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La sua memoria era limpidissima. Sapeva cos'aveva udito e che cosa aveva fatto, ma solo ora l'effettiva importanza della cosa si faceva strada nella sua mente. La polizia aveva scoperto il suo misfatto e l'aveva rintracciato: era stato un puro caso che lui si fosse trovato lassù e li avesse evitati.

Lo cercavano, e sapevano chi era.

Il cielo era grigio dietro il profilo scuro della città quando egli raggiunse il fronte del porto, quasi dentro la città, all'estremità della lunga fila di navi. Pareva vi fosse gente vicino alla 23a Strada, ma era troppo buio per esserne certi.

Saltò sul pontile e fece una corsa fino ai capannoni, piccola figura sporca di fuliggine, scalza e impaurita. E le ombre lo ingoiarono.

CAPITOLO UNDICESIMO

L'ondata di caldo attanagliava la città da tanto tempo che nessuno ne parlava più. La si subiva, e basta. Quando Andy salì nell'ascensore, il lift, un ragazzo esile dall'aspetto stanco, era appoggiato contro la parete, con la bocca semiaperta, e sudava nella sua uniforme già inzuppata. Erano solo le sette e pochi minuti quando Andy aprì la porta dell'appartamento 41-E. Appena la porta esterna si chiuse alle sue spalle, egli bussò a quella interna, poi fece un inchino esagerato nella direzione della TV. La chiave girò nella serratura e Shirl apparve sulla soglia, con i capelli scompigliati dal sonno, e sulle spalle solo una trasparentissima vestaglia.

«Quanti giorni…» disse e si lasciò stringere fra le sue braccia e baciare. Lui si dimenticò il sacchetto di plastica che aveva sotto il braccio e che cadde a terra. «Che cos'è?» disse Shirl facendo entrare Andy.

«L'impermeabile. Devo portarmelo dietro quando entro in servizio, fra un'ora. Dicono che oggi pioverà.»

«Non puoi rimanere qui, ora?»

«Ah, se lo potessi!» La baciò a lungo ancora una volta e le disse senza molto entusiasmo: «Sono successe tante cose dall'ultima volta che ti ho visto.»

«Ti faccio un po' di kofee, non ci vorrà molto. Vieni in cucina e raccontami tutto.»

Andy si sedette e guardò fuori dalla finestra mentre Shirl metteva l'acqua a scaldare. Delle nubi scure riempivano il cielo da un'estremità all'altra dell'orizzonte, così dense che parevano toccare i tetti degli edifici. «Qui nell'appartamento non si sente,» le disse, «ma fuori è ancora peggio degli altri giorni. Sarà l'umidità, credo. Almeno novantanove per cento.»

«Avete trovato quel ragazzo, Chung?»

«No. Per quello che ne sappiamo potrebbe essere anche in fondo al fiume. Sono più di due settimane che ci è scappato di sotto il naso mentre perlustravamo la sua nave e da quel giorno non abbiamo trovato la minima traccia del ragazzo. Abbiamo anche avuto un'assegnazione preferenziale di carta, abbiamo pubblicato un identikit con le impronte digitali dell'individuo e la sua descrizione, e l'abbiamo fatta circolare per tutti i posti di polizia. Ne ho portato io stesso delle copie nel quartiere cinese, e in tutti i distretti adiacenti, ho parlato con gli investigatori. In principio avevamo messo una guardia fissa nell'alloggio del ragazzo, poi l'abbiamo tolta e ci siamo assicurati due informatori che abitano sulla stessa nave. Terranno gli occhi aperti e ci avvertiranno, qualora il ragazzo si facesse vedere. Li pagheremo solamente se lo vedono tornare. È tutto ciò che possiamo fare.»

«Credi che riuscirete a prenderlo?»

Andy si strinse nelle spalle e soffiò sulla tazza di kofee che la ragazza gli porgeva. «Non si può sapere. Se non combina altri guai e se rimane fuori della città non lo troveremo più. È una questione di fortuna, in un senso o nell'altro. Vorrei poter convincere il Consiglio Comunale di questa situazione.»

«Allora, sei sempre addetto all'inchiesta?»

