Andy spiegò la faccenda del filo staccato nel sistema antifurto e il piano cronologico dei movimenti di chiunque si fosse introdotto nell'appartamento. Accennò rapidamente alle interviste negative che aveva effettuato, finché arrivò al ragazzo del telegrafo e raccontò la sua visita con tutti i particolari possibili.
«E così dove siamo arrivati?» chiese il tenente, con le mani incrociate sullo stomaco, sul punto dove aveva l'ulcera.
«Il ragazzo può essere stato assoldato da qualcun altro. I fattorini del telegrafo depositano dieci dollari di cauzione all'ufficio che li impiega, e quanti ragazzi posseggono una tale somma? Quello sarà stato portato lì dal quartiere cinese, ad esempio, e pagato per spiare negli appartamenti dove portava i telegrammi. Ha fatto subito centro col primo telegramma recapitato quando ha notato che il filo dell'allarme antifurto sulla porta di O'Brien era staccato. Poi, chiunque sia il suo mandante, ha completato il lavoro, ha compiuto l'omicidio, dopo di che sono spariti entrambi.»
«Non mi sembra molto logico, ma è l'unico indizio che sei riuscito a racimolare. Come si chiama il ragazzo?»
«Nessuno lo sa.»
«Come… ? Accidenti!» urlò Grassioli. «Arrivi qui con questa maledetta teoria complicata, e che te ne fai, se non puoi trovare il ragazzo? Vi sono nove milioni di ragazzi in questa città, come facciamo a trovare quello giusto?»
Andy sapeva tacere quando era necessario. Steve Kulozik stava appoggiato contro la parete, ad ascoltare mentre Andy spiegava.
«Posso intervenire, tenente?» chiese.
«Che cosa vuoi?»
«Pensiamo a questa indagine come se fosse limitata al nostro distretto. Il ragazzo potrebbe anche essere venuto dal quartiere cinese o da qualche altro posto, ma lasciamo stare questa ipotesi. Diciamo che veniva da Shiptown, qui vicino, e voi sapete quale omertà regna tra quella gente. Quindi c'è forse un altro cinese che si serviva del ragazzo. Almeno supponiamo sia così.»
«Dove vuoi arrivare, Kulozik? Vieni al sodo.»
«Ci siamo quasi, tenente,» disse Steve imperturbabile. «Diciamo che il ragazzo o il suo mandante provengano da Shiptown, la città galleggiante. Io non ero ancora nella polizia nel 1972, ma voi eravate qui, tenente, non è vero? Quando hanno portato a New York tutti quei profughi di Formosa, dopo la batosta che Kung si era preso sull'entroterra a seguito dell'invasione?»
«Si, ero qui. Un novellino, all'epoca.»
«Non presero a quel momento le impronte digitali di tutti i profughi, bambini compresi, nel timore che qualche agente comunista si fosse nascosto fra loro al momento del ponte aereo?»
«È un filo molto sottile,» disse il tenente. «Tutti furono schedati, si rilevarono le impronte digitali di tutti e anche quelle dei bambini per alcuni anni di seguito, in caso vi fosse qualche defezione. Le schede sono giù nella nostra cantina. È a questo che pensavi, non è vero?»
«Sissignore. Vai ad esaminarle, Rusch, e vedi se le impronte sull'arma del delitto coincidono con una delle schede. È un vago indizio, ma tentare non guasta.»
«Hai sentito Rusch!» disse Grassioli, tirando a sé una pila di rapporti. «Prendi le impronte dell'arma e vai giù a vedere se trovi qualcosa.»
«Sissignore,» rispose Andy, e uscì con Steve. «Bell'amico, che sei,» disse a Steve appena chiusa la porta. «Dovrei essere già fuori a quest'ora e invece mi seppellisci in cantina, e probabilmente vi passerò la notte.»
«Non è poi così terribile,» disse Steve paternamente. «Ho usato lo schedario anch'io, una volta. Tutte le impronte sono classificate e potrai trovare quella che cerchi abbastanza in fretta. Ti aiuterei volentieri, ma stasera viene a pranzo mio cognato…»
«Quello che tu non puoi soffrire?»
«Proprio quello. Ma siccome lavora su uno di quei grossi pescherecci, ci deve portare un pesce che ha rubato. Pesce fresco, capisci? Non ti viene l'acquolina in bocca?»
«Sì, ma per dare un morso alla tua ciccia, porcaccione. Mi auguro che ti rimanga una lisca di traverso nella gola.»
