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Però, non era neppure una realtà benevola; altrimenti lui non avrebbe dovuto subire il colpo di calore e l’anestesia. Doveva trattarsi di qualcosa di impersonale.

Una moneta, invece della liscivia.

Erano sempre sostituzioni?

Dunque… Una “lei” invece di una palla da golf. Una moneta invece della liscivia. Ma il calore? L’etere? Il lombrico?

Andò alla finestra, guardò fuori. Il sole caldo pioveva sul prato verde e lui si accorse che la vita era meravigliosa; e se avesse affrontato la faccenda con calma, senza lasciarsi sopraffare, poteva ancora godersela.

Ormai aveva un filo conduttore.

La periodicità.

Segui il filo con calma. Snodalo. Svincola la mente dal carosello vertiginoso. E forse la risposta verrà.

Sedette sull’orlo del letto e si tastò la tasca, in cerca del blocchetto e della matita. C’erano ancora. E c’era anche il foglio dove aveva scritto gli appunti. Studiò questi attentamente.

Con calma.

In fondo all’elenco scrisse “9,05”. Poi aggiunse la parola “liscivia” e tre puntini. La liscivia si era trasformata in… che cosa? Aprì una parentesi e cominciò a scrivere tutte le parole che potevano servire a descrivere una moneta: moneta, soldo, disco… Ma erano termini generici. Quella doveva avere un nome specifico.

Forse…

Premette il pulsante che accendeva una lampadina, dall’altra parte dell’uscio, e un attimo dopo una chiave girò nella toppa e la porta si aprì. Era un infermiere, questa volta.

Charlie gli sorrise. — Salve — disse. — Mi servite la colazione, qui, o mangio il materasso?

L’infermiere rise e sembrò sollevato. — Certo. La colazione è pronta; ve la porto subito.

— E… ehm…

— Sì?

— Vorrei dare un’occhiata a un dizionario. Non ne avreste uno a portata di mano?

— Credo di sì. La biblioteca della clinica non è molto ricca, ma un dizionario dovrebbe esserci.

— Magnifico! Grazie.

Ma quando l’uomo fu uscito, la chiave girò di nuovo nella toppa.

La colazione arrivò mezz’ora dopo e il dizionario soltanto a metà mattina. Charlie si domandò se i medici si fossero riuniti per discutere sui pericoli nascosti in una pubblicazione del genere. Comunque, alla fine arrivò.

Charlie aspettò che l’infermiere se ne fosse andato, poi mise il grosso volume sul letto e cercò l’illustrazione a colori che presentava le principali monete dei vari paesi. Prese di tasca la monetina di rame, la posò sulla pagina aperta e cominciò a confrontarla con i pezzi della figura, specialmente con quelli dei paesi balcanici. No, tra i pezzi di rame non c’era niente di somigliante, Provò con le monete d’argento. Sì, una corrispondeva. Rumena. L’iscrizione era identica, solo il valore era diverso.

Charlie cercò la tavola numismatica. Sotto Romania…

Restò senza fiato.

Impossibile!

Eppure era proprio così.

Impossibile che le sei cose che gli erano capitate fossero state…

Col respiro affannoso per l’eccitazione, consultò l’indice delle illustrazioni in fondo al dizionario, trovò la pagina riservata agli uccelli e cominciò a cercare tra le anitre. Petto macchiato e collo corto, con una striscia più scura che iniziava appena sopra gli occhi…

Capì di aver trovato la risposta.

Aveva scoperto il fattore che, oltre alla periodicità, legava tra loro i vari avvenimenti. Se si poteva applicare a tutti, ne sarebbe stato sicuro. Il lombrico? Diamine, certo! E rise. L’ondata di calore? Evidente. E la faccenda del golf… Questo era più difficile, ma con un po’ di riflessione ci arrivò.

In quanto all’etere… Si bloccò per un poco. Passeggiò su e giù per un pezzo, prima di trovare una soluzione, ma ci riuscì.

