«So che cosa sono gli informatori; ma non esistono nella realtà, non è vero?»
«Se non esistessero potremmo tutti chiudere bottega. La maggior parte delle nostre pizzicate le dobbiamo a indicazioni del genere. I delinquenti sono in maggioranza scemi, hanno la lingua lunga e quando cominciano a parlare c'è sempre qualcuno che ascolta. Spero che anche questa volta qualcuno chiacchieri perché questo delitto è pressoché impossibile da risolvere senza l'aiuto di un informatore.»
«Cosa intendi dire?»
Bevette un po' della sua birra, che cosa meravigliosa!
«Vi sono in questa città trentacinque milioni di abitanti. Ognuno di essi avrebbe potuto commettere questo delitto. Comincerò a interrogare tutti i dipendenti dell'amministrazione che si sono licenziati in questi ultimi anni e cercherò di sapere da dove viene il cacciacopertoni. Ma prima, molto prima che io abbia terminato queste ricerche, gli alti papaveri non si preoccuperanno più di O'Brien, io sarò dispensato dalle indagini, e tutto finirà in coda di pesce.»
«Mi sembri piuttosto pessimista.»
«Hai ragione, lo sono. Non lo saresti tu, se avessi un lavoro che ti piace, che vuoi fare, e che non ti lasciano mai svolgere? Siamo oberati di lavoro, ed è stato sempre così, sin da quando sono entrato nella polizia. Non si finisce mai nulla, nessun delitto è seguito sino in fondo, la gente la fa franca ogni giorno, con gli omicidi, e nessuno mostra di preoccuparsene. A meno che salti fuori una ragione politica, come è accaduto per Big Mike. In fondo tutti se ne infischiano. È solo della loro pelle che si preoccupano.»
«Ma non si può reclutare un maggior numero di poliziotti?»
«Con che cosa? Non ci sono fondi nel bilancio cittadino, quasi tutti i soldi sono spesi in sussidi. E così la nostra paga è bassa, i poliziotti corrotti, e… ma non vorrai mica ascoltare una conferenza sui miei guai?» Firn il suo bicchiere di birra e lei balzo in piedi.
«Lascia che te ne dia un altro.»
«No, grazie, non a stomaco vuoto.»
«Non hai mangiato nulla?»
«Ho rosicchiato un cracker di alghe, non ho avuto il tempo di mangiare altro.»
«Allora facciamo una cenetta. Che ne dici di una bistecca?»
«Shirl, basta, mi farai venire l'infarto.»
«No, dico sul serio. Ho comprato una bistecca per Mike la mattina del… quel giorno insomma. È ancora nel frigo.»
«Non riesco a ricordare quando è stata l'ultima volta in cui ho mangiato del manzo. Per la verità è passato molto tempo anche dall'ultima volta che ho visto una fetta di soylent.» Era in piedi, e prese le due mani della ragazza. «Mi stai proprio viziando, lo sai?»
«Mi piace,» gli disse dandogli un altro di quei baci veloci. Lui aveva già messo le mani sulla rotondità dei fianchi quando lei fuggì piroettando.
Che strana ragazza, pensò, e si passò la lingua sulle labbra cercando la traccia del suo rossetto.
Shirl voleva mangiare nel soggiorno, sul tavolo grande, ma vi era un tavolo fisso in cucina, sotto la finestra, e Andy non vedeva per quale motivo non mangiassero lì.
Era una vera bistecca, un pezzo mostruoso di carne grande quanto la sua mano, e quando Shirl la fece scivolare nel piatto di Andy, lui si sentì venire l'acquolina in bocca.
«Metà e metà,» disse tagliandola in due e mettendo un pezzo nell'altro piatto.
«Io in genere mi faccio friggere un po' di farina d'avena nei sughi di…»
«Quello sarà il dolce. Oggi comincia l'era nuova, diritti uguali per gli uomini e le donne.» Lei sorrise e si sedette senza aggiungere nulla. Perbacco, pensò Andy, se mi guarda ancora così le darò anche il mio pezzo.
Con la carne mangiarono crescione di mare, e presero un'altra bottiglia di birra dalla quale lei gli permise di versarle un bicchiere. Il pasto era buono al di là di ogni descrizione, e Andy si tagliò bocconi piccolissimi assaporando lentamente ognuno di essi. Quand'ebbe finito si adagiò comodamente sulla poltrona e sospirò soddisfatto. Era troppo bello, sapeva che non sarebbe durato a lungo; provò un pizzico di rabbia perché le parole “nei panni del morto” gli sfarfallavano per la mente.
