«Non ce l’ho con lei», disse Jack il Ciccione alla stampa in occasione dell’udienza. «Non mi deve nulla. Nessuno di noi deve niente a nessuno se non vuole. Io sono un anarchico. Mi piacciono i tipi duri come lei. E comunque non andrò in prigione. Sono troppo grasso. Morirei. E sarebbe una punizione crudele e insolita.»
Laura non rivelò loro il nome dell’uomo che aveva portato nella casa di Carter Brenkshaw, nelle prime ore del mattino dell’11 gennaio, l’uomo a cui era stata curata la ferita d’arma da fuoco. Disse semplicemente che era un suo caro amico che si trovava a casa sua quando i killer erano arrivati. Laura continuò a insistere sul fatto che era solo un innocente spettatore, la cui vita sarebbe stata rovinata se lei lo avesse coinvolto in quella sporca faccenda e lasciò intendere che era un uomo sposato con il quale aveva avuto una relazione. Superfluo procurargli altre sofferenze. Si stava riprendendo molto bene dalla ferita.
Le autorità fecero pressioni per sapere di più di questo amante, ma Laura non mutò opinione e a un certo punto dovettero rinunciare perché poteva contare sui migliori legali del paese. Non credettero mai alla versione che l’uomo misterioso fosse il suo amante. Non ci misero molto ad appurare che il legame fra lei e suo marito, morto appena un anno prima, era foltissimo, e che non si era del tutto ripresa dallo choc. Nessuno perciò riuscì a credere che avesse potuto allacciare una relazione all’ombra del ricordo di Danny Packard.
Non riuscì nemmeno a spiegare perché nessuno dei killer avesse un documento d’identificazione, né perché fossero vestiti tutti nello stesso modo. Non seppe dire perché fossero stati costretti a rubare un’auto, né perché fossero stati presi dal panico nella cittadina di Palm Springs fino al punto di uccidere un poliziotto. Sui corpi di due uomini erano stati trovati dei segni che potevano far pensare a delle cinture molto strette, anche se non c’era traccia di un tale accessorio, e neanche in questo caso Laura poté spiegare nulla. Chi poteva sapere, disse, quali erano le ragioni che portavano uomini come quelli a compiere delle azioni antisociali? Quello era un mistero che anche i più famosi criminologi e sociologi non avrebbero saputo spiegare in modo adeguato. E se gli esperti non riuscivano a far luce sulle ragioni più profonde che stavano alla base di un comportamento così antisociale, come ci si poteva aspettare che lei fornisse una risposta a un mistero molto più banale ma anche più insolito quale la scomparsa di una cintura? Messa a confronto con la donna a cui era stata rubata la Toyota e che sosteneva che quegli uomini erano degli angeli, Laura ascoltò quell’esposizione dei fatti con vivo interesse, rimanendone persino affascinata, ma successivamente chiese alla polizia se avessero intenzione di farle ascoltare le sciocche fantasie di tutti quelli che si interessavano al suo caso.
Oppose una volontà granitica, ferrea.
La sua volontà era d’acciaio.
Non riuscirono a spezzarla. Le autorità la martellarono implacabilmente. Dopo diversi giorni erano in collera con lei. Dopo diverse settimane erano furiosi. Dopo tre mesi la detestavano e volevano punirla perché non tremava di paura di fronte al loro potere. Dopo sei erano stanchi e dopo dieci annoiati. Nel giro di un anno si costrinsero a dimenticarla.
