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«Lo sai, Sol, che quando io bevo una di queste bibite mi convinco che dopo tutto non sei un matto? Perché le chiamano Gibson?»

«È un segreto perduto nella notte dei tempi. Perché chiamano Stinger lo Stinger, e Pink Lady il Pink Lady?»

«Non lo so neanch'io, ma si chiamano così. Come pure quelle bibite verdastre che ti servono nelle bettole, i Panama. Non significano nulla. È un nome, così.»

«Grazie,» disse Andy finendo il bicchiere. «Mi sento già meglio.»

Andò nella sua camera, prese dal cassetto la rivoltella e la fondina, e li agganciò all'interno della cintola dei pantaloni. Il suo distintivo di poliziotto era, come sempre, infilato al portachiavi. Prese il blocchetto degli appunti, poi esitò un secondo. La giornata sarebbe stata lunga e forse ardua. Poteva accadere qualsiasi cosa. Tirò fuori le manette da sotto le camicie, poi il tubo di plastica soffice riempito di pallini di piombo. Poteva averne bisogno, nella calca; era più sicuro di una rivoltella, con tanta gente in giro, così indisciplinata. Senza contare che, a causa delle nuove norme di austerità, occorreva una ragione più che buona per consumare munizioni. Si lavò come meglio poté con la poca acqua riscaldata al sole sul davanzale della finestra, poi si fregò il viso con il piccolo avanzo di sapone grigio e ruvido finché il pelo delle guance si rammorbidì un po'. La lama del suo rasoio aveva molte intaccature su ambo i fili, e mentre l'affilava sull'interno del bicchiere, si disse che era ora di comprarne un'altra. Forse in autunno.

Mentre Andy si avviava alla porta, Sol stava bagnando le piante sul davanzale della finestra, irrigando con parsimonia le erbe aromatiche e le cipolline.

«Non farti rifilare gettoni per soldi,» disse senza alzare lo sguardo dal suo lavoro. Sol ne aveva milioni, tutti vecchi, ma cos'era poi un gettone?

Il sole era ora più alto e il caldo opprimente in quella valle chiusa, fatta di cemento e di asfalto, che era la strada. La striscia d'ombra era più stretta e i gradini così stipati di umanità che non riusciva a superare la soglia. Spinse da una parte una bambina mocciosa, vestita di una canottiera stracciata e scese un gradino. Le donne magre sedute lì intorno si fecero da parte di malavoglia, ignorandolo; gli uomini invece lo fissarono con uno sguardo freddo, pieno di odio, che, impresso sul viso di tutti, li accomunava, li rendeva identici nell'aspetto. Andy si fece strada fra gli ultimi di questi e quando raggiunse il marciapiede dovette scavalcare la gamba distesa di un vecchio che vi si era sdraiato di traverso. Pareva morto anziché addormentato, e forse lo era, per quello che importava alla gente. Aveva uno spago legato al piede nudo e sudicio, che lo collegava a un bambino molto piccolo, nudo, seduto, indifferente, sul bordo del marciapiede, che masticava l'orlo di un piatto di plastica molto sbrecciato. Il bambino era altrettanto sporco del vecchio, e lo spago, legato al suo torace, gli passava sotto le braccine magre, perché la sua pancia era gonfia e pesante. Chissà se quell'uomo era morto? Non che importasse molto, l'unico suo compito in questo mondo era quello di servire da ancora a quel bambino, e lo poteva fare sia vivo sia morto.

Accidenti, pensò Andy, se sono di umore macabro, stamane! Dev'essere il caldo, dormo male, ho degli incubi. Tutta colpa di quest'estate senza fine e delle grane. Una tira l'altra. Prima il caldo, poi la siccità e i furti nei magazzini portuali, ora gli Anziani. Erano matti, quelli, a calare in città, col tempo che faceva. O forse era il tempo a farli ammattire. Troppo caldo per pensare. Quando Andy svoltò l'angolo, tutta la Settima Avenue gli si parò innanzi in tutta la sua lunghezza abbacinante e il sole lo investì, facendogli sentire la sua forza sulle braccia e sulle gambe. La camicia gli si incollava sulla schiena. E non erano neppure le nove meno un quarto.

