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Negli anni successivi il tema ecologico si affacciò sempre più spesso, molte volte associato a quello dell'invadenza pubblicitaria, come nel primo romanzo che inaugurò il filone, I mercanti dello spazio di Pohl e Kombluth, ritratto di una società in cui manca tutto. Cibi sintetici (e grazie che ci siano), ritorno alle biciclette per mancanza di carburanti, crisi delle abitazioni (gli alloggi di lusso sono “una comoda stanza due metri per tre”).

Il tema continuò ad apparire, svincolandosi pian piano dalle accuse contro questa o quella organizzazione politica o commerciale, e tra gli autori che vi si accostarono il più personale fu l'inglese J. G. Ballard che, accettando come dato di fatto un futuro privo di risorse e la rovina dell'equilibrio, descrisse l'uomo post-inquinamento e la situazione che gli è intorno, i panorami che lo circondano, poetici nella loro desolazione: il deserto dove i personaggi vanno istintivamente a rifugiarsi per trovare un accordo tra la loro psicologia e l'ambiente, la morte dell'ultimo pesce sul fondo dell'oceano prosciugato, le cataste di oggetti usati che pian piano sostituiscono sul volto della Terra le foreste e l'ambiente naturale.

Scritto nel 1966, quando la parola “ecologia” era nota solo agli studiosi di scienze naturali, Largo! Largo! ha anticipato nettamente l'allarme che oggi sentiamo sempre più vivamente per una situazione in cui si uniscono incremento demografico, disoccupazione tecnologica, esaurimento delle risorse naturali, inquinamento dell'ambiente. Da questo romanzo di Harrison emerge nel modo più chiaro il ritratto della situazione generale e delle sue ripercussioni sul singolo individuo, sulla vita di tutti i giorni, in tutta la sua irreparabilità.