«Tiratemi su,» disse Andy. «Sono mezzo cotto.» Afferrò la mano del portiere e si arrampicò. L'atrio era fresco e scuro dopo il caldo rovente del fossato. Si asciugò il viso con il fazzoletto.
«Non c'è un posticino per sedersi e chiacchierare un po'?»
«Nella stanza dei guardiani, signore. Seguitemi.»
Vi trovarono due uomini, uno dei quali indossava la divisa del palazzo, l'altro era Tab. «Va' alla porta, Newton,» ordinò il portiere. «Vuoi andare anche tu, Tab?»
Tab guardò il poliziotto. «Certo, Charlie,» disse, e seguì il guardiano.
«Abbiamo un po' d'acqua, qui, ne volete un bicchiere?» chiese il portiere.
«Magnifico,» disse Andy lasciandosi cadere sulla sedia. Prese la caraffa di plastica, ne bevve mezza d'un sol flato, poi sorseggiò il resto. Davanti a lui vi era una finestra dal vetro grigio che dava nell'atrio. Non ricordava di aver visto alcuna finestra mentre entrava. «È un vetro a specchio?» chiese.
«Esatto, è per la protezione degli inquilini. Da questa parte è trasparente, dall'altra fa funzione di specchio.»
«Avete visto in che punto ero nel fossato?»
«Sì, signore, mi sembravate proprio di fronte alla finestra che è stata scassinata.»
«Difatti. Vi sono arrivato attraversando il fossato, venendo dal vialetto posteriore. Una volta nel fossato mi sono arrampicato sulla finestra. Credete che di notte avreste potuto scorgermi?»
«Ma io…»
«Ditemi sì o no. Non vi sto tendendo un tranello.»
«L'amministrazione del caseggiato ha già un impianto di sicurezza nel palazzo, ma è il sistema di allarme che non è ancora a posto. No, io non credo che avrei potuto vedervi, signore, laggiù al buio.»
«Pare anche a me. Credete quindi che qualcuno avrebbe potuto introdursi nel palazzo, in quella maniera, inosservato?»
Charlie socchiuse gli occhi porcini, come per chiedere aiuto.
«Suppongo di sì,» ammise finalmente, «l'omicida avrebbe potuto entrare così.»
«Benone. Quella stanza della cantina è proprio quella che permette di entrare nel palazzo. È facile arrivare fino alla finestra. E poi il circuito di allarme è tagliato, insomma ogni elemento è in favore di una rapina. Chiunque sia stato, avrebbe potuto segnare la finestra con quel cuore, in modo da poterla ritrovare dall'esterno. Ciò significa che prima era stato dentro il palazzo, probabilmente per esaminarlo in vista di un colpo da fare.»
«Forse,» ammise Charlie, e sorrise timidamente. «E forse aveva fatto quel segno dall'interno dopo che era entrato, soltanto per confondervi e farvi credere che tutto era stato architettato nel palazzo stesso.»
Andy annuì. «Ragionate bene, Charlie. Ma tuttavia il segno può essere stato fatto prima dall'interno, e io devo lavorare su questa ipotesi. Voglio un elenco completo di tutte le persone attualmente impiegate presso l'amministrazione, tutte quelle nuove e anche quelle che hanno lasciato l'impiego in questi ultimi due anni. Poi un elenco degli inquilini attuali e di quelli precedenti. Chi me lo può dare?»
«Il direttore del palazzo, signore, ha un ufficio qui sopra. Volete che vi ci porti?»
«Sì, fra un minuto. Prima ho bisogno di un altro bicchiere d'acqua.»
Andy era in piedi davanti alla porta d'ingresso dell'appartamento di O'Brien, e fingeva di essere assorto nell'elenco dei nomi che gli aveva fornito il direttore del palazzo. Sapeva che Shirl lo avrebbe guardato nella TV della porta, e cercava di apparire preoccupato e indaffarato. Quando era uscito, al mattino, lei dormiva. Non avevano più parlato della notte precedente, e non si poteva dire che in quella notte avessero parlato molto. Non si sentiva imbarazzato, questo no; era soltanto il fatto che tutta quella faccenda aveva ancora in sé un sapore di irrealtà. Lei in quell'ambiente era al suo posto, lui no. E se lei si comportasse ora come se nulla fosse accaduto, o se non vi facesse neppure allusione, poteva lui prenderne l'iniziativa? No, non poteva. Aspettò un bel po' e la porta rimase chiusa. Forse Shirl non era in casa? No, perché Tab, la sua guardia del corpo era in portineria, il che voleva dire che lei era nell'appartamento. Era successo qualcosa? Era forse tornato l'assassino? Che idea assurda. Eppure Andy si mise a battere ripetutamente sulla porta.
