Fu il temporale a deciderlo di trovarsi un posto in cui rintanarsi. Era stato sorpreso dalla pioggia e si era bagnato tutto. In principio gli aveva fatto piacere, ma solo in principio. Insieme con migliaia di altri senza-tetto, aveva cercato riparo sotto i rombanti archi del Williamsburg Bridge, e anche li non era al sicuro, perché ogni volta che cambiava il vento, spingeva sotto la campata montagne d'acqua. Tutta la notte rimase bagnato e infreddolito, non riuscì a dormire, e al mattino si arrampicò per le scale fin sopra il ponte e si asciugò al sole. Davanti a lui il passaggio pedonale si estendeva sino all'altra sponda del fiume ed egli lo attraversò per riscaldarsi, col sole sorgente in faccia. Era un'impressione nuova, per lui, guardare in basso il fiume e una città come quella. Un mercantile nucleare risaliva lentamente la corrente, e la moltitudine delle barche a vela e a remi si faceva da parte per lasciarlo passare. Per guardare in basso, doveva aggrapparsi alla ringhiera.
A metà del ponte fece la constatazione che era uscito da Manhattan per la prima volta in vita sua, e che non aveva altro da fare che continuare a muoversi. La polizia non lo avrebbe trovato mai. Brooklyn gli stava dinnanzi, una rupe frastagliata di strane sagome che si profilavano sul cielo, luogo del tutto nuovo per lui, e pauroso. Ne ignorava tutto, ma poi avrebbe scoperto ogni cosa. La polizia non lo avrebbe mai cercato così lontano, mai, neanche in cent'anni.
Una volta fuori del ponte, la paura svanì poco a poco. Quella zona somigliava a Manhattan, ma con gente diversa, strade diverse. I suoi abiti ora erano asciutti e si sentiva meglio; era solo molto stanco e aveva molto sonno. Le strade si allungavano all'infinito, piene di gente, rumorose, ed egli le seguì a caso, finché arrivò vicino a un muro alto che si ergeva su un lato della strada e non pareva finire mai. Lo seguì, chiedendosi che cosa vi fosse dall'altra parte; infine arrivò a un cancello chiuso, con del filo spinato in alto, per impedire alla gente di arrampicarsi e passare di là. Su un cartello sbiadito si leggeva: ARSENALE MILITARE DI BROOKLYN «VIETATO INGRESSO. Attraverso le sbarre Billy vide un immenso terreno coperto di edifici chiusi, di capannoni vuoti, di montagne di residui ferrosi arrugginiti, pezzi di navi, cumuli di rottami di cemento, e altri detriti. Una guardia panciuta camminava entro il recinto con un grosso bastone in mano, simile a una clava. Guardò Billy con diffidenza e questi si allontanò dal cancello continuando a camminare.»
Accidenti, che luogo! Dovevano esserci chilometri quadrati di terreno, lì dentro, e niente gente. Chiuso e dimenticato. Se fosse potuto entrare senza che la guardia lo vedesse, si sarebbe nascosto per sempre in un posto come quello, ammesso che ci fosse la possibilità di entrarvi. Continuò a camminare lungo il muro, finché questo s'interruppe e Billy si trovò davanti una barriera di catene rugginose e cadenti. Anche qui c'era del filo spinato, ma molto arrugginito e in vari punti anche strappato. Quel tratto di strada era poco frequentato. Lo affiancavano soltanto i muri ciechi di vecchi depositi. Non doveva essere difficile superare quel cancello.
Che Billy non fosse la prima persona ad aver avuto quell'idea, gli venne dimostrato qualche minuto dopo, mentre studiava quella barriera. Qualcosa si mosse dall'altra parte e un uomo, non molto più anziano di lui, fece capolino. Si fermò un attimo, guardò in su e in giù per la strada, all'esterno, onde assicurarsi che non vi fosse nessuno nelle vicinanze, si chinò verso la parte inferiore della barriera spinata e vi spinse sotto un grosso blocco di cemento. Poi, con un movimento strisciante che doveva aver praticato più d'una volta, passò sotto la barriera, respinse il blocco che teneva alzato il filo spinato, si mise in piedi e se ne andò per la strada.
Billy lasciò che si allontanasse, poi raggiunse quel punto. Lì, un solco raschiato nel suolo non era così profondo da richiamare l'attenzione, ma sufficiente a facilitare il passaggio, alzando il filo spinato. Fece come l'altro, spinse un masso di cemento sotto il filo, si guardò intorno (nessuno, in vista, badava a lui), e strisciò sotto la barriera. Era stato facile. Diede un calcio al sasso facendo ricadere il filo, poi corse alla costruzione più vicina.