Nel frattempo, ovviamente, avevano visto in Chris l’anello più debole. Invece di tartassarlo, come avevano fatto con lei, scelsero la tattica del falso affetto, dell’astuzia e dell’inganno per indurlo a rivelare ciò che non erano riusciti a sapere da sua madre. Ma quando gli fecero domande sull’uomo misterioso, raccontò tutto di Indiana Jones, Luke Skywalker e Han Solo. Quando cercarono di strappargli qualche dettaglio di ciò che era avvenuto nel deserto, si dilungò nel racconto di Sir Tommy Rospo, fedele servitore della regina, che si era stabilito nella soffitta di casa loro. Quando cercarono di carpirgli almeno un indizio che potesse far luce sul luogo dove lui e sua madre avevano trovato rifugio e su ciò che avevano fatto, in quei sedici giorni dal 10 al 27 gennaio, il bambino disse: «Ho dormito per tutto il tempo. Ero in coma. Credo di aver avuto la malaria o forse persino la febbre gialla e ora soffro di amnesia proprio come Willy il Coyote quando Beep-Beep gli lanciò sulla testa un macigno». Alla fine, stanco, Chris disse: «Questa è una faccenda privata. Avete idea di che cosa sia una faccenda privata? Di questo posso parlare solo con mia madre e non riguarda nessun altro. Se cominci a raccontare i segreti di famiglia a degli estranei, in men che non si dica ti ritrovi a non sapere dove andare quando vuoi tornare a casa».
A complicare la situazione, Laura Shane fece pubblicamente le sue scuse a tutti coloro che aveva derubato o a cui aveva arrecato danno nei vari tentativi di sfuggire ai suoi inseguitori. Alla famiglia a cui aveva rubato la Buick donò una nuova Cadillac. Al possessore della Nissan a cui aveva sottratto le targhe, regalò una nuova Nissan. In ogni caso restituì più di quanto aveva preso, conquistandosi in quel modo degli amici.
I suoi vecchi romanzi vennero ristampati più volte e alcuni riapparvero nella classifica dei best seller. Le principali case cinematografiche si contesero i diritti di quei pochi romanzi che ancora non erano stati venduti. Circolarono voci, forse incoraggiate dal suo stesso agente, ma molto probabilmente vere, che gli editori stessero facendo la fila per avere la possibilità di pagarle un anticipo record per il suo prossimo romanzo.
2
Quell’anno Stefan Krieger sentì terribilmente la mancanza di Laura e Chris, anche se la sua vita nella villa dei Gaines, a Beverly Hills, era piuttosto confortevole. L’ospitalità era superba e il cibo delizioso. Jason si divertiva a insegnargli come potevano essere manipolati i film nella fase di montaggio e Thelma era un pozzo di simpatia.
«Senti, Krieger», gli disse un giorno mentre oziavano sul bordo della piscina, «forse preferiresti essere con loro, forse ti stai stancando di stare nascosto qui. Ma considera l’alternativa. Avresti potuto rimanere bloccato laggiù, nella tua era, dove non esistevano sacchetti di plastica, la biancheria fosforescente, i film di Thelma Ackerson e le repliche di Gilligan’s Island. Non puoi che essere soddisfatto di trovarti qui, in questa era illuminata.»
«È solo che…» Guardò per un attimo lo scintillio dei raggi del sole sull’acqua. «Se prima avevo una minima possibilità di conquistarla, be’, adesso temo di averla persa.»
«Non puoi comunque conquistarla, Herr Krieger. Non è un bel vaso di ceramica che puoi vincere alla lotteria. Una donna come Laura non può essere conquistata. È lei a decidere quando vuole concedersi, e questo è tutto.»
«Non sei molto incoraggiante.»
«Essere incoraggiante non è il mio lavoro…»
«… lo so…»
«… il mio lavoro…»
«… sì, sì…»
«… è la commedia. Nonostante il mio aspetto raccapricciante, probabilmente avrei lo stesso successo come prostituta, perlomeno in uno sperduto villaggio di tagliaboschi.»
A Natale Laura e Chris andarono nella casa dei Gaines. Una nuova identità era il regalo che Laura aveva in serbo per Stefan. Nonostante le autorità non avessero smesso di controllarla per gran parte dell’anno, era riuscita, attraverso via traverse, a ottenere una patente, la previdenza sociale, carte di credito e un passaporto a nome di Steven Krieger.
La mattina di Natale Laura glieli diede confezionati in una scatola. «Tutti i documenti sono validi. In Endless River ci sono due personaggi che sono in fuga e hanno bisogno di una nuova identità…»
«Sì», disse Stefan. «L’ho letto. Tre volte.»