«Non fare il maialino mangiandoti tutto il porridge,» gli disse lei. «Ora con quell'olio di mais (sapevo di doverlo risparmiare per un'occasione importante) farò delle frittelle d'avena per il pic-nic.»
«Mettici sale fin che vuoi perché lassù potremo bere a sazietà.»
Andy fece sedere Shirl in modo che voltasse le spalle alla bicicletta con la quale Sol caricava gli accumulatori. Era inutile rimetterle in mente ciò che era accaduto, ora che rideva e parlava dei loro piani per la giornata. Lui non voleva interromperla. Oggi sarebbe stata una giornata speciale, ne erano entrambi certi.
Si udì in quel momento un rapido bussare alla porta, mentre stavano già impacchettando la colazione. Shirl disse in un soffio:
«Il fattorino… lo sapevo che avrebbero finito per farti lavorare anche oggi.»
«Niente paura,» sorrise Andy. «Grassy non si rimangia mai la parola. Inoltre non è il modo di bussare del fattorino. Se c'è un rumore che riconosco subito è proprio il suo modo di bussare alla porta: bum-bum-bum.»
Shirl si sforzò di sorridere e aprì la porta mentre lui finiva d'impacchettare la roba.
«Tab!» gridò lei tutta felice. «Sei proprio l'ultima persona che io… Vieni, entra. È meraviglioso rivederti. È Tab Fielding,» disse a Andy.
«Buongiorno, signorina Shirl,» disse Tab duro, rimanendo nel corridoio, «mi spiace, ma questa non è una visita di cortesia. In questo momento io sono in servizio.»
«Di che si tratta?» chiese Andy che si era portato vicino a Shirl.
«Dovete capire che io prendo qualsiasi lavoro che mi venga offerto,» disse Tab. Non sorrideva e aveva un'espressione malinconica. «Sin da settembre mi sono messo in nota all'ufficio delle guardie del corpo. Ho lavorato qua e là senza impegno regolare. Ho preso qualsiasi lavoro mi capitasse. Se uno rifiuta un lavoro lo rimettono in fondo all'elenco di aspettativa. Io ho una famiglia da mantenere…»
«Ma che cosa stai cercando di spiegare?» disse Andy. Intuiva che c'era qualcuno nel buio, dietro Tab, e dallo stropiccio dei piedi si capiva che erano in diversi, non ancora visibili, nel corridoio.
«Non farla tanto lunga,» disse l'uomo dietro Tab, con una voce nasale sgradevole. Stava dietro la guardia del corpo e non si faceva vedere. «Io ho la legge dalla mia, ti ho pagato, mostragli il mandato.»
«Ora credo di capire,» disse Andy. «Shirl, levati dalla porta. Vieni dentro Tab, che ti possa parlare.»
Tab fece un passo avanti e l'uomo nel corridoio cercò di seguirlo. «Tu non entri senza di me!» urlò. La sua voce fu troncata di colpo quando Andy gli sbatté la porta in faccia.
«Era meglio non farlo,» disse Tab. Aveva sulle mani il pugno americano, irto di punte e stringeva i pugni.
«Calmati,» disse Andy. «Volevo solamente parlare con te, prima, e cercare di capire che cosa sta succedendo. Quello lì ha un mandato di alloggio, non è vero?»
Tab assentì tristemente, e guardò il pavimento.
«Ma di che cosa state parlando,» disse Shirl preoccupata guardando alternativamante l'uno e l'altro.
Andy non rispose e Tab si voltò verso di lei: «Un ordine di alloggio viene rilasciato dal tribunale a chi può realmente dimostrare di aver bisogno di un posto dove abitare. Li danno generalmente alle famiglie numerose che devono sloggiare da qualche altro posto. Con un mandato d'alloggio in mano, cercano in giro, trovano un appartamento vacante, o una stanza, o qualsiasi altro buco e l'ordine vale come un mandato di perquisizione. Talvolta possono nascere guai, la gente naturalmente si ribella nel vedersi la casa invasa da sconosciuti. Perciò, chi ha un mandato d'alloggio, si munisce di una guardia del corpo. È per questo che sono qui; quel tale, nel corridoio, che si chiama Belicher, mi ha noleggiato.»
«Ma cosa fai qui?» chiese Shirl che ancora non capiva.
«Perché Belicher è uno sciacallo, ecco quello che è,» disse Andy tristemente. «Gira per gli obitori a vedere chi muore.»