Bene. E adesso? Che cosa doveva fare?

La periodicità…

La volta prossima sarebbe stato alle… alle 12,15 di sabato mattina, esattamente.

Continuò a riflettere. L’insieme sembrava assolutamente incredibile. Era più duro mandar giù la risposta, che il problema. Eppure, tutto corrispondeva.

E allora, non star lì a dirti che si tratta di una cosa incredibile! Agisci! … Ma che farai? Come arriverai là, per farglielo sapere?

Forse… Forse potresti approfittare del fenomeno stesso?

Il dizionario era ancora lì, e Charlie fece scorrere l’indice dei nomi geografici. Sotto “H” …

Ecco! C’era una cittadina che gli offriva una doppia probabilità! E a una distanza di appena centocinquanta chilometri.

Se solo fosse riuscito a uscire da quel posto…

Suonò il campanello e venne l’infermiere.

— Ho finito col dizionario — disse Charlie. — Sentite, potrei parlare del mio caso col medico di turno?

Per combinazione, il medico di turno era ancora il dottor Palmer, e stava appunto recandosi da lui.

Diede una vigorosa stretta di mano a Charlie e gli sorrise. Buon segno, no?

Be’, se riusciva a mentire in modo abbastanza convincente…

— Dottore, mi sento benissimo, stamattina — disse. — E, sentite, mi sono ricordato di un particolare che voglio riferirvi. Qualcosa che mi capitò domenica, un paio di giorni prima che mi portassero all’ospedale.

— Di che si tratta?

— Ora ricordo benissimo che andai a fare una nuotata. E questo spiega le bruciature che avevo in tutto il corpo martedì mattina. E forse anche altre cose. Avevo preso in prestito l’auto di Pete Johnson… — Palmer avrebbe controllato quel particolare? Forse no! — … e smarrii la strada. Trovai un laghetto e mi tuffai dalla riva. E credo di avere picchiato la testa sul fondo, perché poi ricordo soltanto di essermi risvegliato in città.

— Ehm… — disse il medico — e allora si spiegano le scottature e forse anche…

— Strano che me ne sia ricordato soltanto stamattina quando mi sono svegliato… Credo…

— Io l’avevo ben detto — dichiarò Palmer — che non poteva esserci nessuna relazione tra quella scottatura di terzo grado e lo svenimento! O meglio, c’era solo in un certo senso. Voglio dire che se avete picchiato la testa tuffandovi… Charles, sono proprio contento che ve ne siate ricordato. Almeno ora conosciamo la causa che vi ha spinto ad agire così, e possiamo curarvi. Anzi, forse siete già guarito.

— Credo di sì, dottore. Adesso mi sento benissimo. È come se mi fossi appena svegliato da un incubo. Credo di aver fatto la figura del cretino un paio di volte. Ricordo vagamente di aver comprato dell’etere; e poi, c’era della liscivia… Ma sono tutte cose capitate come in sogno, e adesso la mia testa è limpida come l’acqua. Stamattina mi è sembrato che una nube si dissipasse, e poi mi sono sentito meglio.

— Meno male, Charles — sospirò Palmer. — Non vi nascondo che eravamo preoccupati. Naturalmente dovrò discuterne coi miei colleghi, e dovremo esaminarvi molto accuratamente, ma credo…

Vennero gli altri medici, gli fecero un’infinità di domande, ed esaminarono attentamente il cranio; ma la lesione causata dal colpo contro la roccia, seppure c’era stata, sembrava completamente guarita. Comunque, non riuscirono a trovarla.

Non fosse stato per il tentativo di suicidio della sera prima, se ne sarebbe potuto andare dall’ospedale immediatamente. Così, invece, insistettero perché restasse in osservazione altre ventiquattr’ore. Charlie si accontentò. Sarebbe uscito il venerdì pomeriggio. E la “cosa” doveva succedere solo a mezzanotte e un quarto. Alle 0,15 di sabato mattina, esattamente.