— Dimmi una cosa — chiesi. — Perché Gerico è così importante? Perché questa gente di Giosuè è così cara al tuo cuore? Una volta hai detto che non sei tanto egocentrico da provare piacere solo quando la gente ti venera. È ancora vero?
Per un momento non rispose. Quando infine lo fece, la sua voce era bassa e seria. — Sì, è ancora vero, Orion. Mi piace che le mie creature mi adorino, lo ammetto. Ma la ragione vera che sta dietro a Gerico, la ragione vera per cui porterò la mia gente a governare questa terra di Canaan, è umiliare gli altri che cercano di ostacolare i miei piani. Mi hanno fermato a Troia, con il tuo aiuto. Non mi fermeranno qui!
Non ebbi risposta a quelle parole.
— Credono che sia pazzo, vero? Vedremo chi è il vero protettore del continuum. Si inchineranno tutti davanti a me, Orion. Tutti loro!
Si voltò e s’incamminò da solo verso il fiume. Lo seguii con gli occhi nelle ombre della notte che si facevano più profonde, mentre le stelle uscivano una ad una, finché la sua figura non scomparve nel buio.
30
— Questo potrebbe distruggere tutti i nostri sogni, tutte le nostre speranze. — Il giovane viso di Beniamino aveva un’espressione molto solenne. Si trovava nella mia tenda, vicino a Lukka che stava a testa bassa con un soldato hatti alle spalle, altri due ai lati, e una piccola folla adirata di Israeliti subito fuori, in minaccioso silenzio.
Elena sedeva nell’angolo opposto della tenda, su una sedia di legno che mi era stata data da uno dei fratelli di Beniamino. Una delle donne le aveva portato un soffice cuscino di piume, gaiamente decorato di strisce in rilievo rosse e blu.
Beniamino disse: — Questo soldato ittita ha fatto i suoi comodi con una delle giovani donne della mia tribù, e ora rifiuta di trattarla come deve.
Io rimasi sorpreso, quasi sbalordito a quelle parole. Per settimane eravamo vissuti fianco a fianco senza l’ombra di un problema. Difficilmente le donne israelite volevano avere a che fare con uomini che non fossero della loro tribù. Quelle che lo facevano, giovani vedove e poche nubili che non si preoccupavano della verginità, erano state sufficienti a Lukka e ai suoi uomini.
Ma ora una delle ragazze chiedeva il matrimonio come prezzo per aver fatto l’amore.
Io guardai Lukka. Il suo viso era cupamente impassibile mentre stava in piedi davanti a me. Vidi che aveva la spada al fianco. Beniamino, ritto vicino a lui, sembrava quasi un bambino: più piccolo, più magro, il giovane volto senza rughe, senza cicatrici di battaglia. Ma rappresentava l’onore della sua tribù.
— Portate l’uomo davanti a me — dissi.
Lukka alzò una mano. — Con il tuo permesso, mio signore, parlerò io per lui.
Sollevai un sopracciglio.
— È una nostra usanza — spiegò. — Io sono il suo comandante. Sono io responsabile della sua condotta.
Dunque erano quelle le regole del gioco, dissi a me stesso. Lukka stava tra me e l’accusato. Se volevo assegnare una punizione, sarebbe toccata a Lukka per primo.
Beniamino lanciò uno sguardo al mio braccio destro, e sembrò capire cosa implicassero le sue parole.
— La giovane signora in questione — chiesi a Beniamino — è stata costretta?
Lui scosse la testa. — Non afferma questo.
— Era vergine?
Gli occhi dell’Israelita si spalancarono. — Naturalmente!
Io mi rivolsi a Lukka. Lui si strinse leggermente nelle spalle. — Qui si tratta della parola di lei contro quella dell’accusato.
Il viso di Beniamino divenne rosso.
— Vuoi dire che affermi che non lo era?
Io alzai le mani per evitare che la situazione degenerasse. — Non c’è nessun modo di chiarire questo punto, in un senso o nell’altro. Cosa vuole lei da questo uomo?
— Il matrimonio.
— Suo padre lo approva?
— Lo pretende!
Io guardai il soldato sotto accusa dietro di loro, ma lui teneva la testa talmente china che non riuscii a vederlo in faccia. A Lukka, chiesi: — L’uomo è disposto a sposare questa donna?
