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— “Uno di loro”… uno di loro chi?

— Lo sai benissimo. — Non voleva ancora pronunciare quelle parole.

— Intendi i Centri dei Morti?

Axxter annuì.

— Cristo onnipotente — Fellonia alzò lo sguardo al cielo. — È di questo che hai paura? E se anche lo fosse? Ti stai spaventando per niente, ragazzo. Non c’è proprio da preoccuparsi per la gente dei Centri dei Morti. Sono innocui.

Questo dimostra che è matta. O ignorante… forse non ha mai visto le cose che hanno fatto, come quel settore bruciato sull’altra parte dell’edificio. — Be’… per quanto ne so io le cose stanno in un altro modo.

Fellonia sbuffò ironicamente, considerandolo un idiota. — Ci sono un sacco di cose che credete di sapere. E nessuna è vera.

Irritato, Axxter distolse lo sguardo da lei, esaminando la superficie dell’edificio. L’ultima luce del tramonto stava svanendo e le nuvole erano tinte di un rosso sempre più scuro. Voleva allontanarsi dall’entrata del tunnel, senza però perderla di vista; se Sai e i suoi amici fossero usciti di lì, voleva avere un buon vantaggio su di loro.

Inoltre doveva occuparsi di un’altra cosa. L’aveva quasi dimenticata: forse per lo spavento di aver scoperto la vera natura di Sai. — Sai dove posso trovare una presa per le comunicazioni qui intorno?

— Devi fare una chiamata? Non ci sono problemi. So esattamente dove si trovano tutte le prese.

Axxter la seguì, spostandosi diagonalmente lungo il muro; la ragazza non sembrava abile nel muoversi con le corde, come se non le avesse mai usate molto. A un chilometro di distanza dall’entrata vide i cerchi gialli e concentrici che indicavano la presenza di una presa.

— Eccoti qui — Fellonia si fissò al muro vicino alla presa.

Non appena inserì il dito nella presa, Axxter scoprì che una chiamata registrata lo stava aspettando. NY, PUOI AVERE L’ESATTA POSIZIONE DEL MEGASSASSINO CHIEDENDO DIRETTAMENTE ALLA CHIEDI RICEVI. TIENITI IN CONTATTO, BREVIS. Era strano; il suo agente sapeva già quello che avrebbe voluto chiedergli. Probabilmente la Folla Devastante stava pubblicizzando le mosse del megassassino, giusto per tenere vivo l’interesse del pubblico e accrescere la loro reputazione. Puoi fuggire, ma non ti puoi nascondere… funzionava sempre.

Chiamando la Chiedi Ricevi scoprì che il megassassino si trovava ancora molto vicino alla Fiera Equatoriale, che aveva attraversato il giorno prima.

È ancora più strano. Axxter chiuse la comunicazione e si appoggiò al muro. Pensava che il megassassino fosse molto più vicino; non sarebbe stato affatto felice di sapere che era appena al di sotto della curva dell’edificio, che l’aveva già individuato e che era pronto a saltargli addosso, ma non si sarebbe affatto stupito di scoprire che le cose stavano proprio così. Quegli esseri non erano forse programmati per essere molto veloci? Aveva sempre sentito dire, che una volta messi in moto sono inarrestabili, perché accumulano velocità e colpiscono i loro bersagli sia per la forza dell’impatto, sia per tutti gli aggeggi trapiantati sui loro corpi che una volta erano stati umani. Questo sembrava che avesse adottato una velocità da crociera per raggiungerlo.

— E allora, qual è il problema? — Fellonia era riuscita a leggere il messaggio. — Questo significa che hai un attimo di respiro.

Axxter si rosicchiò un’unghia. — Semplicemente non ha senso. Se la Folla Devastante vuole sottolineare la tragicità di questa mossa, deve per forza desiderare che quell’essere mi raggiunga in fretta e che non si diverta a gironzolare da qualche parte sul muro.

— E tu saresti quello che sa sempre tutto? Ma non capisci cosa sta succedendo, esatto?

— Cosa vuoi dire?

