Poi ci fu l’impatto. Per un attimo sentì le dita del megassassino intorno alla schiena, mentre la ruota anteriore della moto si schiantava sul petto di quell’essere. Fu circondato dalla luce e dall’aria: il vento gli accarezzava le braccia e le gambe ed egli capì di essere sfuggito alla presa del megassassino. Questo ululò ed egli lo udì; non era un urlo di rabbia, ma di paura e spavento mentre cadeva, sbalzato via dall’entrata del settore. Aveva sempre creduto di essere immortale.
Davanti agli occhi di Axxter tutto divenne rosso; alcuni pezzi di metallo si staccarono dalla moto e gli colpirono le sopracciglia. Ma tenne duro, aggrappandosi al serbatoio. La moto mantenne la propria direzione ancora per un po’, volando nello spazio, distante dall’edificio.
Poi si girò e Axxter poté vedere il Cilindro. Lentamente, il cavo si tese al massimo. Per un attimo divenne una linea retta, una perfetta linea nera che solcava l’aria. Si aggrappò ancora più forte alla moto, le gambe e le braccia si strinsero ai pezzi di metallo. Se fosse riuscito a tener duro, se il cavo non si fosse spezzato, se fosse sopravvissuto al viaggio di ritorno verso il muro…
Con una nota acuta, più alta del rombo del vento, il cavo si ruppe.
Lasciò andare la moto. Il megassassino era sparito, caduto tra le nuvole. Ora voleva liberarsi di qualunque cosa. Spalancò le braccia e reclinò il capo all’indietro: in cuor suo provò un’improvvisa ondata di gioia. Un’altra figura, la cui sagoma si stagliava in un fascio di luce, uscì dalle nuvole e si diresse verso di lui. Axxter tentò di raggiungerla, ma era troppo lontana, e proseguì la sua caduta.
16
Si stava muovendo, lentamente ma con ritmo costante, verso la parte alta del muro, quando udì il rombo di una moto provenire dal basso. Si guardò alle spalle con un sussulto e vide un viso familiare sorridergli da sopra il manubrio.
— Ehy, Ny! — Guyer Gumble lo salutò con la mano. — Stai fermo lì! — Si precipitò verso di lui.
Gli si fermò accanto e spense il motore. Il suo sorriso divenne ancora più ampio e fiero, assolutamente deliziato. — Cristo, Ny, speravo proprio di trovarti qui fuori. Come diavolo stai?
Si appoggiò alle corde, allontanandosi dal muro, scrollò le spalle e tentò di sorridere. — Sto bene, credo. Almeno sono tutto d’un pezzo — Non si era sentito così dolorante nemmeno il giorno prima, quando era rinvenuto legato al muro; ogni sua parte sembrava essergli stata strappata e poi rimessa insieme e tenuta unita solo dal sacco della sua pelle. Era l’effetto dell’impatto contro il megassassino. Era stato felice quando aveva potuto smettere di sputare il sangue che gli arrivava in bocca.
— Timido figlio di puttana… hai avuto avventure a destra e a manca, non è vero? Hai idea di quanto sei diventato famoso?
Axxter scosse il capo. — Vuoi dire che sono famoso per aver attraversato tutto l’edificio? — La donna doveva aver seguito tutta la storia, immaginò lui, attraverso i programmi d’intrattenimento. Guyer scoppiò in una risata. — Per quello e molte altre cose. Stai andando ai livelli alti?
— Già — Axxter annuì e quel movimento gli fece comparire dei puntini rossi davanti agli occhi. — Devo vedere il mio agente. — Aveva già incontrato una presa e aveva cercato di chiamarlo, ma in cambio aveva ottenuto solo un silenzio mortale. Tutto quel casino doveva aver provocato qualche danno.
— Ti ci vorrà un gran pezzo per arrivare, arrampicandoti in quel modo. Forza, sali; ti darò un passaggio. Anch’io sto andando da quelle parti.
Riuscì ad arrampicarsi nel sidecar e ad allacciarsi le cinture di sicurezza. La sua giacca si sollevò e Guyer intravvide i suoi lividi.
— Stai bene? Sembri un po’ sconvolto.
— Sto bene. — Si sistemò nell’abitacolo. — Più o meno.
