Cari, voi siete persone così buone e sagge. Ecco il sussurro attraverso le pareti. Così acute e intelligenti. Eppure oppresse da vecchie bugie, calunnie contro chi vorrebbe davvero esservi amico. Lasciateci venire a voi e noi vi daremo… Qualsiasi cosa… qualsiasi cosa…
Qualsiasi cosa, pensò Axxter, guardando verso le pareti scure. Di cosa si trattava? Chi lo sa… senza dubbio di ogni sorta di tecnologia pre-bellica. Si credeva che fossero stati i Centri dei Morti a ereditare tutte quelle conoscenze. Domande su domande, nascoste nel nucleo dell’edificio. Forse avevano visto anche il nastro di Opt Cooder, quello dell’angelo di gas impigliato nel cavo di trasmissione, che tanto aveva influenzato l’immaginazione dei poveri abitanti dei livelli orizzontali. Era convinzione comune che gli angeli fossero i resti di qualche tecnologia genetica militare, sperimentata per qualche uso ora del tutto inimmaginabile. Dimenticata come tutto quello che era legato a quell’antico evento. Forse gli stessi Centri dei Morti erano tutto ciò che restava di qualche gruppo di guerrieri. Forse erano la guerra stessa… qualche effetto delle armi dei loro nemici… o delle loro stesse armi… che li avevano modificati… lasciandoli nel buio del cuore dell’edificio… a sussurrare a coloro che ancora si trovavano alla luce…
Lasciate che veniamo da voi. Perché dovreste permettere a coloro che vi sono superiori di fare ciò che vogliono di voi, privandovi di quello che vi meritate? Noi vi aiuteremo… lasciate che veniamo da voi…
Un brivido percorse la pelle di Axxter. Maledetto me. Si vide davanti l’immagine degli abitanti di quel settore quando erano ancora in carne, che tiravano i loro pesanti attrezzi, lavoravano enormi lastre di acciaio, perforando qualsiasi cosa si trovasse tra loro e l’oscurità del cuore del Cilindro… mente le loro menti andavano al voto unanime della riunione di settore… dove non avevano il diritto di dire nemmeno una parola, mentre nei loro occhi risplendeva la luce del desiderio…
Quella era stata una grande sorpresa per loro. Si chiese quanto ci avessero pensato su. Non è una grande idea, dopo tutto. Niente di eccezionale.
Ma alla fine avevano dovuto soddisfare la loro curiosità. Dovevano sapere a cosa realmente assomigliassero i Centri dei Morti. Persone orribili con gioielli sulla fronte, o semplici strisce di luce, oppure bambini dai capelli biondi con gli occhi spenti… le spaventose storie dell’infanzia tornarono alla mente di Axxter. Almeno lui aveva sentito quelle storie; quei poveracci no. E guarda cosa ne avevano ricavato.
Axxter rivolse di nuovo lo sguardo verso la zona incendiata, mentre l’odore di bruciato gli penetrava nelle narici. Si girò vero il bordo frastagliato del metallo vicino a lui, lo afferrò e si sollevò verso l’esterno.
Era ormai notte. Axxter si era allontanato il più possibile dalla zona distrutta prima che facesse buio. Anche a distanza di molti chilometri era visibile il metallo frastagliato, simile a una fila di denti digrignati verso il cielo. Aveva bisogno d’altro, una scena pacifica, mentre giaceva nel sicuro bivacco ancorato al muro, con le mani dietro alla testa e lo stomaco pieno dopo aver mangiato del cibo reidratato. La Norton pascolava a qualche metro di distanza, strappando con le sue proboscidi la vegetazione del muro. Io sono già a posto. Axxter si grattò lo stomaco riflettendo. Una giornata strana; guadagni scarsi, minori di quelli che mi sarei meritato, eppure… erano pur sempre guadagni. La parte bassa del suo intestino emise un gorgoglio che richiamava il rumore del serbatoio della moto.
Sopra, lontano dal muro, uno scuro cerchio argenteo: la Piccola Luna che orbitava intorno all’edificio, catturando solo tracce di luce dalla sommità e le sottili scie della perpetua attività delle Fiere Equatoriali. Aveva lasciato acceso il trasmettitore e teneva la testa chinata per poter udire qualsiasi segnale proveniente da stazioni a libero accesso. Una musica antica — i valzer Liebeslieder, qualcuno (o qualcosa?) chiamato “Lei Non Conosce La Mia Mente, Parte Seconda” dei Tampa Red — penetrò nel suo corpo e dentro le sue orecchie. Intervallata da spot pubblicitari — liste di bonus della Folla Devastante (gli fecero venire in mente la sorprendente fede di Guyer), nuovi film da comprare e guardare (forse gli angeli che facevano l’amore erano già in catalogo)… ma egli ignorò ogni cosa. Almeno ci provò. L’immagine di quelle figure che si muovevano nel cielo luminoso continuavano a tornargli alla mente.