«Non la sfondare,» disse lei aprendo. «Stavo facendo le pulizie e non ho sentito il campanello.» I suoi capelli erano annodati a turbante ed era a piedi nudi. Era nuda anche una buona parte della sua persona perché indossava solo un reggiseno d'un verde pallido e un paio di calzoncini dello stesso verde. Era meravigliosa.
«Mi spiace, non sapevo,» disse tutto serio.
«Be' non ha molta importanza,» disse lei ridendo. «Non fare quella faccia lunga.» Si sporse e gli diede sulla bocca un bacio rapido ma ardente. Prima che lui potesse reagire lei era scappata ed era già a metà corridoio. Quei calzoncini erano davvero molto corti e molto tondi. Nel momento in cui sentì lo scatto della porta che si richiudeva alle sue spalle, si accorse di essere molto felice. L'aria era deliziosamente fresca.
«Ho quasi finito,» disse Shirl, e si udì il miagolio caratteristico di un motorino. «Ne ho per un minuto appena, e poi metto a posto tutto quel disordine.» Quando entrò nel soggiorno, vide che Shirl passava l'aspiratore sul tappeto. «Perché non ti fai una doccia?» gli gridò per farsi sentire oltre il rumore dell'aspiratore. «La fattura dell'acqua la pagherà Mary O'Brien, quindi non hai da preoccuparti.»
Una doccia, pensò tutto eccitato. «Ora che conosco Mary Haggerty sarò felice di mandarle la fattura,» gridò, e tutti e due scoppiarono a ridere.
Attraversando la camera da letto, Andy ricordò che quella era la camera nella quale O'Brien era stato ucciso. La sera prima quell'idea non gli era venuta. Povero O'Brien, doveva essere stato un bel porco, da vivo, poiché nessuno deplorava la sua morte o se ne rattristava. Compresa Shirl. Come l'aveva giudicato? Ora non aveva più importanza. Lasciò cadere i suoi indumenti sul pavimento e tastò l'acqua con la mano.
Vi era un rasoio con una lama nuova nell'armadietto ed egli si mise a canticchiare allegramente mentre lo lavava sotto il rubinetto per toglierne i peli grigi, prima di insaponarsi il viso. Per chissà quale ragione, “indossare i panni del morto” non gli procurava il minimo imbarazzo. In verità era piuttosto compiaciuto. Il rasoio scivolava dolcemente sulla sua pelle.
Quando Andy, rivestito, tornò nel soggiorno, l'apparato delle pulizie era scomparso e Shirl si era sciolta i capelli e rifatta il trucco. Aveva invece conservato il due pezzi, e Andy le fu silenziosamente grato. Non aveva mai visto ragazza più carina… macché carina! più bella!… in tutta la sua esistenza. Gli sarebbe piaciuto dirglielo, ma era proprio quel tipo di cosa che gli riusciva difficile dire ad alta voce.
«E se bevessimo qualcosa di freddo?» gli chiese.
«Ufficialmente sono in servizio… o vorresti per caso corrompermi?»
«Ti posso dare una birra, ne ho messo nel frigorifero. Ci sono almeno venti bottiglie da finire e a me francamente non piace.» Si voltò nell'arco della porta e sorrise. «E poi tu stai lavorando, mi stai interrogando, non sono forse uno dei testimoni essenziali?»
Il primo sorso della birra ghiacciata giù per la gola gli procurò un intenso piacere. Shirl si sedette di fronte a lui, sorseggiando un kofee freddo. «Come va l'inchiesta… se non è un segreto professionale?»
«Non c'è nulla di segreto. Va piano, come tutte le inchieste. Non ti lasciare illudere dai gialli della TV. L'opera della polizia è una cosa ben diversa. In generale è un lavoro monotono, c'è da camminare molto, andare in un sacco di posti, prendere degli appunti, scrivere dei rapporti e poi sperare che un informatore venga a raccontarti tutto.»