«Solo a metà, purtroppo. Continua la pressione sulla polizia per trovare il ragazzo, ma Grassy è riuscito a convincere il Comando che potrei dedicare a questo lavoro solo la metà del mio tempo, seguendo gli indizi man mano che si presentano, e quelli hanno accettato. Così metà del mio tempo dovrei dedicarlo a questo caso e l'altra metà al solito lavoro di squadra. Il che, se tu conoscessi Grassy, significa che per tutto il giorno sono in servizio attivo, e per il resto del tempo cerco Billy Chung. Comincio a odiare quel ragazzo. Vorrei che fosse annegato e poterlo dimostrare.»

Shirl gli sedette di fronte e cominciò a sorseggiare il suo kofee.

«Ed è così che hai trascorso tutti questi giorni?»

«Proprio così. In servizio, e su, ai Serbatoi di Kensico per due giorni, senza aver tempo di fermarmi qui, né di inviarti un messaggio. Ora sono in servizio diurno e devo firmare alle otto, ma volevo vederti prima. Oggi è il trenta del mese. Cosa conti di fare, Shirl?»

Shirl scosse il capo in silenzio e guardò il tavolo, con un'espressione di tristezza che le era nata sul volto appena Andy aveva parlato. Egli allungò il braccio e le strinse una mano, ma lei non vi badò, né tentò di ritirarla.

«Neanch'io vorrei parlarne,» disse lui. «Queste ultime settimane sono state, insomma…» Cambiò argomento, non poteva esprimere ciò che pensava, perlomeno non ora, così all'improvviso. «Non ti ha più seccato la sorella di O'Brien?»

«È tornata, ma non l'hanno lasciata entrare nell'edificio. Avevo avvisato il portiere che non la volevo vedere. Ha fatto una scenata. Tab mi ha detto che ha divertito tutti gli impiegati del palazzo. Ha lasciato un appunto, dicendo che sarebbe tornata domani, perché è l'ultimo giorno del mese, per portarsi via tutto. Penso che ne abbia il diritto. Mercoledì è il 1°, e così l'affitto scade domani a mezzanotte.»

«Hai qualche progetto per dove… che cos'hai intenzione di fare?» Nel modo come lo diceva suonava freddo e poco naturale, ma non riusciva a far meglio.

Shirl esitò poi scosse la testa. «No, non ci ho pensato per niente,» disse «quando eri qui con me mi pareva sempre festa, e non ho fatto altro che rimandare da un giorno all'altro ogni preoccupazione per il futuro.»

«È stata una festa, eccome! Spero che non abbiamo lasciato neppure una bottiglia di liquore alla vecchia megera.»

«Neanche un bicchierino.»

Risero insieme. «Dobbiamo aver bevuto un capitale di liquori,» disse Andy. «Ma non provo neanche una goccia di rimorso. E da mangiare… ?»

«Sono rimasti solo crackers d'alghe, più una o due cosette per fare una bella cena. Ho un tilapia in frigorifero. Speravo mangiarlo con te stasera, fare una specie di cenetta di addio, o meglio un ricevimento d'uscita di casa, anziché d'inaugurazione di casa!»

«Io verrei, se a te non importa mangiare tardi. Potrebbero essere anche le dodici.»

«Per me va bene; anzi, sarà molto più carino.» Quando Shirley era felice lo si vedeva su ogni centimetro della sua persona, e lui non poteva fare a meno di sorridere. I suoi capelli parvero più luminosi, sembrava quasi che la felicità fosse una sostanza tangibile e che fluisse nella sua persona irradiandosi in ogni direzione. Andy lo avvertì e questo gli diede coraggio. Seppe che se non parlava ora non sarebbe più stato in grado di farlo.

«Senti Shirl,» prese le mani di lei nelle sue e il calore di quel contatto lo aiutò a superare lo scoglio. «Vorresti venire da me? Potresti stare a casa mia. Non c'è tanto spazio, ma io non sto molto a casa e quindi non ingombro la piazza. È tutta per te, per tutto il tempo che ti piacerà.» Lei stava per dire qualcosa, ma lui la zittì mettendole un dito sulla bocca. «Aspetta, prima di accettare. Non ci sono condizioni poste a questa offerta. È una sistemazione provvisoria… per tutto il tempo che vorrai. Non ha niente a che fare con Chelsea Park, è solo un locale sciatto, in un edificio senza ascensore, la metà di una stanza, e…»