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Tuttavia, prima di mangiarseli avidamente, alzò la metà superiore e diede un’occhiata all’interno, in ciascuno dei due. Non sapeva che cosa si aspettasse di trovarci, oltre a una fetta di prosciutto cotto, burro e una foglia di lattuga; ma se, invece di quegli ingredienti, ci avesse trovato magari una moneta cinese con un foro al centro, non si sarebbe meravigliato eccessivamente.

Il pomeriggio trascorse tranquillo, invece, e Charlie ebbe il tempo di riflettere a piacimento. E perfino di compiere qualche ricerca. Ricordava che lì era stato stampato, parecchi anni prima, un testo di entomologia. Andò a prendere la copia in archivio e sfogliò diligentemente il volume in cerca di un verme con le ali. Trovò alcuni insetti che potevano essere scambiati per vermi, ma nessuno che assomigliasse sia pure vagamente a un lombrico con aureola.

Nessun verme volante.

Non c’erano, d’altra parte, libri di medicina dove si potesse accertare come fosse possibile riportare scottature solari in una giornata senza sole.

Cercò poi “tael” nel dizionario, e trovò che era l’equivalente di “liang”. E che un “liang” ufficiale equivaleva a un ettogrammo.

Niente che gli fosse di aiuto.

Poco prima delle sei fece il giro e salutò ciascuno personalmente, perché l’indomani sarebbero iniziate le sue due settimane di vacanza. I saluti furono complicati dagli auguri affettuosi per le prossime nozze, che sarebbero state celebrate entro la settimana seguente.

Dovette stringere la mano a tutti, tranne la Peste, che avrebbe visto ancora parecchie volte prima del matrimonio. Anzi, lasciò l’ufficio con lei, perché era a cena dai Pemberton.

Fu una cena tranquilla, riposante, piacevole, che gli diede un senso di benessere quale non provava più dalla domenica precedente. Lì, nel porto tranquillo della casa di Jane, le cose assurde che gli erano capitate sembravano tanto lontane, così incredibilmente fantastiche, che finì per dubitare che fossero accadute davvero.

E si sentì intimamente, completamente convinto che tutto era finito. Non c’è due senza tre, dice il proverbio, no? Se fosse successo ancora qualcosa… Ma non sarebbe successo niente.

Non accadde niente, quella sera.

Jane, sollecita, lo spedì a casa alle nove perché potesse andarsene a letto presto. E gli augurò la buonanotte con un bacio talmente tenero ed efficace, che lui si incamminò con la testa avvolta in nuvole color di rosa.

Ma, all’improvviso, un pensiero orribile si affacciò alla sua mente, materializzandosi, per così dire, dal nulla: il guardiano del museo era stato sospeso e avrebbe perso tre giorni di paga, per la faccenda dell’anitra nella bacheca! E se della faccenda dell’anitra era, sia pur indirettamente, responsabile lui, Charlie, non aveva forse il dovere di andare dal direttore del museo e di spiegare che il dipendente era del tutto innocente e che non doveva essere punito?

In fin dei conti, era stato lui, accennando alla possibilità di ripetere l’esperimento col sarcofago invece che con la bacheca, a spaventare quel povero diavolo al punto da confonderlo del tutto. Il disgraziato aveva poi raccontato una storia talmente sconnessa che nessuno gli aveva creduto.

Ma… era davvero colpa sua? Aveva il dovere…

Ecco che di nuovo andava a sbattere contro il muro dell’impossibile. Cercando di risolvere quello che non poteva essere risolto.

E improvvisamente capì di essere stato un debole a non rompere il suo fidanzamento con Jane. Quello che era accaduto tre volte nel breve lasso di tempo di una settimana, poteva, anche troppo facilmente, capitare di nuovo.

Perdinci! Magari durante la cerimonia nuziale! Supponiamo che avesse allungato la mano per prendere l’anello e tirato fuori invece un…

Dalle rosee regioni della felicità, alla nera palude della disperazione la distanza era breve: giusto la lunghezza di un isolato.

Charlie fu sul punto di fare dietro-front e tornare dai Pemberton per confessare subito tutta la verità, ma poi cambiò idea. Sarebbe passato invece da Pete Johnson.