«Questo è un modo di vedere la cosa,» disse Tab che frenava la sua rabbia, «ma è anche un uomo con moglie e figli, e non ha un posto dove abitare. E questo è un altro modo di vedere le cose.»
Vi fu un improvviso martellare sulla porta e la voce piagnucolosa di Belicher si fece udire. Shirl finalmente capì il significato della presenza di Tab e disse ansante: «Tu sei qui per aiutarli, non è vero? Hanno scoperto che Sol è morto e vogliono questa stanza.»
Tab poté solamente annuire, senza aggiungere nulla.
«C'è ancora una maniera di cavarsela,» disse Andy. «Se noi avessimo qui uno del mio distretto, ad abitare con noi in questa stanza, quella gente non potrebbe occuparla.»
L'uomo di là si mise a bussare più forte e Tab fece un mezzo passo indietro verso la porta. «Se ci fosse qui qualcuno, adesso, non si potrebbe dir niente, ma Belicher andrebbe al tribunale degli alloggi e otterrebbe lo stesso la casa perché ha una famiglia numerosa. Io farò tutto ciò che posso per aiutarvi, ma Belicher, vedete… è tuttora il mio datore di lavoro.»
«Non aprire quella porta,» disse Andy severamente, «prima che abbiamo sistemato la questione.»
«Non posso fare diversamente, vi pare?» Si alzò e strinse i pugni armati di punte. «Non cercate di fermarmi, Andy. Siete un poliziotto e conoscete questa legge.»
«Tab, come puoi… ?» disse Shirl a bassa voce.
Tab la guardò, con gli occhi pieni di tristezza. «Un tempo eravamo buoni amici, Shirl, ed è così che io vi ricorderò sempre. Ma non sarà lo stesso per voi, dopo questa faccenda, perché io devo fare il mio lavoro. Li devo far entrare.»
«Fai pure, apri quella maledetta porta!» disse Andy amaramente, voltando le spalle e avviandosi alla finestra.
I Belicher si precipitarono all'interno. Il signor Belicher era piccolino, magro, con una testa dalla forma strana, senza mento o quasi, e quel tanto d'intelligenza che gli bastava a firmare col suo nome i moduli della Previdenza. Era la signora Belicher a mantenere la famiglia. Da quel corpo di un grasso flaccido erano usciti tutti quei bambini; ce n'erano sette, a ingrossare il sussidio sul quale sopravvivevano. Il numero otto, ancora visibile, formava quell'ulteriore gonfiore sul corpo già gonfio della donna. In realtà non era il numero otto, bensì il numero undici, perché tre dei bambini Belicher erano morti, sia per incidenti, sia per incuria. La più grande delle ragazze (doveva avere almeno tredici anni) portava in braccio l'ultimo bambino, coperto di lividi, che puzzava orrendamente e piangeva senza interruzione.
Gli altri bambini ora urlavano e litigavano fra di loro, dopo la tensione e il silenzio del corridoio buio.
«Oh, guarda che bel frigorifero!» disse la signora Belicher correndovi accanto e aprendo la porta.
«Questo non lo toccate!» disse Andy mentre Belicher gli batteva sul braccio.
«Mi piace questa stanza,» gli disse, «non è vasta, sapete, ma è carina. Cosa c'è dietro questa porta?» Si diresse verso la parete divisoria. «Questa è la mia stanza,» disse Andy e gliela sbatté in faccia. «State alla larga.»
«Non c'è bisogno di comportarsi in questo modo,» disse Belicher, mettendo la coda tra le gambe come un cane che ha ricevuto troppi e frequenti calci. «Io ho i miei diritti. La legge dice che posso guardare dappertutto quando ho un mandato di alloggio.» Era indietreggiato un po' perché Andy aveva fatto un passo verso di lui. «Non che dubiti della vostra parola, signore, io vi credo, questa stanza qui è bella, ha un buon tavolo, delle sedie, un letto…»
«Quelle cose mi appartengono. Questa è una stanza vuota ed è anche piccola. Non va per voi e per la vostra famiglia.»
«Oh, sì, che va bene. Noi abbiamo vissuto in posti più piccoli di questo.»
«Andy, fermali! Guarda!» Il grido di Shirl fece voltare di colpo Andy, e vide che due dei ragazzini avevano trovato il sacchetto delle erbe che Sol aveva fatto crescere in cassetta sul davanzale della finestra e lo strappavano per aprirlo, pensando che contenesse qualcosa da mangiare.