Lei aprì le mani, con i palmi rivolti verso l’alto. — Ehi, forse questi megassassini non sono poi quello che si crede. O forse sono davvero forti, ma sono del tutto privi di altre abilità. Per esempio, potrebbero non essere così bravi nel seguire le tracce della gente. Potrebbe aver avuto difficoltà a trovare le tue… sei arrivato su questa parte dell’edificio per via aerea, non dimenticarlo.

Axxter scosse il capo. — Avrebbe dovuto avere la mia posizione grazie alla presa che ho usato per comunicare. Questa storia continua a non aver senso.

— Senso, senso… devi sempre preoccuparti di ogni piccola cosa, buona o cattiva che sia? Limitati a considerarti fortunato. Almeno per il momento.

Era facile per lei parlare così… Axxter l’osservò. — Ehi, da quanto tempo ci stavi seguendo?

Alzò le spalle. — Abbastanza.

— Hai sentito quello di cui stavamo parlando?

— Vuoi dire se ho sentito quello che ha detto Sai su di me? Sì, l’ho sentito. E allora? — Il suo sorriso divenne ancor più luminoso.

— Quel tipo ha ragione. No, non sono pazza, ma posso causare un sacco di guai. — Si allungò e afferrò un nuovo appiglio. — Ho degli affari di cui occuparmi. Ci vediamo!

Durante la notte, Axxter fu combattuto se chiamare o meno la Chiedi Ricevi e controllare se avessero raccolto altre informazioni utili. Alla fine decise che sarebbe stato meglio di no: ne aveva abbastanza per proseguire e poi qualunque altra notizia l’avrebbe confuso anche di più.

Appena ci fu abbastanza luce, si diresse di nuovo verso l’entrata. Durante le ore di buio in cui aveva aspettato, si era concentrato su qualsiasi rumore che provenisse da Sai o dai Centri dei Morti: una delle loro ululanti chiamate; ma non aveva sentito niente se non l’eterno silenzio dell’edificio. Ora, affacciandosi al bordo dell’ingresso, sbirciò nel buio, cercando un qualsiasi segno di movimento.

Ancora niente. Forza! Il rotondo bordo metallico si appannava col suo respiro. Forza, entra e guarda cosa trovi.

Forse Fellonia aveva ragione; forse non c’era nulla da temere dai Centri dei Morti. Sembrava sapere molte cose sulla zona della sera, molte più di quante non ne sapesse lui. I suoi affari l’avevano probabilmente condotta in ogni zona del Cilindro; in qualche modo lei era un’autorità. Sempre che non sia folle… quella era l’altra possibilità. Aveva solo la parola di Sai che non fosse pazza, che tutte le strane cose che diceva non erano frutto di una mente malata. Ma se Sai era un abitante dei Centri dei Morti, allora fino a che punto poteva fidarsi di lui? Forse anche Sai aveva le sue misteriose ragioni per far sì che lui reputasse Fellonia davvero in grado di fare quanto gli aveva detto; qualche perfido disegno che Axxter non aveva ancora compreso. Ma se non poteva fidarsi di Sai e Fellonia — e perché mai avrebbe dovuto? — allora non poteva credere a quello che Fellonia aveva detto sui Centri dei Morti…

Continuava a ripensarci, come in un vortice, nel buio profondo simile a quello dell’entrata del tunnel. Doveva fidarsi di entrambi, Sai e Fellonia, oppure di nessuno dei due.

Era uno spreco di tempo cercare di capire, lo sapeva. Comunque fosse, era ancora su quella parte dell’edificio e tutto quello che voleva — tutta la sua vita — era sull’altra, molto, molto lontano. Preoccuparsi di chi gli stesse mentendo, come se fosse un affare di stato, era solo un modo per evitare di entrare nell’oscurità spaventosa del tunnel. Lontano dalla luce, in quella infinita notte all’interno dell’edificio. Un territorio difficile e spettrale.

Oppure, avrebbe potuto scegliere di morire di fame là fuori. Axxter respirò profondamente e scivolò nel cunicolo. Lentamente si alzò in piedi, avvertendo una solida superficie orizzontale sotto ai piedi: era da molto che non provava quella sensazione. Si liberò immediatamente della continua tensione a cui era sottoposto quando si muoveva sul mondo verticale e fu una sensazione così piacevole da allontanare anche la paura.