Axxter si girò e vide Sai appoggiato alla parete.
— Cosa?
Sai sorrise e allargò le braccia. — Non hai intenzione di afferrare qualcosa e tirarmelo in testa, vero? Di urlare e scappare via? Non vedevo l’ora di qualche altro assalto da parte tua!
Axxter scosse il capo, osservando e aspettando.
— Bene — Sai annuì, visibilmente compiaciuto. — Forse adesso potremo condurre una discussione come persone normali. Vedi, è la strada migliore per capire come stanno davvero le cose, evitando che l’immaginazione cavalchi senza freni. In questo modo si riduce il rischio di lanciare accuse a chi sta solo cercando di farti un favore.
— Avevo le mie ragioni.
— Già, erano davvero buone ragioni. Solo un sacco di balle che ti hanno raccontato, che hai sentito così tante volte da crederci senza nemmeno rifletterci un po’. Ogni cosa che credevi di sapere… Devi stare molto attento a certa roba. — Con l’indice Sai gli indicò un punto alle sue spalle. — Hai rischiato di fotterti dei buoni rapporti con un sacco di gente che avrebbe potuto aiutarti parecchio. Nessuno qui in giro è interessato a te come lo sono io. Gli abitanti dei Centri dei Morti, come ci chiami tu… personalmente credo che il termine sia un po’ offensivo… gli altri hanno altro a cui pensare per occuparsi di questa roba.
Axxter era stanco, il suo cervello stordito dal tentativo di riordinare tutte le informazioni che aveva avuto grazie al collegamento procuratogli da Fellonia… e che erano così contraddittorie rispetto a quello che aveva sempre pensato. La voce fredda e razionale di Sai lo tranquillizzava; avrebbe potuto ascoltarlo per ore. Sapeva, però, che non gli rimaneva molto tempo.
Anche Sai lo sapeva. — Penserai a queste cose più tardi. Se ci sarà un più tardi per te. Non ci sarebbe alcuno scopo nel salvarti la vita se poi tu continuassi a vivere come un fottutissimo ignorante, incapace di pensare alle cose davvero importanti.
Axxter aprì gli occhi. — Per esempio?
— Questo è il tuo problema — Sai scosse il capo. — Non solo tuo, in realtà, ma di tutti quelli che abitano nella zona del giorno. C’è così tanto che non sapete, così tanto che non ricordate, che non sapete nemmeno da che parte cominciare, a cosa pensare, quali domande porre. Voi ragazzi che state sul verticale non siete diversi da quelli che vivono sull’orizzontale. Pensate di essere più in gamba solo perché continuate a muovervi lungo il muro e non sapete cosa vi accadrà il giorno successivo… ma siete comunque ignoranti quanto gli altri.
Lo stava tormentando, piuttosto che tranquillizzarlo; lo aveva scosso. — Quindi, suppongo che tu abbia un’enorme conoscenza, no? Perché non mi racconti ogni cosa? Visto che ti senti tanto male per me e tutti gli altri!
— Non servirebbe a niente. Non si può insegnare ai ciechi a vedere. Voglio dire, voi non vi guardate nemmeno intorno; non l’avete mai fatto. Come questo edificio, lo stesso Cilindro — Sai fece un gesto per indicare le pareti intorno a loro. — Voi ci vivete, dentro o sopra, ma non pensate mai a cosa sia. Ovviamente è una costruzione, un insieme di pezzi messi insieme, ma non vi chiedete mai perché sia stato costruito e da chi.
Axxter fece spallucce. — È stato costruito prima della Guerra.
— Eccoci di nuovo. Se c’è qualcosa che non sai, ti limiti a dire prima della Guerra e sei a posto. Non sai niente nemmeno di questa famosa Guerra… è solo il modo più comodo per liberarvi di tutto quello su cui non volete riflettere.
— A cosa servirebbe? Continuare a pensare a scemenze simili non mi servirebbe a risolvere i miei problemi. E ne avevo già abbastanza anche prima che mi succedesse quest’ultimo guaio.
