«Taci, taci…» si mise a ridere, «… io sto tentando di dire di sì da un'ora e tu continui a predicare per disgustarmi!»
«Che cosa… ?»
«Io non desidero altro al mondo, Andy, tranne che essere felice, e sono stata più felice con te in queste settimane di quanto lo sia mai stata in tutta la mia vita. E non ci riuscirai a farmi paura col tuo appartamento. Dovresti vedere la casa dove abita mio padre, e vi sono vissuta sino a diciannove anni!»
Andy riuscì a fare il giro del tavolo senza farlo cadere e la strinse fra le braccia. «E pensare che devo essere in ufficio tra un quarto d'ora,» si lamentò. «Ma aspettami qui, verrò in un'ora qualsiasi dopo le sei, certamente molto tardi. Faremo la nostra cenetta e poi ci occuperemo del trasloco. Hai molta roba?»
«Sta tutta in tre valigie.»
«Perfetto. Le porteremo noi, o prenderemo un peditaxi. Ora devo andare.» La voce di Andy si mutò in un sussurro. «Dammi un bacio.» Shirley gli diede un bacio appassionato. Si sentivano ugualmente felici.
Gli ci volle uno sforzo eroico per riuscire ad andarsene, e prima di uscire ripassò mentalmente tutte le scuse che avrebbe potuto addurre per il suo ritardo, ma sapeva che neppure una avrebbe soddisfatto il tenente. Arrivando nell'atrio del palazzo avvertì per la prima volta un rumore sordo, come un rullo di tamburo, e vide il portiere, Tab e i quattro guardiani stretti davanti all'ingresso, che guardavano fuori. Gli fecero un posto fra loro.
«Guardate un po', ma guardate un po',» diceva Charlie. «Questo cambia ogni cosa.»
Il lato opposto della strada era quasi invisibile, nascosto da una spessa cortina di pioggia. Veniva giù a catinelle, sui tetti, sui marciapiedi. Le grondaie traboccavano, investite da torrenti d'acqua pieni di rifiuti. Gli adulti si buttavano nei portoni e nell'atrio degli edifici per ripararsi; ma per i bambini era una vera festa. Correvano, urlavano, sedevano sull'orlo dei marciapiedi e sguazzavano nei torrenti d'acqua sporca.
«Appena le fogne si bloccano, qui l'acqua sale a cinquanta centimetri. Alcuni di quei ragazzi annegheranno,» disse Charlie.
«È così ogni volta,» disse Newton il guardiano, con morbosa soddisfazione. «Basta uno spintone per i più piccoli, e nessuno se ne accorge finché non finisce di piovere.»
«Potrei parlarvi per un momento?» disse Tab toccando il braccio di Andy e appartandosi dal gruppo. Andy lo seguì cercando d'infilare l'impermeabile le cui pieghe erano appiccicate.
«Domani è il trentuno,» disse Tab. Con una mano tenne l'impermeabile teso mentre Andy lottava per infilare una mano nella manica chiusa che non voleva cedere.
«Penso che ti stia cercando un altro lavoro, vero?» disse Andy che pensava a Shirl e alla pioggia che cadeva a secchi, lì fuori.
«Non è quello che intendevo,» disse Tab, e mentre parlava si voltò a guardare la finestra. «È per Shirl… Deve lasciare l'appartamento domani, è obbligata. Ho sentito che quella megera della sorella di O'Brien ha noleggiato un rimorchio. Per prima cosa domattina porterà via i mobili. Vorrei proprio sapere che cosa intenda fare Shirl.» Le sue braccia erano incrociate sul petto e guardava imbronciato la pioggia che cadeva, con l'immobilità di una statua.
Non è affar suo, pensò Andy. Ma l'ha conosciuta assai prima di me.
«Siete sposato, Tab?» gli chiese.
Tab gli lanciò un'occhiata in tralice e rispose: «Sposato, felicemente sposato, con tre bambini, e non cambierei la mia sorte anche se mi offriste una di quelle regine della TV con due seni grandi come poponi.» Guardò bene Andy poi sorrise. «Nulla da temere. Il fatto è che le sono affezionato, ecco tutto, e mi preoccupo del suo domani.»
Non è un segreto, pensò Andy. «Viene ad abitare con me,» disse, «verrò qui stasera per aiutarla a trasportare le sue cose.» Guardò Tab che assentì con fare serio.
