«Guasta,» disse l'uomo, guardandola gravemente prima di gettarla nella scatola degli attrezzi. Dal cassetto superiore di questa prese un rettangolo di plastica sottile sul quale alcune parti di ricambio erano state fissate, e cominciò a inserirle nel circuito TV. «Tutto fatto in casa,» disse. «Devo saccheggiare i vecchi televisori antiquati per mantenere in efficienza dei televisori ancora più vecchi. Devo perfino fondere e trafilare io stesso il filo da saldare. Per fortuna, dovevano esserci un paio di miliardi di televisori, nel nostro paese e, tra questi, un sacco dei modelli più recenti hanno circuiti stampati.» Accese il televisore, e la musica tuonò nella stanza. «Ecco fatto. Sono quattro D per la mono d'opera.»
«Ladro!» disse Sol. «Vi ho già dato trentacinque dollari.»
«Quelli erano per le parti di ricambio. La mano d'opera è in più. Per godersi i piccoli piaceri della vita bisogna essere disposti a pagarli.»
«Mi occorre solo la riparazione,» disse Sol porgendo il denaro. «Della vostra filosofia faccio a meno. Siete un borsaiolo.»
«Io invece mi ritengo solo uno spogliatore di tombe elettroniche,» disse l'operaio, intascando le banconote. «Se volete vedere dei ladri veri venite con me dai demolitori di apparecchi radio.» Si gettò a tracolla la cassetta degli attrezzi e uscì.
Erano quasi le otto. Pochi minuti dopo una chiave girò nella serratura e Andy entrò, stanco e accaldato.
«Hai proprio il sedere pesante,» disse Sol.
«Vorrei vedere il tuo, dopo una giornata come questa. Non puoi accendere un po'? Qui dentro è buio come in un forno.» Si trascinò sino alla poltrona accanto alla finestra e vi si lasciò cadere.
Sol accese la lampada al centro della stanza e aprì il frigorifero. «Niente Gibson, stasera. Sto razionando il vermouth finché non riesco a farne dell'altro. Ho il coriandolo, la radice di iris e tutto il resto, ma prima devo fare seccare un po' di salvia, non è buono senza la salvia.» Prese una caraffa brinata e richiuse il frigorifero. «Ma ho messo un po' d'acqua a ghiacciare e l'ho tagliata con un po' di alcool che ti brucerà la lingua in modo che tu non senta il sapore dell'acqua, e inoltre ti ridarà energia.»
«Fammi assaggiare!» Andy sorseggiò la bibita e riuscì ad emettere un sorriso riluttante. «Mi spiace di averti risposto male, ma ho avuto una giornata d'inferno. E non è finita!» Annusò per l'aria. «Cosa c'è di buono in pentola?»
«Esperimento di economia domestica. E non mi è costato nulla, con le tessere della Previdenza. Forse non te ne sei accorto, ma il nostro bilancio alimentare va a rotoli, da quando c'è stato l'ultimo aumento.» Aprì un cestino e mostrò a Andy una sostanza granulare che c'era dentro. «È un nuovo miracoloso prodotto fornito dal nostro generoso governo e chiamato Ener-Gi-A. Che te ne pare, come nome? Caniccio e odioso, no? Contiene vitamine, minerali, proteine, carboidrati…»
«Tutto, tranne un sapore…»
«Più o meno. L'ho messo nei fiocchi d'avena. Dubito che li possa peggiorare, perché in questo momento comincio a odiare anche i fiocchi d'avena. Questa porcheria, l'Ener-Gi-A, è l'ultimo ritrovato della scienza. La balena del plancton…»
«La… che cosa?»
«Va bene che non apri mai un libro, ma la TV, non la guardi mai? C'è stato un programma di un'ora, sull'argomento della balena del plancton. Un sottomarino atomico trasformato in laboratorio, procede in mare come se fosse una balena, aspirando il plancton, quei microscopici organismi di cui (ti meraviglierà saperlo) la balena si nutre. Voglio dire le tre balene rimaste ancora al mondo. I più piccoli organismi esistenti, che fanno vivere i più grossi. Bel simbolo, non trovi? Comunque, il plancton viene aspirato sino a un setaccio, l'acqua è risputata fuori, e il plancton viene pressato in piccole mattonelle e stivato nel sottomarino fino a carico completo, dopodiché torna a terra, lo scaricano, poi ti manipolano quelle mattonelle di plancton e viene fuori l'Ener-Gi-A.»
«Signore Iddio! Scommetto che puzza di pesce.»