Le schede delle impronte non erano proprio nelle condizioni che Steve aveva descritto. Altri le avevano adoperate nel frattempo e alcuni gruppi erano fuori posto, mentre una scatola intera era stata rovesciata, e le schede messo dentro alla rinfusa. Sebbene la cantina fosse più fresca del resto dell'ufficio, l'aria era piena di polvere e pareva così densa da non potersi respirare. Andy lavorò fino alle nove, poi si sentì martellare la testa, gli occhi cominciarono a bruciargli. Andò di sopra, si bagnò il viso, respirò un po' d'aria fresca. Per un attimo esitò fra continuare il suo lavoro o aspettare il mattino dopo, ma s'immaginava già i commenti di Grassioli in proposito, e così tornò in cantina.
Erano quasi le undici quando scoprì la scheda. L'aveva quasi scartata perché le impronte erano piccine, quelle di un bambino. Poi pensò che i bambini crescevano e guardò più accuratamente la scheda con una lente di plastica tutta scalfita dall'uso.
Non vi era alcun dubbio. Erano le stesse impronte, identiche a quelle rilevate sulla finestra e sul cacciacopertoni.
“Chung, William”, lesse Andy, “nato nel 1982, infermeria di Shiptown… ”
Si alzò così a precipizio che fece cadere la sedia. Il tenente doveva essere a casa, ora; forse era già a letto e sarebbe stato di pessimo umore se l'avesse svegliato. Ma non aveva importanza… Era proprio quello. L'aveva trovato.
CAPITOLO DECIMO
Laggiù sul fiume, in lontananza, una nave fischiò due volte, poi due volte ancora, e il fischio echeggiò lungamente sul fasciame d'acciaio delle navi finché non ebbe più né fonte né direzione, ma fu un solo ululato che riempiva la notte torrida. Billy Chung si rivoltava continuamente sul suo materasso duro, ancora insonne dopo molte ore che giaceva disteso, gli occhi spalancati nel buio. Contro la parete opposta i gemelli respiravano forte nel sonno. Il fischio echeggiò nuovamente, martellando le sue orecchie. Perché non era riuscito a prendere la roba soltanto e a fuggire dall'appartamento? Avrebbe dovuto agire più in fretta. Perché quel bastardo enorme era entrato proprio in quel momento? Era giusto che fosse stato ucciso, uno stupido come quello! Si trattava, dopo tutto, di legittima difesa. Billy era stato aggredito per primo. Le stesse sequenze si ripetevano senza posa nella sua mente, come una pellicola senza fine: la sbarra di ferro brandita, lo sguardo fulmineo alla enorme faccia rossa, la vista della leva conficcata nella tempia e il sottile rivolo di sangue. Billy si contorceva, voltando la testa da una parte e dall'altra, e faceva scorrere le dita sulla pelle bagnata del torace.
Sarebbero state tutte come questa, le sue notti? Caldo, sudore e reminiscenze ripetute all'infinito? Se quello non fosse entrato nella stanza da letto proprio in quel momento… Billy gemette, ma riuscì a frenare la voce prima che gli uscisse di gola. Si sedette, si mise il palmo delle mani sugli occhi, premendo forte finché la luce rossastra indotta dalla pressione delle dita non sostituì il buio della stanza. E la droga, a proposito, l'avrebbe usata, adesso? L'aveva comperata per un'eventualità come questa, gli era costata due dollari. Era forse ora il momento giusto per usarla. Dicevano tutti che non ci si abituava, con quella; ma mentivano certamente.
Andò a tastoni nel buio, seguì con la mano il cavo schermato posto sulla parete metallica, su, su, fino alla scatola dei fusibili ora in disuso. La polverina era sempre lì, le sue dita sfioravano l'involto di politene che la racchiudeva. La doveva usare ora? Il fischio vibrò di nuovo nel caldo e Billy si accorse di essersi piantato le unghie nelle cosce. I suoi calzoni erano contro il muro dove li aveva gettati, se li infilò. Prese giù il pacchettino e aprì la porta sul passavanti, più piano che poté. I piedi nudi non facevano alcun rumore sulla tiepida lamiera del ponte.
Tutti gli oblò e tutte le finestre erano aperti, come tanti occhi oscuri e ciechi nei fianchi striati di ruggine delle navi. Dappertutto c'era gente che dormiva, in ogni cabina, in ogni scomparto. Billy salì sul ponte tenda e gli occhi tenebrosi continuavano a guardarlo. L'ultima scaletta portava al ponte di comando, luogo un tempo sprangato e inviolato, ma che due generazioni di ragazzi avevano finito per aprire, lavorando con pazienza ai suoi catenacci e alle sue difese metalliche. Ora non c'era più porta, i vetri erano da tempo spariti dalle finestre. Di giorno era il terreno di giuochi preferito dei ragazzi della Columbia Victory, ora però era deserto e silenzioso. L'unica testimonianza del loro passaggio era il forte odore di urina negli angoli. Billy vi entrò.