Nella 23a Strada andò meglio, all'ombra lunga dell'autostrada sopraelevata transurbana che nascondeva il cielo, e Andy procedette lentamente nella semi-oscurità, senza perdere d'occhio il traffico dei rimorchi e dei taxi a pedali. Intorno ad ogni pilastro della sopraelevata era appiccicato un gruppo di persone, come muscoli su palafitte, con le gambe distese, quasi a sfiorare i veicoli. Udì sul suo capo il brontolio decrescente di un autocarro pesante che si allontanava sull'autostrada, e vide che un altro, più in là, era parcheggiato davanti al suo distretto. Una pattuglia di agenti in divisa stava salendovi dalla parte posteriore e il tenente investigatore Grassioli era in piedi vicino alla macchina, con in mano la tavoletta degli appunti e parlava al sergente. Alzò gli occhi, guardò Andy con aria torva, e un tic gli strinse l'occhio sinistro come in una smorfia di collera.

«Era ora che ti facessi vedere, Rusch,» gli disse, spuntando il suo nome sulla lavagnetta.

«Era il mio giorno di libertà, signore, sono venuto appena il fattorino mi ha avvisato.» Con Grassy uno doveva sempre stare all'erta, se non voleva farsi mettere i piedi sul collo. Il tenente aveva l'ulcera, il diabete, e il mal di fegato.

«Un poliziotto è sempre in servizio. Va' a mettere il tuo sedere sull'autocarro. Tu e Kulozik procurate di acciuffarmi un po' di borsaioli. Le lagnanze di Central Street mi rompono i timpani.»

«Sissignore,» disse Andy al tenente che aveva già voltato le spalle e tornava in ufficio. Andy salì i tre gradini del predellino e sedette sulla panca di legno accanto a Steve Kulozik che aveva chiuso gli occhi e ripreso a dormire appena il tenente se n'era andato. Era un omone robusto, la cui mole tentennava tra il muscoloso e il grasso. Indossava calzoni di cotone e una camicia a maniche corte, identica a quella di Andy, con le falde libere e svolazzanti sopra i calzoni, per nascondere la rivoltella. Aprì a metà un occhio e borbottò qualcosa quando Andy si sedette vicino a lui. Poi richiuse l'occhio.

L'accensione ululava in modo esasperante e continuo, poi alla fine il carburante di bassa qualità si accese e il motore diesel si animò lentamente, tentennò un poco, poi divenne costante, e l'autocarro si allontanò dal marciapiede dirigendosi ad ovest. Gli agenti in divisa sedevano tutti per traverso sulla panca, in modo da godere un po' dell'aria dovuta allo spostamento, e nello stesso tempo sorvegliare le strade piene di gente: i poliziotti non erano ben visti, quell'estate. Se qualcosa gli veniva lanciato, bisognava vederlo arrivare. Un'improvvisa vibrazione scosse l'autocarro. L'autista innestò una marcia inferiore e si appoggiò al clacson, aprendosi un passaggio in mezzo alla folla brulicante e alle schiere di veicoli a pedali.

Arrivati a Broadway dovettero rallentare, avanzando a passo d'uomo perché la gente straripava sulla strada nei pressi di Madison Square, dove c'erano il mercato delle pulci e la tendopoli. La situazione non migliorò verso la città bassa perché gli Anziani già affluivano in forze, diretti verso sud, e ci mettevano un tempo esasperante a scansarsi davanti all'autocarro. I poliziotti seduti li guardavano con indifferenza mentre passavano accanto a quel mare ondeggiante di teste: teste grigie, teste pelate. La maggior parte dei vecchi portava bastoni da passeggio. Uno tra la folla, con una gran barba bianca, si trascinava sulle stampelle. Si vedevano anche molte sedie a rotelle. Quando arrivarono a Union Square il sole, non più oscurato dagli edifici, divampava su di essi senza pietà.

«È pazzesco,» disse Steve Kulozik sbadigliando, mentre saltava giù. «Lasciare uscire tutti quei bisnonni con questo caldo, probabilmente ne morrà la metà. Ci sono almeno trentotto gradi al sole, ce n'erano trentacinque alle otto stamane.»

«I medici sono qui per quello,» disse Andy indicando col capo il piccolo gruppo di uomini in bianco che disponevano le barelle vicino a un rimorchio del Ministero della Sanità. Gli investigatori si diressero a piedi verso il retro della massa che aveva già invaso il parco, rivolta al podio dell'oratore posto nel centro. Si udì gracchiare l'altoparlante a pieno volume, poi venne una specie di gemito che cessò subito. Stavano provando il circuito di diffusione nel parco per il discorso.