«Scommessa non raccolta.» Sol sospirò poi servì i fiocchi d'avena. Mangiarono in silenzio. L'avena con l'Ener-Gi-A non era poi così cattiva come aveva temuto, ma neanche molto buona. Appena terminata, Sol si sciacquò la bocca con la miscela di acqua e alcool.
«Cosa dicevi, che la giornata non è ancora finita?» chiese Sol. «Hai turno doppio, quest'oggi?»
Andy tornò accanto alla finestra. Un leggero alito di vento agitava l'aria umida ora che il sole era tramontato. «Più o meno. Sono stato assegnato a un servizio speciale per un po' di giorni. Ti ricordi quel delitto di cui ti avevo parlato?»
«Big Mike, la canaglia? Chiunque l'abbia ammazzato è un benemerito dell'umanità.»
«La penso anch'io così. Ma le sue amicizie politiche sono più interessate di noi nella faccenda. Hanno interpellato qualche pezzo grosso, hanno tirato alcuni fili e così il commissario ha telefonato di persona al tenente e gli ha detto di assegnare a quel delitto un agente investigatore, a tempo pieno, per scoprire il colpevole. Siccome il rapporto l'avevo firmato io, sono stato assegnato al caso in questione. E Grassy, quel porco, me l'ha detto solo al momento in cui ho timbrato il cartellino d'uscita. Mi ha affidato l'incarico e mi ha caldamente raccomandato di mettermi al lavoro subito, insomma già da questa sera. Cioè adesso…» Si alzò stiracchiandosi.
«È una bella prospettiva, no?» disse Sol strofinandosi la barba. «Lavoro indipendente, padrone di te stesso, lavori quando vuoi, e ti copri di gloria.»
«Mi coprirò di ben altro se non trovo qualcosa al più presto. Sono tutti lì, col fucile spianato, fanno pressione sulla polizia perché le ricerche proseguano. Grassy me l'ha detto chiaramente: o trovo subito il colpevole, o torno a rimettermi la divisa di agente di pattuglia e vado a perlustrare Shiptown.»
Andy si recò nella sua camera e aprì il lucchetto dell'ultimo cassetto del canterano. Vi teneva una scorta di munizioni, un certo numero di documenti personali e i ferri del mestiere, come la torcia elettrica di dotazione. Era una di quelle torce a generatore meccanico, che funzionava comprimendolo su e giù col dito, e quando Andy la provò, ebbe la conferma che emetteva un buon raggio luminoso.
«E ora dove vai?» chiese Sol quando Andy uscì di nuovo. «All'assalto della fortezza?»
«Per fortuna che tu non sei un poliziotto, Sol. Con le tue nozioni in fatto di investigazione criminale, in città si commetterebbero delitti a man salva…»
«Non se la cavano mica male anche senza il mio aiuto.»
«… e noi saremmo assassinati nel nostro letto. Niente assalto alla fortezza, io vado ad interrogare la ragazza.»
«Ah! La cosa diventa interessante! Posso chiederti quale ragazza?»
«Una tale di nome Shirl. Un pezzo di figliola. Era l'amica di Big Mike, viveva con lui, ma non era in casa quando l'hanno fatto fuori.»
«Ti occorre un assistente? Guarda che sono in gamba io, per il lavoro notturno.»
«Piantala Sol, non sapresti che farne, se l'avessi qui. Non gioca nel nostro girone. Bagnati i polsi con l'acqua fredda e vai a dormire.»
Con la torcia accesa, Andy evitò i mucchi di rifiuti e altri detriti gettati nel pozzo delle scale. Fuori, la folla e il caldo erano quelli di sempre. Riempivano la strada giorno e notte. Si augurava un bell'acquazzone, che cacciasse l'uno e l'altra, ma il bollettino meteorologico non prometteva nulla di simile. Diceva: nessun cambiamento.
Charlie gli aprì la porta di Chelsea Park con un educato: «Buonasera, signore.» Andy si diresse all'ascensore, poi cambiò idea e proseguì verso le scale. Voleva dare un'occhiata alla finestra della cantina di notte per vederla sotto la stessa luce in cui l'aveva vista il ladro quando era entrato. Sempreché fosse entrato in quella maniera. Ora che gli era stato ufficialmente assegnato il compito di scoprire l'assassino, doveva vagliare ogni particolare in modo esauriente e cercare di ricostruire tutto il delitto. Era possibile arrivare dall'esterno sino alla finestra senza essere veduto? In caso negativo il delitto era stato preordinato all'interno, e allora si dovevano interrogare gli impiegati dell'amministrazione e tutti gli inquilini.