“Voi avete permesso che i sacerdoti governassero la vostra esistenza. Io invece vi dico che voi stessi dovete prendere le redini della vostra vita!
“Voi credete che i sacerdoti siano dotati di poteri soprannaturali. Io invece vi dico che non hanno poteri che voi stessi non siate in grado di esercitare!
“Voi credete che i sacerdoti vengano scelti per servire il Grande Dio e per trasmettere i suoi ordini. In verità, se mai da qualche parte esiste davvero un dio, ciascuno di voi nel suo cuore di ignorante lo conosce meglio del più potente arciprete.
“Vi è stato insegnato che il Grande Dio governa tutto l’universo, il cielo e la terra. Io invece vi dico che il Grande Dio non esiste!”
Come colpi di frusta, quelle frasi brevi e taglienti sferzavano ogni angolo della Grande Piazza, costringendo gli occhi di tutti verso di lui. Nessuno, però, capiva quelle parole, se non il fatto che erano molto diverse da quelle che venivano solitamente pronunciate dai ministri del culto. Facevano paura. Facevano quasi male. Ma esercitavano una forza di attrazione irresistibile. Ovunque, uomini e donne cercarono con lo sguardo il sacerdote più vicino e, non ricevendo alcun ordine in senso contrario, si affrettarono in direzione di Jarles.
Il quale, adesso, si guardava attorno sconcertato. Era convinto che lo avrebbero zittito all’istante e il suo unico scopo era stato quello di dire più cose possibili, o meglio, di dare finalmente libero sfogo alla sua rabbia, anche se per pochi secondi.
Ma non accadde nulla. Nessuno dei suoi fratelli sacerdoti si precipitò verso di lui, o si comportò come se stesse succedendo qualcosa fuori dall’ordinario. E la sua rabbia implacabile continuò a parlare per lui.
— Cittadini di Megateopoli, quello che sto per chiedervi di fare vi costerà molto. Vi costerà molto più del lavoro in miniera, anche se non vi chiederò di alzare neppure un dito. Voglio che voi ascoltiate le mie parole e che poi le soppesiate per vedere se sono vere, che giudichiate il valore di quanto dico e che agiate di conseguenza. Voi forse non capite neppure il significato di quello che vi sto dicendo, ma dovete sforzarvi di farlo. Soppesare le mie parole per vedere se dico la verità? Significa semplicemente confrontarle con quanto accade nella vostra vita quotidiana, non con quello che vi è stato detto. Giudicare? Significa decidere se volete qualcosa oppure no dopo aver appreso di che cosa si tratta. Io lo so che i preti vi hanno detto che questo è sbagliato, ma voi dimenticatevi dei preti! Dimenticate che io indosso questa veste rossa. E ascoltate, ascoltate!
Adesso era chiaro che la Gerarchia sarebbe intervenuta. Non gli avrebbero permesso di pronunciare una sola parola di più! Senza volerlo sollevò gli occhi sulla statua del Grande Dio. Ma l’idolo, imperturbabile, non prestava alcuna attenzione a quanto accadeva nella Piazza, non più di quanta un essere umano avrebbe potuto prestarne a uno sciame di formiche attorno a un grumo di zucchero.
— Voi tutti conoscete la storia dell’Età dell’Oro — stava già dicendo Jarles, con la voce vibrante di segreti da svelare. — La sentite ripetere tutte le volte che vi recate alla Cattedrale. In origine, il Grande Dio aveva donato a tutti gli uomini poteri divini, affinché potessero vivere come in paradiso, senza faticare né soffrire. Ma con il passare del tempo, nel loro cuore ingrato germogliò il seme dello scontento. Nella loro insoddisfazione, gli uomini pretendevano sempre di più; peccavano in tutti i modi possibili e immaginabili e vivevano nel vizio e nella lussuria. Ciò nonostante, nella sua misericordia, il Grande Dio tratteneva la sua ira, sperando che si pentissero e ritornassero sulla retta via. Ma un giorno, spinti dal loro orgoglio malvagio, gli uomini cercarono di prendere d’assalto il cielo stesso, con tutte le sue stelle. Allora, come i sacerdoti non si stancano mai di ripetervi, il Grande Dio si levò nella sua saggezza e nella sua ira, e separò coloro che avevano peccato dai pochi che ancora obbedivano alle sue sante leggi e riunì questi ultimi nella Gerarchia, concedendo loro poteri soprannaturali ancora più grandi. Gli altri, i peccatori, il Grande Dio li umiliò, li gettò nella polvere e diede alla Gerarchia potere su di loro, cosicché coloro che di propria spontanea volontà non avevano vissuto secondo virtù fossero costretti a farlo con la forza! Poi decretò che la sua Gerarchia scegliesse ogni anno fra gli uomini quelli che per la loro natura giusta e retta fossero degni di accedere al sacerdozio, e condannasse gli altri a una vita di beata ignoranza e di duro lavoro, sotto la guida gentile ma inflessibile, dei preti, che sono la Gerarchia.