Forse Pete…

Segretamente sperava che lui lo convincesse a tornare sulla sua decisione.

8

Pete Johnson aveva davanti a sé una bottiglia di “sherry”. La bottiglia era già dimezzata, e l’umore di Pete era diventato più amabile del solito.

Rifiutò anche solo di ascoltare Charlie, fino a che il suo ospite non ebbe mandato giù un bicchiere di quel nettare e non si fu seduto al tavolo, con un altro bicchiere pieno davanti.

— Bene — disse poi. — E adesso dimmi che cosa c’è.

— Ascoltami, Pete. La faccenda del lombrico la sai già. C’eri quasi, quando mi capitò. E sai che cosa m’è successo martedì mattina, mentre andavo in ufficio. Ma ieri… be’, mi è capitato di peggio. Almeno direi. Perché c’è andato di mezzo anche un poveretto che non c’entrava. L’ha vista anche lui, l’anitra.

— Quale anitra?

— Nella bacheca del museo… Ma aspetta, sarà meglio che ti racconti dal principio.

Raccontò tutto dal principio, fino alla notizia riportata dal giornale, e Pete lo ascoltò pazientemente.

— Be’ — disse alla fine — se l’hanno scritto anche sul giornale, la cosa è diversa. Le allucinazioni questa volta non c’entrano. E senti, io proprio non capisco perché tu debba preoccuparti tanto. Mi sembra che tu ingrandisca dei fatti di nessuna importanza.

Charlie mandò giù un altro sorso di sherry, accese una sigaretta e domandò speranzoso: — Perché?

— Ecco, ti sono successe tre cose strane, è vero. Ma se le consideri separatamente, una per una, non sono poi così straordinarie. Ciascuna può avere una sua spiegazione molto semplice. Il tuo sbaglio è di insistere a cercare una spiegazione unica per tutt’e tre. Perché dovrebbero per forza essere in relazione tra loro? Tu, come ripeto, prendile separatamente…

— Prendile tu — disse Charlie. — Quale sarebbe la spiegazione tanto semplice?

— Il primo fatto è una bazzecola. Avevi digerito male e hai avuto un’allucinazione. Capita anche nelle migliori famiglie, un’allucinazione ogni tanto. Oppure (ti lascio il beneficio della scelta) hai visto un nuovo tipo di insetto. Ci sono probabilmente migliaia di insetti che non sono ancora stati classificati. Ogni anno qualcuno viene ad aggiungersi alla lista.

— Uhm… — disse Charlie. — E la faccenda del colpo di calore?

— Be’, i medici mica possono sapere tutto. Ti sei infuriato vedendo quel carrettiere che frustava il cavallo, e la rabbia ha avuto un effetto negativo sul tuo organismo. Qualcosa è andato fuori posto. Forse ne ha risentito la tua ghiandola termodermica.

— Che cos’è la ghiandola termodermica?

Pete rise. — L’ho inventata io. Ma perché non potrebbe esserci? I medici ne trovano sempre di nuove, oppure scoprono che quelle vecchie hanno funzioni insospettate. E nel corpo c’è qualcosa che si comporta come un termostato e mantiene costante la temperatura della pelle. Può darsi che il congegno si sia guastato per un attimo. Guarda che cosa può fare una ghiandola pituitaria a nostro vantaggio o a nostro danno. Per non parlare delle paratiroidi, della pineale e delle surrenali…

“Non prendertela, Charlie. Bevi un altro goccio di sherry. Ed ora, consideriamo la faccenda dell’anitra. Se ci pensi senza tener presenti anche le altre due, non ha proprio niente di emozionante. Si tratta certo di uno scherzo fatto da qualcuno che lavora al museo. È una semplice coincidenza che la cosa sia capitata mentre tu ti trovavi lì.”

— Ma la bacheca…

— Al diavolo la bacheca! Possono aver trovato qualche espediente. Mica l’hai controllata coi tuoi occhi, e sai benissimo come sono i giornali. Guarda che cosa sono capaci di fare certi prestigiatori. Oppure, non è stato soltanto uno scherzo. Forse qualcuno l’ha messa lì dentro con uno scopo preciso; ma perché pensare che quello scopo abbia qualche relazione con te? Sei un egocentrico, ecco cosa sei.