— Ti correggo — Sai gli puntò un dito contro. — Avevi tutti i problemi che hai voluto. Voluto, ragazzo mio. Ti piaceva averne, così non avevi tempo per pensare ad altro, a tutte le cose molto più importanti che avete dimenticato. Il Cilindro è stato costruito per una ragione: la sua costruzione e quello che vi succede va contro ogni legge di fisica… solo pensare ai problemi termici connessi a una struttura di queste dimensioni è incredibile. Pensa all’aria che respiri, per esempio… voi ve la cavate parlando di vincoli atmosferici, senza però capire come diavolo funzionino. Ora, le trasgressioni fisiche in se stesse non sono una gran cosa, per ogni problema si può trovare una soluzione se si sa cosa si vuol fare, ma tu non ti chiedi mai perché qualcuno abbia voluto realizzarlo. Non è facile fare l’impossibile.
— Ma, se è impossibile, come si può fare? — Quel figlio di puttana voleva giocare con le parole. D’accordo.
Di nuovo sul viso di Sai comparve un sorriso crudele. — Forse tu ti limiti a pensare che l’“hanno fatto”. Forse l’hanno solo costruito per farti credere che esista un edificio grande come il mondo, sia che tu viva all’interno o all’esterno.
Axxter avvertiva il disprezzo dell’altro. — Piantala. Odio queste cazzate. Guardare il tuo ombelico fino a quando non ci cadi dentro… ho un sacco di cose più importanti a cui dedicarmi. Odio dovertelo ricordare, ma c’è un enorme e feroce bastardo che gira qui intorno cercando di ridurmi in poltiglia. Devo preoccuparmi di lui prima di potermi sedere e discutere di dannatissime questioni filosofiche. D’accordo?
L’altro alzò le spalle. — Fai come vuoi. È per questo che sono tornato qui… solo per darti una mano. Cosa ne pensi delle informazioni che hai trovato nei filmati scartati?
Axxter toccò il cavo accanto a sé. — Ti eri inserito nel collegamento?
Sai annuì. — Ma conoscevo già quel materiale. Volevo solo vedere la tua reazione. È piuttosto interessante, non è vero?
— Piuttosto pericoloso, vuoi dire… per loro. Perché dovrebbero lasciare quella roba in giro, con il rischio che qualcuno possa trovarla?
Sai sorrise. — Perché non sanno affatto di averlo lasciato in giro. Uno dei problemi delle vostre grandi organizzazioni, come la Folla, è che per sopravvivere sono costrette a strutturare sempre meglio le loro azioni in modo che diventino istintive e automatiche. Il meccanismo di eliminazione di alcune parti delle registrazioni era stato attivato prima che corrompessero la Chiedi Ricevi. Nessuno della Folla ha mai pensato che quei film corressero il rischio di essere divulgati visto che nessuno, a parte un gruppo di viaggiatori di circuiti, li aveva mai visti. Tu sei il primo che abbia qualche ragione per sfruttarli.
— Davvero? E come? Non vedo come potrei servirmene. Significa solo che mi trovo in un mare di merda molto più profondo di quanto avessi pensato.
— Cerca di non affogare. Potresti essere sorpreso dall’utilità che potrai ricavare, prima o poi, da simili informazioni — vere informazioni. — Sai si staccò dal muro. — Vuoi una dimostrazione? Vieni con me e l’avrai.
Condusse Axxter lungo un tunnel dal soffito basso. — Puoi stare tranquillo qui dentro. Quei megassassini non sono equipaggiati per questi ambienti: c’è molto calore e fonti elettromagnetiche che confondono i loro sensori. Quello che ti sta inseguendo sta ancora cercando di riconquistare il proprio equilibrio, studiando questo labirinto. Appena ci avrà capito qualcosa, smetterà di girovagare senza meta e ti sarà addosso in un attimo. Quindi dovremmo smettere di farci menate e vedere di farti trovare la strada giusta. — Si fermò vicino a un pannello della parete di un cunicolo e sollevò un drappo lacero e macchiato d’olio. — Dai un’occhiata.
Axxter abbassò la testa, sforzandosi di vedere nel buio; dopo qualche secondo scorse Fellonia, accucciata su un letto di stracci. Il suo respiro era lento e tranquillo.
— Non è lei — Sai lasciò ricadere la tenda. — Come sono soliti raccontare circa gli abitanti dei Centri dei Morti: non è più qui. Ha solo lasciato il suo corpo. Uno dei suoi corpi. Capisci? — E gli indicò un linea telefonica che correva sotto la tenda. — Si sta occupando dei suoi affari dall’altra parte, in uno degli altri corpi di cui si è impossessata. Ne è una collezionista. Se sapesse che conosco questo suo nascondiglio, si infurierebbe.