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— Ne ho avuto abbastanza della vostra merda, coglioni. Questa è la mia rete e tu e i tuoi degni compari non potete servirvene. E adesso che hai usato la linea abbastanza a lungo per permettermi di intercettare il luogo in cui ti trovi, ho intenzione di venire a prenderti a calci nel culo personalmente. Ci vediamo più tardi, stronzo.

Ancora silenzio, poi altre parole rosse. IMPULSO DI FELLONIA. E ci misero molto più tempo a scomparire.

Gesù Cristo. Il tono basso e freddo della donna l’aveva innervosito molto più di quello rabbioso che aveva usato all’inizio. Non aveva capito nemmeno la metà di quello che gli aveva detto.

Gli aveva promesso qualche azione violenta, anche se non sapeva di che tipo… Vaffanculo. A quel punto, di cosa doveva preoccuparsi? Il suo stato d’uomo morto lo isolava da tutto.

Aveva ancora il dito nella presa e ricevette una chiamata regolare.

— Ny… dove diavolo sei stato? — La voce di Brevis era eccitata, ma non nel modo che significava soldi. Piuttosto, panico. — Sono ore che cerco di beccarti!

— Qual è il problema?

— Devi muoverti, Ny; voglio dire immediatamente. Non hai tempo di studiare le rotte e il materiale necessario. Devi abbandonare subito quel posto, amico.

— Aspetta. Forza, calmati. — Le parole del suo agente si erano riversate su di lui troppo velocemente perché le capisse a fondo. — Cosa stai cercando di dirmi?

Gli arrivò il suono di un profondo respiro. — Azioni pesanti, Ny. Non avevo previsto una cosa simile. La Folla Devastante… hanno mandato gente a cercarti. Un megassassino è stato individuato alla Fiera Equatoriale dell’Est; sembra che stia venendo dritto verso di te. Non riesco a credere a quanto sia incazzata con te questa gente; è la prima volta in assoluto che personale di una tribù militare oltrepassa il confine della zona conosciuta. Non si è mai sentito niente di simile. Ny, si dice… che non abbiano intenzione di fermarsi fino a quando non ti avranno schiacciato come un verme.

Si sentì stordito. Come se non fosse già abbastanza nella merda. Ma quei tipi non si arrendono mai? Si erano già vendicati di lui. Era ora che si occupassero del resto del mondo.

— Da quanto? Quanto tempo fa ha oltrepassato il confine della Fiera?

— Non lo so di preciso… può essere stato quattro, cinque, anche sei ore fa. E secondo tutti i rapporti è piuttosto veloce. Quei megassassini possono davvero muoversi bene.

Axxter si chiese se fosse quello su cui aveva fatto le sue incisioni: il lavoro commissionato da Cripplemaker. Sarebbe stato in sintonia con il senso dell’umorismo dei guerrieri: farlo uccidere dal megassassino su cui aveva inciso le sue creazioni. L’ultima cosa che avrebbe visto, sarebbe stato l’emblema che lui stesso aveva disegnato. Sarebbe stato come essere uccisi dalla propria firma.

Ancora la voce bassa di Brevis. — Ny… devi muoverti in fretta. Ti hanno individuato grazie alla presa che hai usato per chiamare. Più tempo passerai lì intorno e più velocemente ti sarà addosso.

— Cristo…

— Ascolta, vattene. Qualsiasi direzione andrà bene; ma vattene. Farò tutto quello che posso — forse riuscirò a sapere da quale direzione ha intenzione di piombarti addosso — ma per il resto… devi essere tu a cavartela. D’accordo? E chiamami appena trovi un posto abbastanza lontano da cui riesci a comunicare.

Quando intorno a lui cominciò a vedersi la prima luce grigiastra, la presa circondata da anelli gialli era già lontana alle sue spalle, nascosta dalla curva dell’edificio. Nel buio, la sua scalata con il petto aderente al muro era stata lenta, mentre le corde si spostavano per assicurargli nuovi appigli.