«Questa è una buona notizia, mi fa molto piacere. Spero che tutto vada bene, veramente.»
Si voltò per guardare la pioggia e Andy diede un'occhiata all'orologio. Erano quasi le otto e uscì in fretta. L'aria era fresca, più fresca che nell'atrio. La temperatura, da quando era cominciato a piovere, doveva essere scesa almeno di cinque gradi. Era probabilmente la fine dell'ondata di caldo, era durata a sufficienza. Vi erano già alcuni centimetri d'acqua nel fossato e la sua superficie era increspata dalle gocce che cadevano formando larghi cerchi. Prima ancora di avere attraversato tutto il ponte levatoio, Andy sentì che l'acqua gli era già entrata nelle scarpe. I suoi calzoni erano inzuppati, i capelli bagnati gli si erano appiccicati sul capo. Ma la sensazione di fresco era piacevole, non gliene importava niente, e non lo turbava neppure il pensiero del tenente Grassioli e del suo eterno malumore.
Piovve per il resto del giorno, che sotto ogni altro aspetto fu un giorno come gli altri. Grassioli lo rimproverò due volte personalmente, poi lo incluse in una strapazzata generale di tutta la squadra. Svolse un'indagine su due rapine semplici e su un'altra che comprendeva un'aggressione a mano armata, la quale si sarebbe presto tramutata in omicidio, perché la vittima declinava rapidamente in seguito a una coltellata ricevuta nell'addome. Si era accumulato più lavoro di quanto l'intera squadra fosse in grado di smaltire in un mese, e nuovi incidenti venivano segnalati mentre gli investigatori si occupavano ancora di sistemare quelli arretrati. Come previsto, egli non poté lasciare il Distretto alle sei. Ma, alle nove, una telefonata chiamò fuori ufficio il tenente, e tutta la squadra diurna ancora al lavoro, si dileguò dieci minuti dopo, a dispetto delle minacce lanciate da Grassioli al momento di uscire. Pioveva ancora, ma con meno impeto di prima, e l'aria era fresca dopo tanti giorni di calura ininterrotta. Mentre percorreva la Settima Avenue, Andy si rese conto che le strade erano quasi vuote ed era la prima volta in tutta l'estate che questo accadeva. Alcune persone uscivano sotto la pioggia, molte sagome oscure si stipavano in ogni portone, ma le strade e i marciapiedi erano stranamente deserti. Salire le scale di casa sua fu più difficile del solito. La gente che normalmente affollava il marciapiede si era seduta lì. Molti perfino dormivano sulle scale, distesi per traverso sui gradini. Ne spinse alcuni, inciampò sugli altri che non si volevano muovere, ignorando le loro imprecazioni. Era il preludio di ciò che sarebbe avvenuto in autunno, a meno che i proprietari dello stabile avessero assunto dei guardiani per buttar fuori tutti i senza-tetto. Ma non ne valeva la pena, perché i senza-tetto erano tanti e tornavano appena i guardiani voltavano le spalle.
«Ti rovinerai gli occhi a guardare continuamente quell'aggeggio,» disse a Sol entrando in casa. Il vecchio era disteso sul letto, con i guanciali appilati dietro le spalle e guardava un film di guerra alla TV. I colpi di cannone si susseguivano senza posa nell'altoparlante.
«I miei occhi erano già rovinati prima che nascessi, caro il mio sputasentenze, e vedo tuttora meglio di molti vecchi della mia età. Mi pare che tu faccia ancora gli straordinari…»
«Trovami un posto migliore e lascio subito quello,» rispose Andy, accendendo la lampada della sua stanza, e frugando nell'ultimo cassetto. Sol lo raggiunse e sedette sull'orlo del letto.
«Se cerchi la tua torcia, l'hai lasciata sul tavolo l'altra sera. Volevo dirtelo. L'ho messa nel cassetto di sopra, sotto le camicie.»
«Sei come una mamma per me.»
«Ah, sì? Ma non chiedermi soldi in prestito, figlio caro.»
Andy mise la torcia elettrica in tasca e sentì che era venuto il momento di parlare a Sol. Aveva rimandato la notizia finché poteva, e si chiedeva perché la cosa lo imbarazzasse tanto. Dopo tutto, quella stanza era tutta sua, dividevano le razioni alimentari e i pasti perché era più facile, e basta. Era stata una combinazione di comodo.