Fece una pausa e studiò minuziosamente i volti che lo fissavano.
— Tutto questo voi lo sapete già a memoria, ma nessuno di voi immagina neppure lontanamente quale sia la verità che si cela dietro questa storia!
Se la rabbia non lo avesse spronato a continuare, forse Jarles avrebbe smesso di parlare e se ne sarebbe ritornato nel Santuario e nelle sue cripte, tanto stupida era la reazione dei cittadini, che dimostravano di non capire proprio niente, o peggio, di fraintendere ogni parola. Dapprima si erano mostrati soltanto scioccati e confusi, benché attenti come sempre; poi, quando lui li aveva invitati a riflettere e a giudicare, un’ombra di apprensione aveva offuscato il loro sguardo, come se paventassero che quella tiritera non fosse nient’altro che il preambolo all’assegnazione di qualche nuovo lavoro, più duro, nel senso letterale della parola, di quello nelle miniere. La storia dell’Età dell’Oro li aveva un po’ acquietati, perché la conoscevano bene, ma quell’ultima frase li aveva gettati di nuovo in uno stato di ansioso e ottuso sconcerto.
Ma che cos’altro poteva aspettarsi? Tutt’al più poteva sperare di riuscire a piantare i serpi della dialettica nella testa di uno solo di quei cittadini!
— Un tempo esisteva l’Età dell’Oro, questo è vero, anche se, per quanto ne so io, gli uomini lavoravano e soffrivano anche allora. Ma almeno godevano tutti di un po’ di libertà e stavano per conquistare altri diritti. Ma la strada verso la libertà è irta di pericoli, tanti pericoli, e a un certo punto gli scienziati si spaventarono e… ma voi non sapete nemmeno che cosa sia uno scienziato, vero? Così come non sapete che cosa sia un medico, un avvocato, un giudice, un insegnante, uno studioso, uno statista, un dirigente o un artista. Perché i sacerdoti sono tutte queste cose, perché la Gerarchia ha riunito tutte le professioni, tutte le classi privilegiate in una sola. Voi non sapete esattamente nemmeno che cos’è un sacerdote! Perché dovete sapere che a quei tempi esistevano diverse religioni, intendo dire nell’Età dell’Oro e nelle epoche che l’hanno preceduta; l’uomo ha adorato un dio fin da quando ha cominciato la sua lotta per innalzarsi e per diventare, con l’aiuto delle mani e del cervello, signore di questo pianeta. Ma in quelle religioni i sacerdoti si occupavano solo di cose spirituali e morali, per lo meno nelle epoche della storia in cui erano buoni e saggi. Tutto il resto lo lasciavano nelle mani di uomini che esercitavano altre professioni. E non usavano la forza.
“Ma di questo vi parlerò dopo. Adesso voglio spiegarvi chi erano gli scienziati e come finì l’Età dell’Oro. Uno scienziato è un pensatore, cioè una persona che studia il modo in cui accadono le cose. Lo scienziato osserva le cose: poi, se sa che una certa cosa può accadere e che gli uomini la desiderano, a volte è capace, pensando e lavorando duramente, di far sì che quella determinata cosa accada. Non c’è magia in tutto questo, capite? E gli scienziati non hanno poteri soprannaturali. Loro si limitano a osservare, a pensare e a lavorare.”
A poco a poco Jarles aveva smesso di domandarsi come mai nessuno lo zittisse. Pensava soltanto a scegliere le parole giuste e al modo migliore per ficcarle in testa a quegli uomini e a quelle donne che lo fissavano a bocca aperta. Avrebbe fatto qualunque cosa pur di vedere i loro occhi illuminarsi!