— Bene, ho guardato dalla finestra e questo è ciò che ho visto…
Axxter ignorò quella vibrante voce umana che gli echeggiava nelle orecchie. Si allungò e prese la telecamera — dopo la fortunata combinazione della mattina l’aveva sempre a portata di mano — e la cullò contro il petto. Come se i dati del suo archivio fossero stati in carne e ossa. Magnificamente vicini, quasi da toccare.
— …un uomo, sulle mani e le ginocchia, stava facendo… facendo il pidocchio…
— Bene… in fondo oggi ho fatto dei soldi, non è vero? Mi merito una specie di premio per questo. Ecco come ci si deve trattare.
Poi nella sua mente gli tornò l’immagine di quando era un bambinetto di cinque anni… Axxter non sapeva se credeva davvero a quelle specie di visioni. Avrebbe preferito dimenticarsene, nel tentativo di essere allegro. Ma sapeva già quello che voleva. Si mosse a fatica e la fascia si restrinse improvvisamente. Spense il trasmettitore, temendo che potesse raggiungerlo qualcosa di peggio dei Tampa Red.
Aveva preso una decisione, suggerita dall’aumento del suo capitale bancario e dal lungo periodo che aveva trascorso da solo muovendosi sul muro. Due variabili che avevano causato una reazione prevedibile nella sua mente. Per un attimo la prevedibilità dei suoi desideri lo disgustò. Un idiota; fissava il vuoto scuotendo la testa. Sei un idiota. Perché continuava a cercarla?
Axxter tornò a guardare attentamente il territorio che circondava il bivacco. Sembrava abbastanza sicuro per concedersi un po’ di tranquillità; con un po’ di ottimismo, suppose. Non c’era nessuna gabbia di sicurezza da affittare nelle vicinanze, la tipica, consigliabile comodità quando si decideva di fare una bisboccia per liberare lo spirito dal corpo. Ma, in fondo, non c’era nessuno in quel settore che potesse inciampare nel suo corpo e farci qualcosa di strano. A meno che Guyer non fosse tornata indietro per qualche motivo… un pensiero affascinante; si chiese quale particolare ricordo avrebbe lasciato sul suo corpo se l’avesse incontrato addormentato e incosciente, mentre la sua mente si trovava da un’altra parte. Forse dei lividi e muscoli tirati in una posizione innaturale sarebbero stati il suo marchio scritto nella fatica dei tessuti. Forse non valeva la pena di allontanarsi, visto che qualsiasi difesa crollava quando la sua mente si disincarnava; forse avrebbe potuto nascondersi da qualche parte. Ma era molto improbabile che Guyer lo incontrasse. Se ne era andata da molto, dirigendosi verso i livelli alti. Con tutto il suo corpo. Peccato.
Solo il metallo lacerato, denti neri contro la notte, visibile sopra la curva del muro, lo preoccupava. Ma non abbastanza per fargli cambiare idea. Una debole radiazione, onde di calore delineavano i limiti frastagliati della zona distrutta. Qualunque cosa avesse provocato quella distruzione non avrebbe certo avuto dei problemi ad aprire una gabbia di sicurezza in cui era chiusa una parte di Axxter; si sarebbe, o si sarebbero, mangiata tutta quella dannata cosa. Mi arrostirebbero come uno spiedino. Naturalmente solo se loro — le altre due parole erano tornate nei recessi della sua mente, in modo che non potesse pronunciarle — avessero intenzione di uscire allo scoperto, sul muro, per cercarlo. E non sarebbe cambiato molto se fosse stato disincarnato oppure se fosse rimasto a sedere vigile, con gli occhi spalancati per tutta la notte e la pistola a portata di mano, aspettando che il sole squarciasse la barriera di nuvole. Così, si convinse e allontanò tutti i suoi dubbi, lasciando spazio ai suoi desideri e al fatalismo. Posso benissimo fare quello che voglio, senza dovermi preoccupare.