Come prima noi ci sediamo e gli altri seguono lentamente il nostro esempio. Il dottor Ransome lo conosco; il dottor Handsel non è qui. C’è invece un altro dottore, una donna piuttosto anziana; porta una targhetta con scritto il suo nome, L. HENDRICKS. È lei a parlare per prima. Ci dice che si chiama Hendricks, che è a capo del gruppo di ricerca e che desidera avere solo soggetti volontari. Poi siede. Si alza un uomo in abito scuro e ci dice che il suo nome è Godfrey Arakeen, avvocato, che fa parte della divisione legale della compagnia e che non dobbiamo preoccuparci di niente.
Io ancora non sono preoccupato.
Parla dei regolamenti governativi circa l’assunzione e il licenziamento di lavoratori handicappati. Io non sapevo che la compagnia ricevesse delle agevolazioni fiscali per averci dato lavoro; l’avvocato fa sembrare che il nostro valore per la compagnia risieda proprio nelle facilitazioni di cui siamo fonte piuttosto che nel nostro lavoro. Dice che il signor Crenshaw avrebbe dovuto informarci del nostro diritto a parlare con il difensore civico della compagnia. Si alza un altro uomo e Arakeen lo presenta: si chiama signor Vanagli, e lui ci dice che se abbiamo una qualunque noia sul lavoro dobbiamo andare a parlarne con lui.
Ha gli occhi più vicini al naso di quelli di Arakeen, e il disegno della sua cravatta è orribile: losanghe azzurre e oro disposte come gradini che salgono e scendono. Non credo che potrei parlare con lui dei miei fastidi. Lui comunque non rimane: ci saluta e se ne va.
Poi una donna pure in abito scuro ci dice di essere l’avvocato del Patrocinio gratuito che di solito lavora con il nostro Centro, e di trovarsi lì per tutelare i nostri diritti. Si chiama Sharon Beasley e ha una faccia larga e amichevole e capelli morbidi e ondulati che le arrivano alle spalle; ma non sono lucenti come quelli di Marjory. Ci dice che il signor Arakeen è qui per proteggere la compagnia e che, benché lei non abbia dubbi sulla sua onestà e sincerità (qui Arakeen si muove sulla sedia e stringe la bocca come se stesse per arrabbiarsi), noi comunque abbiamo bisogno di qualcuno che sia dalla nostra parte e lei è quella persona.
— Adesso dobbiamo mettere in chiaro quale sia la situazione per quanto riguarda voi e il protocollo di ricerca — dice Arakeen quando la signora Beasley si siede. — Uno del vostro gruppo ha già cominciato il trattamento, e al resto di voi è stata promessa un’opportunità di tentarlo. — Io penso ancora che era una minaccia, non una promessa, ma non interrompo. — La compagnia intende mantenere questa promessa, e perciò se qualcuno di voi deciderà di partecipare al protocollo sperimentale può farlo. Riceverete lo stipendio intero, ma non il compenso dovuto ai soggetti di ricerca, perché sarete considerati come impiegati in altra sede. La compagnia coprirà tutte le spese mediche. — Fa una pausa e si rivolge al signor Aldrin. — Pete, ora puoi distribuire quelle cartelle.
Ogni cartella ha un nome sulla copertina, su un’etichetta, e un’altra etichetta porta scritto: PRIVATO E CONFIDENZIALE — NON VA RIMOSSO DA QUESTO EDIFICIO.
— Come vedrete — dice Arakeen — qui troverete la descrizione dettagliata di ciò che la compagnia farà per voi, sia che decidiate di partecipare alla ricerca o no. — Ne porge una anche alla signora Beasley, che l’apre subito e comincia a leggere. Io apro la mia.
— Se deciderete di non partecipare, a pagina sette, paragrafo uno, troverete che non perderete né il lavoro né l’anzianità di servizio né le misure di sostegno adeguate alla vostra situazione speciale. Continuerete a lavorare esattamente come ora.