— Sì, la sposerà.
Vidi il soldato irrigidirsi, come se un ago rovente gli fosse stato conficcato nella carne.
— Allora qual è il problema?
— Per sposare qualcuno della nostra tribù — disse Beniamino — è necessario accettare la nostra religione.
— E questo lui non lo farà — intervenne Lukka. — Il suo dio è Taru, un dio della tempesta, non un qualche spirito invisibile e senza nome.
Pensai che Beniamino sarebbe scoppiato. Diventò rosso come la fiamma dalla radice dei capelli fino al collo. Se avesse avuto un’arma avrebbe attaccato Lukka sul posto, ne sono sicuro.
Lo presi per le spalle e lo costrinsi a guardarmi. — Uomini diversi venerano dèi diversi, amico mio — dissi nel modo più delicato che mi riuscì. — Questo lo sai.
Emise un gemito di raccapriccio. Il suo viso tornò a un colore più vicino al normale. — Inoltre — aggiunse Lukka — per abbracciare la loro religione bisogna farsi circoncidere, e questo non lo accetterebbe mai.
— È proprio necessario? — chiesi a Beniamino.
Lui annuì.
Non riuscivo a biasimare il soldato perché rifiutava la circoncisione. Però aveva scelto la donna sbagliata. Lei gli aveva fornito il sesso e ora esigeva il matrimonio in pagamento. Ma gli Israeliti pretendevano che le loro donne sposassero solo uomini della stessa fede, quindi lui doveva accettare la sua religione. Se rifiutava, saremmo stati sommersi da un’orda di parenti furibondi che ci avrebbero massacrato in nome dell’onore della famiglia e della purezza della religione. Naturalmente, molti di loro ci avrebbero accompagnato nella tomba, ma sarebbe finita con noi tutti morti e Gerico ancora in piedi.
Desiderai quasi che il Radioso fosse davvero un dio saggio e misericordioso, tale da scendere tra noi per illuminare con la luce della ragione quello spinoso problema. Quasi.
Guardai Beniamino negli occhi e dissi: — Amico mio, mi sembra che se l’uomo è disposto a sposare la donna, sia più che sufficiente. Non è andato da lei in cerca della rivelazione religiosa, ma in cerca d’amore. Non puoi aspettarti che rinunci alla sua fede.
Prima che potesse pensare una risposta, aggiunsi: — E come sai, abbiamo la parola giurata di Giosuè in persona che una volta caduta Gerico ci sarà permesso di lasciarvi e di riprendere la nostra strada verso l’Egitto. La donna è disposta ad accompagnare suo marito in quella terra? La sua famiglia acconsente che lei si separi da loro?
Il giovane israelita prese molto tempo per riflettere, aggrottando le sopracciglia pensierosamente mentre noi tutti stavamo lì, in attesa della sua risposta. Sapeva bene quanto me cosa c’era in gioco. Avrebbe sacrificato l’onore della ragazza in cambio della conquista di Gerico?
Fu Elena a rompere il silenzio.
Si alzò dalla sedia e venne lentamente verso di me, dicendo: — Voi uomini siete causa di così tanti problemi! Povera ragazza, capisco benissimo come si sente.
Beniamino la fissò. Elena indossava un veste modesta, ma i suoi capelli dorati e la sua sfolgorante bellezza conferivano regalità anche al più semplice indumento.
Si fermò vicino a me e si tolse l’anello dall’indice sinistro. Era un pesante cerchio d’oro, con incastonato un rubino sfavillante.
— Dallo alla tua parente — disse porgendolo a Beniamino — e dille che è il dono di una regina. Deve accontentarsi di questo, perché l’uomo che ama non può sposarla.
— Ma, mia signora…
— Shsh — disse Elena. — Che razza di marito avrebbe, se la sposasse? Un uomo che le darebbe la colpa per ogni goccia di pioggia che gli cade addosso. Un soldato che non conosce altro che la violenza, e che fuggirebbe da lei la prima volta che ne avesse l’occasione. O la trascinerebbe di nuovo in Egitto, la terra della sua schiavitù. Di’ a suo padre che dovrebbe essere felice di sbarazzarsi di lui. Quando Gerico cadrà e noi saremo partiti, la consideri come una vedova. Questo anello l’aiuterà a trovarsi un marito adatto tra la sua stessa gente.