La donna mise in moto e si diresse verso l’alto. Axxter si girò a guardare. Aveva fatto ben poca strada da quando era partito. Poteva ancora vedere le corde con cui Lahft, o forse un altro angelo, l’aveva assicurato al muro: era svenuto quando l’avevano aiutato. Forse era diventato lo sport favorito degli angeli quello di afferrarlo ogni volta che cadeva verso le nuvole. Per ben due volte era stato fortunato: non se la sarebbe sentita di fare un terzo tentativo.
— Stai per entrare nel bel mezzo dell’azione, Ny. — Gli urlò Guyer per coprire il rumore del motore e del vento. — Tutto l’edificio è in subbuglio, dalla testa ai piedi. Ogni cosa è sottosopra, ragazzo.
Axxter si sporse verso di lei. — Perché? Che sta succedendo?
La donna sogghignò. — Te ne accorgerai, ragazzo. Quando arriverai là sopra. Il tuo agente ti metterà al corrente di tutto.
La testa gli faceva troppo male per riuscire a fare delle ipotesi. Si appoggiò comodamente allo schienale e chiuse gli occhi.
— Ny, Cristo, che piacere vederti! — Brevis lasciò la sua scrivania per andare a stringere la mano di Axxter. — Non sapevo che diavolo ti fosse accaduto, se tu fossi vivo o morto. Ma ho continuato a sperare.
Axxter lasciò che il suo agente lo facesse accomodare. — Che cazzo sta succedendo qua intorno? — E indicò la porta. — Cos’è, una rivolta o qualcosa di simile? — Non qualcosa di simile, lo sapeva bene: era proprio una rivoluzione. Arrivare dal punto in cui l’aveva lasciato Guyer fino all’ufficio di Brevis era stato più difficile di quanto pensasse: folle urlanti insorgevano e si vedevano fiammate di spari ed esplosioni. Aveva individuato almeno una mezza dozzina di tribù militari impegnate a combattersi a vicenda. Procedere scivolando lungo i muri gli era sembrata la cosa più saggia da fare. C’era qualcosa di molto grosso in ballo, era ovvio.
— Non hai sentito niente? — Brevis tornò a sedersi dietro alla sua scrivania. — Ah, certo che non hai sentito… visto che eri in viaggio — E indicò il muro con entrambe le mani. — È così Ny: il grande momento. La rivoluzione. Ogni cosa è lì, pronta per essere presa. L’intera struttura di potere del Cilindro è collassata. Alleanze, trattati… è saltato tutto. Ci sarà parecchio casino qui intorno per un po’ — Si appoggiò allo schienale con le mani incrociate dietro alla testa. — Indipendentemente da quello che ti accadrà, Ny, almeno tu avrai la soddisfazione di sapere che in qualche modo quello che hai fatto ha cambiato le cose.
— Io? Cos’ho fatto io? Non ho fatto niente che abbia provocato tutto questo. — Piegò il capo verso la porta: da dietro si potevano udire i rumori della rivolta.
— Non te l’ha detto nessuno? È stata la tua piccola trasmissione, Ny. Voglio dire, è stata un’idea grandiosa usare quell’angelo per riflettere i segnali… quando questi hanno colpito questa zona del Cilindro, tutti si sono chiesti cosa stesse succedendo, così tutti si sono impegnati a ricostruire quello che avevi fatto. E quando dico tutti, intendo proprio tutti; ogni tribù militare che si fosse mai fatta fare dei lavori grafici e chiunque altro avesse accesso a biofogli programmati.
— Di cosa stai parlando?
— Non capisci, Ny? — Brevis sorrise. — Tu non ti sei limitato a inviare la tua trasmissione alla Folla Devastante, l’hai trasmessa a tutti. Il segnale non era codificato secondo i canoni della Piccola Luna… sono i codici a limitare la ricezione dei messaggi solo ai destinatari desiderati. Senza il codice, il tuo segnale è stato trasmesso del tutto liberamente. Ogni pezzo di biofoglio attivo che esista su questa parte dell’edificio ha incominciato a ricevere tutto il materiale che hai messo insieme, quei nastri e tutto il resto. Non si è trattato di un piccolo segreto tra te e la Folla Devastante: tutti hanno visto le prove della cospirazione tra la Folla e l’Atroce Amalgama. Non appena i loro rispettivi alleati e simpatizzanti hanno capito cos’era successo, il gioco è stato fatto. Ecco il perché del casino che c’è là fuori.