Si fermò per riprendere fiato; il cuore aveva continuato a battergli in gola per tutto il tempo. Il panico di Brevis lo aveva contagiato, insinuandosi nella sua spina dorsale. Stai calmo… avrebbe potuto farcela se avesse mantenuto un passo costante e avesse continuato ad avanzare. Forse ce l’avrebbe fatta. Se fosse riuscito a raggiungere l’entrata del cunicolo che l’avrebbe condotto all’interno… l’apertura del tunnel che aveva calcolato… e forse, allora, avrebbe avuto una possibilità.

Il battito cardiaco era rallentato con la luce; muoversi nel buio l’aveva spaventato. Era come correre attraverso incubi in cui era tutto immobile. Respirò profondamente dalle narici l’aria fredda e proseguì il suo cammino.

Prima che questo lo colpisse, udì il sibilo di un cavo. Gli arrivò sulle scapole, immobilizzandolo al muro… poi un braccio intorno alla sua gola lo tirò indietro.

— Non ti muovere, stronzo. — La voce ringhiò nelle sue orecchie. Una voce di donna. Che aveva già sentito. Attraverso la giacca, avvertì qualcosa di appuntito contro le costole. Poi quella sensazione scomparve ed egli si vide una lucente lama di coltello vicino al viso. — Hai capito? Comportati bene.

La donna lo lasciò e Axxter girò la testa per guardarla.

Era seduta su un cavo annodato e si dondolava. Era una ragazzina, più giovane di lui, con i capelli scuri e raccolti. Lei lo guardò, partendo dagli stivali e risalendo lungo la sua figura.

— Non sei un viaggiatore di circuiti. — Usò la punta del coltello per grattarsi una guancia. — Certo. Tu dovresti stare dall’altra parte del Cilindro. Che cosa ci fai qui?

La voce che si era intromessa durante la sua visita con gli OloGiorni. Ora l’aveva di fronte in carne e ossa. — Non c’è bisogno che tu continui ad agitare quell’affare. — La lama lo infastidiva. — Se vuoi sapere qualcosa, basta chiedere.

Lei sorrise e infilò il coltello nella cintura. — Credevo che tu fossi uno degli stronzi di quella banda. È con loro che ce l’ho. — Si appoggiò al muro. — E allora, cosa succede? Stai cercando di tornare dall’altra parte? È così?

— Hai sentito parlare di me?

La donna scosse il capo. — Quello che fa la tua gente non è affar mio. Ho altre cose di cui occuparmi. Non sarei mai venuta fino a qui se tu non avessi usato una parte della mia rete di comunicazioni.

— La tua rete? — Ricordò alcune delle cose che gli aveva detto prima, quando era solo una voce. — E cos’era quell’impulso… qualcosa?

— Ah, sì: impulso Fellonia.

— Quindi tu sei, uhm, Felonius.

— Fellonia. La maggior parte delle volte, quando non sono qualcun altro.

Axxter guardò il muro, seguendo la lunghezza del cavo. Notò che spuntava da una parte sollevata della superficie del muro, abbastanza larga perché un uomo vi si potesse infilare. Bisogna che mi lavori questa qui. Valeva la pena di coltivare chiunque avesse conoscenze che potevano essergli utili.

— Sei uno dei fantasmi delle linee?

— “Fantasmi delle linee”… dammi l’opportunità di spiegarti. — Lo guardò con disgusto. — I fantasmi delle linee sono solo dei fenomeni, come la statica o qualcosa di simile. Sono solo delle eco sulle linee. Dovresti essere in grado di individuare la differenza tra un fantasma e un viaggiatore di circuiti.

— Oh! — Lui annuì. — Be’, ma cos’è un viaggiatore di circuiti?

Un sorriso di compatimento. — I viaggiatori sono persone come me, persone che possono fare delle cose. Possono fare cose con le comunicazioni, amico. Noi siamo nei sistemi. La gente come te si limita a fare chiamate che attraversano i circuiti, a lanciare segnali che si muovono. Ma voi assomigliate a topi che trovano la via perché hanno memorizzato il labirinto; tutto quello che vedete sono le pareti del dedalo, nient’altro. Il trucco sta nel portarsi sopra il labirinto, imparare a gestirlo e fare così quello che tu vuoi.

— Ho capito — Axxter non riusciva a mascherare la propria delusione. — Stai parlando di manipolazione telefonica. Intercettazioni, censure e roba simile.