Quando tacque notò che un piccolo sacerdote grasso, con una fascia nera intorno al braccio, stava timidamente guardando nella loro direzione. Si teneva a una certa distanza ed era piuttosto nervoso, quasi non riuscisse a decidere se presentarsi e, forse, chiedere un favore. Ma più che incoraggiarlo, il modo con cui l’Uomo Nero e Sharlson Naurya lo fissarono dovette spaventarlo, perché girò sui tacchi si allontanò di corsa.
— Ma io conosco quel sacerdote — disse Naurya. — Era quello che…
— Io lo conosco meglio di te — la interruppe l’Uomo Nero. — È Fratello Chulian. Il caro, piccolo Fratello Chulian. Mite, gentile, pieno di buone intenzioni anche, ma assolutamente egoista, come tutti i suoi simili del resto. Quando pensi che dovremo reinserire persone come lui nelle loro famiglie di origine, o per lo meno nella collettività, senza dimenticare che i cittadini comuni, come tu ben sai, non sono certo molto più generosi d’animo… Decenni di lavoro infame e sterile li hanno resi aridi, duri… Ma di questo abbiamo già parlato. Non credi che avrò bisogno di aver vicino qualcuno che mi conforti negli anni ingrati che ci attendono?
Si voltò e guardò Sharlson Naurya con estrema franchezza.
Lei gli restituì uno sguardo altrettanto franco. Per un attimo, l’espressione grave e stanca del suo viso si sciolse in un sorriso. Poi, scosse lentamente la testa e distolse gli occhi dai suoi. L’Uomo Nero seguì la direzione del suo sguardo.
Era fermo all’estremità del terrazzo più alto, la schiena rivolta verso di loro, gli occhi fissi nel vuoto. Indossava ancora la veste rossa di sacerdote del Quarto Circolo.
— Sì, penso che tu abbia ragione — ammise a malincuore l’Uomo Nero dopo qualche istante. — Immagino che anche lui si meriti qualcosa dopo quello che ha passato. E non credo che il governo provvisorio vorrà condannarlo a morte per l’omicidio di Asmodeo. Sì, ho capito quali sono le tue intenzioni. D’accordo! — concluse con una certa irritazione.
Lei annuì. — Per tutta la vita non ho pensato ad altro che a vendicarmi — disse sommessamente. — Credo di conoscere le pene internali che ha sofferto in questi giorni. Questa mattina, dopo che era tutto finito, ha tentato di uccidersi. Gli ho fatto promettere…
L’Uomo Nero fece per andarsene e allora lei aggiunse: — In ogni caso, tu avrai sempre il tuo senso dell’umorismo a consolarti.
— Sì — riconobbe lui. — Ma ci sono situazioni in cui il senso dell’umorismo non serve a un granché.
Detto questo si voltò per andare via. Ma una figura curva, vestita di stracci, con un cappello a punta calcato sulla testa, che saliva zoppicando dai terrazzi inferiori, agitò il bastone per fargli segno di aspettare. Al suo passaggio i cittadini comuni facevano ala, profondendosi in ossequiosi inchini. Sembravano sollevati nel vedere finalmente qualcuno che aveva innegabilmente l’aspetto di una strega.
— Stupidi babbei! — sbottò Madre Jujy con disprezzo, quando, quasi senza fiato, raggiunse il terrazzo più alto. — Mi si inchinano davanti come se fossi un arciprete o qualche altra mostruosità! E pensare che fino a ieri erano tutti pronti a bruciare Madre Jujy!
— Salute, veneranda Madre — disse l’Uomo Nero. — Non gradisci l’omaggio che ti è dovuto? Desideri qualcosa? Parla, per me ogni tuo desiderio è un ordine.
— Forse sono venuta a riprendermi la mia pinta di sangue — disse la strega con aria cupa.
— Oh Madre Jujy — replicò l’Uomo Nero, interrompendo il fiorito ringraziamento in cui si stava profondendo Dickon. — Quella pinta di sangue è la più preziosa del mondo. Se dovessimo restituire la Cattedrale alla sua antica funzione, darei ordine che venisse conservata come la più sacra delle reliquie.
— Stupidaggini! — esclamò Madre Jujy. — Sono una vecchia donna perversa e mi piacciono le cose abbiette. È solo per questo che gli ho permesso di giocare al vampiro — disse guardando Dickon di traverso. — No, non sono venuta qui per farmi adulare. Voglio sapere che cosa ne sarà di me adesso.
— Penso che potresti esserci di grande aiuto — disse l’Uomo Nero pensosamente. — Avremo bisogno del tuo… saggio punto di vista, e i cittadini avranno bisogno più che mai di quei consigli che tu sola sai dare loro. Una specie di ufficiale di collegamento, insomma…
Ma Madre Jujy scosse energicamente la testa. — Io sono una strega e una strega rimango! E voglio anche dirti che non mi piace per niente quello che sta succedendo! I tuoi uomini stanno andando in giro a dire alla gente che Satanas non esiste!
— Proprio così, Madre Jujy. La Gerarchia e la Stregoneria non esistono più.
— Non mi piace. Se incomincerete a rivelare i vostri segreti finirete male. È sempre stato così.
— Temo che tu abbia ragione — disse l’Uomo Nero.
Con il rombo sordo di un tuono che rotola lontano, la testa del Grande Dio rovinò nella Piazza.