questa domanda nelle profondità dell’anima vostra, pronto a guarirvi se sarete pronti a essere guariti.
Resto a guardare il sacerdote e quasi dimentico di alzarmi in piedi e di recitare il Credo.
Dunque la domanda non era sciocca. Io voglio essere guarito? E da che?
L’unico sé che conosco è questo sé, la persona che sono adesso, lo specialista di bioinformatica autistico, schermidore e innamorato di Marjory.
Cos’avrebbe fatto Gesù se l’uomo gli avesse risposto: "No, non voglio essere guarito, sono contento come sono"? Se avesse risposto: "In me non c’è niente che non va, ma i miei parenti e amici mi hanno costretto a venire"?
Forse, anche in questo caso, Gesù avrebbe continuato a pensare che l’uomo aveva bisogno di alzarsi e di camminare.
Forse Dio pensa che io sarei migliore se non fossi autistico. Forse vuole che io mi sottoponga al trattamento.
Di colpo mi sento gelare. Qui mi sono sentito accettato… accettato da Dio, dal sacerdote e dalla congregazione, almeno per la maggior parte. Dio non respinge il cieco, il sordo, il paralitico, il pazzo. Questo mi hanno insegnato e questo io credo. Ma se mi sbagliassi? E se Dio volesse che io fossi qualcosa di diverso da quello che sono?
Siedo durante il resto della funzione. Per la Comunione non mi alzo, e uno dei diaconi mi chiede se sto bene. Annuisco. Lui non sembra convinto, ma mi lascia in pace. A funzione conclusa aspetto finché non sono usciti tutti e poi esco anch’io. Il sacerdote è ancora fuori dalla porta, sta parlando con un diacono. Mi sorride.
— Salve, Lou. Come stai? — Mi stringe la mano, brevemente perché sa che il gesto non mi è gradito.
— Non so se voglio essere guarito — dico.
Lui assume un’aria preoccupata. — Lou, non stavo parlando per te… per quelli che sono come te. Stavo parlando di guarigione spirituale. Sai che noi ti accettiamo come sei…
— Voi sì — dico — ma Dio?
— Dio ti ama come sei e come diventerai — dice il sacerdote. — Mi dispiace se qualcosa nelle mie parole ti ha ferito…
— Non mi sento ferito — dico. — È solo che non capisco. …
— Vuoi che ne parliamo? — chiede.
— Non adesso — dico. Ancora non so bene cosa penso, perciò non desidero chiedere finché non mi sentirò sicuro.
— Tuttavia, Lou, per favore… non lasciare che nessuna delle cose che ho detto si frapponga fra te e Dio.
— Questo non succederà — lo rassicuro. — È solo che… devo riflettere. — Me ne vado e lui mi lascia andare. Questa è un’altra cosa che mi piace della mia chiesa. Nessuno è invadente, nessuno ti soffoca con la scusa di farti del bene.
Torno indietro e mi avvicino al sacerdote. Lui aspetta che io parli.
— Non so perché lei abbia letto quel passo questa settimana — dico. — Non era nel calendario.
— Ah — fa lui, e sorride appena. — Lo sai che il vangelo di Giovanni non appare mai sul calendario? È come un’arma segreta che noi sacerdoti tiriamo fuori quando pensiamo che la nostra congregazione ne abbia bisogno.
Io lo avevo notato, ma non avevo mai chiesto perché.
— Ho scelto quel passo per oggi, a causa di… Lou, tu sei informato di quanto succede in questa parrocchia?
— No — dico.
— Allora forse non sai che ultimamente si sono uniti a noi molti parrocchiani provenienti da un’altra chiesa, dalla quale si sono allontanati perché c’era stato un grosso litigio.
— Un litigio in chiesa? — Mi sento contrarre lo stomaco. È sbagliatissimo litigare in chiesa.
— Queste persone erano molto irritate e avvilite quando sono venute da noi. Io sapevo che ci sarebbe voluto del tempo perché guarissero da quel trauma — continua il sacerdote. — Ho dato loro tempo. Ma loro sono ancora arrabbiati e continuano a discutere, sia con la gente della loro vecchia chiesa sia con gente della nostra congregazione.
Io cerco di orientarmi nella situazione. — Allora lei ha parlato di voler essere guariti perché loro portano discordia?
— Sì. Dovevo cercare di farglielo capire. Voglio che si rendano conto che insistere sempre nelle solite vecchie dispute non è il modo migliore per lasciare che Dio agisca nelle loro vite e porti loro la guarigione. — Il sacerdote scuote la testa, abbassa gli occhi un momento e poi torna a guardarmi. — Lou, mi sembri ancora un poco turbato. Sei sicuro di non potermi dire perché?
Non desidero parlargli adesso del trattamento, ma è peggio non dire la verità qui in chiesa che in qualunque altro luogo.
— Lei ha detto che Dio ci ama e ci accetta come siamo. Poi però ha detto che la gente dovrebbe cambiare, dovrebbe accettare la guarigione — dico. — Ma se veniamo accettati quali siamo, forse è così che dovremmo essere. Se invece dobbiamo cambiare sarebbe sbagliato essere accettati quali siamo.
Lui annuisce. Non so se questo significhi che approva il mio modo di esporre il problema o se pensa che dovremmo cambiare. — Io davvero non intendevo ferire te quando ho tirato quella freccia, Lou, e me ne dispiace. Ho sempre creduto che tu fossi una persona ben adattata e contenta entro i limiti che Dio ha posto alla tua vita.
— Non credo sia stato Dio — dico. — I miei genitori dicevano che era un incidente. Ma se è stato Dio, allora sarebbe errato cambiare, no?
Il sacerdote pare sorpreso.
Continuo: — Però tutti hanno sempre voluto che io cambiassi quanto e come potevo, che io diventassi il più normale possibile, e se questo è bene, allora non possono credere che i limiti… l’autismo… vengano da Dio. È questo che non riesco a capire. Devo sapere quale delle due ipotesi è la vera.
— Ehm… — Il sacerdote si dondola sui calcagni e per un lungo istante guarda lontano. — Non ho mai considerato la questione da questo punto di vista, Lou. In verità, se si pensa agli handicap come letteralmente mandati da Dio, allora aspettare accanto alla piscina è l’unica risposta sensata. Non si butta via qualcosa che Dio ti ha dato. Ma d’altra parte io sono d’accordo con te. Non riesco a vedere un Dio che vuole che la gente nasca con handicap.