Mi chiedo se è vero. E se il signor Crenshaw avesse avuto ragione e ci fossero veramente computer abili a fare ciò che facciamo noi? Nel futuro la compagnia potrebbe cambiare politica, anche se ora non lo fa. Noi potremmo perdere il lavoro.
— Sta dicendo che avremo il lavoro vita natural durante? — chiede Bailey.
Arakeen ha una strana espressione. — Io… non ho detto questo.
— Quindi se la compagnia tra pochi anni dovesse giudicare che non rendiamo abbastanza denaro per essa, noi potremmo ancora perdere il lavoro.
— La situazione potrebbe venir rivalutata alla luce di future condizioni economiche, certo — dice Arakeen. — Ma per ora non anticipiamo situazioni del genere.
Mi chiedo quanto durerà quel "per ora".
La signora Beasley si drizza sulla sedia. — Io credo che il posto di lavoro deve essere garantito per un certo periodo — dice. — Specialmente pensando alla preoccupazione dei nostri clienti e alle precedenti minacce illegali del vostro manager.
— Di quelle minacce la dirigenza ignorava tutto — obietta Arakeen. — Non vedo perché dovremmo…
— Dieci anni — dice lei.
Dieci anni è un periodo piuttosto lungo. Il viso di Arakeen si arrossa. — Non credo…
— Allora state progettando di licenziarli entro un certo tempo?
— Non ho detto questo — dice lui. — Ma non si possono fare previsioni a così lunga scadenza. Nessuno può impegnarsi in una simile promessa.
— Sette — insiste lei.
— Quattro — contratta lui.
— Sei.
— Cinque.
— Cinque con un’adeguata liquidazione — conclude lei.
Lui alza le mani con le palme in fuori. Non so cosa significhi questo gesto. — Sta bene — dice. — Possiamo discutere i dettagli più tardi, no?
— Naturalmente — dice lei. Gli sorride, ma solo con le labbra.
— Bene, allora — dice Arakeen. — Il vostro posto di lavoro è garantito per cinque anni, nelle stesse condizioni, sia che decidiate di partecipare al protocollo o no. La scelta sta a voi. Intanto vi annuncio che dal punto di vista medico tutti siete stati giudicati abilitati a sottoporvi al trattamento.
Tace, ma nessuno dice nulla. Io rifletto. Tra cinque anni io sarò sulla quarantina, e a quarant’anni non sarà facile trovare un altro lavoro. E d’altra parte mancherà ancora parecchio tempo prima di potersi mettere a riposo.
Arakeen dice: — Vi daremo un po’ di tempo per leggere il contenuto della cartella. Nel frattempo io e la signora Beasley discuteremo di alcuni dettagli legali, ma resteremo qui per rispondere a eventuali domande. In seguito, la dottoressa Hendrìcks e il dottor Ransome vi daranno le informazioni mediche previste per oggi, anche se non ci si aspetterà da voi alcuna decisione circa il protocollo.
Leggo il materiale nella cartella. Alla fine c’è un foglio di carta con uno spazio per la mia firma. Dice che ho letto e compreso tutti i documenti della cartella e che accetto di non parlarne a nessuno fuori della sezione, tranne che al difensore civico e all’avvocato del Patrocinio gratuito. Per ora non firmo.
Si alza il dottor Ransome e di nuovo presenta la dottoressa Hendricks. Lei comincia subito a dirci quello che abbiamo già sentito. Io lo so già, quindi non le presto molta attenzione. Ciò che desidero sapere viene dopo, quando lei spiega quel che accadrà in effetti al nostro cervello.
— Senza allargare il vostro cranio, noi non possiamo introdurvi nuovi neuroni — dice. — Dobbiamo invece continuare a bilanciarne il numero, in modo che ci sia la giusta quantità di tessuto neurale atto a stabilire le giuste connessioni. Durante la sua maturazione, il cervello fa questo spontaneamente: noi perdiamo molti dei neuroni che avevamo all’inizio, se essi non formano connessioni… ed è bene che sia così.
Alzo la mano e lei annuisce. — Toglierete del tessuto dal cervello per far posto al nuovo?