Vi era qualcosa di terribile in quei vasti spazi vuoti e silenziosi. Non era mai stato così solo, senza nessuno vicino. Si mise a camminare lentamente, addossato ai mattoni tiepidi della facciata, fermandosi e scrutando tutt'intorno con attenzione sino a quando arrivò all'angolo. Davanti a lui si estendeva un viale privo d'ogni vita ma ingombro di relitti vari. Mentre stava per attraversarlo avvertì un movimento, in lontananza, sulla strada, e si addossò nuovamente al muro mentre una guardia in divisa grigia attraversava il viale lentamente. Quando sparì, Billy corse nella direzione opposta, rifugiandosi nell'ombra delle travi di acciaio rugginoso di un bacino galleggiante.
Passò di demolizione in rovina, cercando un luogo riparato dove potersi introdurre, nascondersi e dormire. Vi erano altre guardie in giro, ma si individuavano facilmente. Rimanevano nei viali più larghi e mai si avvicinavano ai fabbricati. Se avesse trovato una maniera per entrare in uno di quegli edifici sprangati, sarebbe stato salvo, nessuno l'avrebbe mai scovato. Ce n'era uno dall'aspetto promettente: era un edificio basso e lungo, con un tetto sfondato e le finestre senza vetri. Era rivestito di quadrati di amianto, alcuni spaccati e uno interamente strappato. Si avvicinò, guardò dentro, vide solo oscurità. Il tetto era crollato, si trovava a pochi metri dal suolo, formando una caverna scura e silenziosa. Era proprio ciò che gli ci voleva. Sbadigliò, entrò strisciando attraverso l'apertura. Un enorme pezzo di ferro gli si abbatté sulle costole, ed egli lanciò un urlo di strazio.
L'oscurità si riempi di fiamme di dolore, mentre retrocedeva lungo l'apertura, poggiando sul lato colpito e dolorante. Qualcosa di pesante volò per l'aria vicino al suo capo, e andò a finire sul muro, producendovi delle screpolature. Billy si rimise faticosamente in piedi, allontanandosi dall'entrata, ma non vi era nessuno a seguirlo. Solo silenzio, dentro l'apertura buia, mentre si allontanava zoppicando, più presto che poteva, tenendosi il fianco e gettando ogni tanto un'occhiata timorosa all'edificio. Quando, voltato l'angolo, esso non fu più visibile, Billy si fermò, alzò la sua camicia, guardò l'escoriazione, proprio sotto le costole, che già cominciava a diventare nera e viola. Dall'aspetto pareva solo una brutta contusione, ma quanto male gli faceva!
Qualcosa con cui poter aggredire e difendersi, ecco ciò che gli occorreva. Non che pensasse di ritornare in quel capannone, quello mai! Ma aveva bisogno di un'arma qualsiasi in quel luogo. Vi erano alcuni rottami di cemento, sparsi in giro. Ne prese uno che si poteva agevolmente impugnare e brandire, e che anzi aveva l'anima di ferro arrugginita che spuntava a una estremità. Molta altra gente si era probabilmente già nascosta in questo luogo, avrebbe dovuto immaginarlo vedendo strisciare quel tizio sotto la cinta di filo spinato. Stavano alla larga dalle guardie, cosa che pareva abbastanza facile. Poi si trovavano un posticino dove si installavano tenendo lontano gli altri. Così dovevano svolgersi le cose. Ognuno di quei capannoni doveva avere il suo ingresso segreto e ospitare probabilmente una persona nascosta. Rabbrividì a quel pensiero, si premette la mano sul fianco dolorante e si allontanò abbandonando il riparo delle costruzioni. Era forse meglio che egli uscisse da questo luogo mentre era ancora d'un sol pezzo… No, era un posto troppo buono per rinunciarvi. Se riusciva a trovare un buco per nascondersi sarebbe stato perfetto, proprio quello che ci voleva. Doveva continuare a cercare, prima di rinunciare, e trovare qualcosa di meglio di quel pezzo di cemento per difendersi. Frugò in ogni angolo, continuando a camminare e si rese conto che, nonostante l'accumularsi dei relitti e dei detriti, non vi era in giro nulla che fosse sufficientemente piccolo per essere impugnato e usato come arma. Era come se molta gente fosse passata di là prima di lui, spinta dalla stessa idea. Stringendo più forte in pugno il suo pezzo di cemento proseguì zoppicando.