«Spero non ti sarai offesa, ma io ero un po' più che brillo, la scorsa notte.» L'espressione era brutale, se ne pentì appena l'ebbe pronunciata.
«Non mi sono offesa affatto, sei stato molto carino.»
«Carino!» Si mise a ridere. «Mi hanno dato un sacco di nomi, mai nessuno mi ha detto “carino” prima d'ora. Da quando sono tornato ho avuto l'impressione che tu fossi in collera con me.»
«Avevo da fare, ecco tutto, l'appartamento era in disordine, e tu avevi fame. Credo di sapere di che cosa hai bisogno.»
Fece velocemente il giro del tavolo e gli si buttò in grembo, con tutto il suo lungo corpo femminile e le braccia intorno al collo. Fu un bacio come quello che egli si ricordava, e scoprì che il suo reggiseno si chiudeva sul davanti con due bottoni, che aprì, premendo il suo viso sulla vellutata fragranza della sua pelle.
«Andiamo di là,» gli sussurrò la ragazza.
Più tardi, lei era distesa accanto a lui, rilassata e senza imbarazzo, mentre Andy con le sue dita accarezzava il contorno del suo splendido corpo. I rari rumori che pervenivano nella stanza attraverso le vetrate chiuse e le tende abbassate, non facevano che accentuarne la solitudine crepuscolare. Quando Andy la baciò sull'angolo della bocca lei sorrise, sognante, gli occhi socchiusi.
«Shirl,» disse. Ma non poté continuare. Non era abituato ad esternare le sue sensazioni. Le parole erano lì, pronte, ma non riusciva a pronunciarle ad alta voce. Era il modo con cui le mani di Andy si muovevano sulla pelle di lei che traducevano il suo pensiero meglio delle parole. Il corpo della ragazza vi rispondeva con un fremito e alla fine si spinse contro di lui. Vi era nella sua voce una specie di tono rauco, sebbene le parole fossero sussurrate.
«Sei veramente in gamba a letto, sei un altro, sei diverso, lo sai? Mi fai provare delle cose che non ho mai provato prima.» Andy sentì i suoi muscoli irrigidirsi istantaneamente, e lei si voltò verso di lui. «Ti spiace che te l'abbia detto? Dovrei darti a intendere che sei l'unico uomo con il quale io sia andata a letto?»
«No, certamente. Non è cosa che mi riguardi, e non me ne importa.» Ma la rigidità del suo corpo smentiva le sue parole.
Shirl si voltò sul dorso e guardò i granellini di polvere risplendenti nel raggio di luce che le tende discoste lasciavano filtrare.
«Io non cerco attenuanti, Andy, tanto perché tu lo sappia. Sono cresciuta in una di quelle famiglie molto rigide, e non uscivo mai, non facevo nulla, mio padre mi sorvegliava di continuo. A me non importava molto, perché in fondo non c'era gran che da fare. Mio padre mi voleva bene e credeva di agire così per il mio bene. Quando andò in pensione, a cinquantacinque anni, aveva per vivere la sua pensione e i soldi della casa, e non faceva nulla, rimaneva seduto tutto il giorno a bere. Poi, quando ebbi vent'anni, partecipai a un concorso di bellezza e vinsi il primo premio. Ricordo di aver dato i soldi del premio a mio padre perché me li custodisse, e fu l'ultima volta che lo vidi. Uno della giuria mi aveva chiesto di uscire con lui quella sera, così uscii con lui, poi andai a vivere a casa sua.»
Proprio solo così? si disse Andy, ma non lo disse ad alta voce. Sorrise tra sé. Quale diritto aveva… ?
«Non mi starai pigliando in giro?» gli disse mettendogli un dito sulla bocca, con un tono un po' risentito.
«Sant'Iddio, no! Ridevo da solo perché, se lo vuoi sapere, mi sentivo un po' geloso, e non ne ho il diritto.»
«Hai tutti i diritti di questo mondo,» gli disse baciandolo molto lentamente. «Per me, almeno, questa volta è molto diverso. Non ho conosciuto molti uomini, ma erano tutti dello stampo di Mike. Io ero lì, per così dire a portata di mano, sentivo che…»
«Zitta,» le disse. «Non me ne importa niente.» Ed era sincero. «Io penso soltanto a te, qui e adesso, e a niente altro…»