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Andò verso Murgatroyd. Murgatroyd sembrava ciondolare un poco. Calhoun controllò il suo respiro e gli ascoltò il cuore. Murgatroyd lo lasciò fare, dicendo soltanto — Ciii, — quando Calhoun lo rimise giù.

— Ti aiuto a tornare al tuo punto di raccolta, — disse improvvisamente. — Murgatroyd si è preso la peste. L ’ho esposto al contagio e sta reagendo in fretta. E voglio vedere gli altri del tuo gruppo prima di notte.

La ragazza riuscì appena a rimettersi in piedi. Anche il solo parlare l’aveva stancata, ma coraggiosamente anche se stancamente si mosse obliquamente, lungo il fianco della, collina. Calhoun raccolse la bizzarra arma e l’esaminò pensierosamente. La caricò come se fosse logico farlo. Raccolse il dardo che gli era stato lanciato e lo mise i posizione. Seguì la ragazza, portando l’arma. Murgatroyd veniva alla retroguardia.

Dopo quattrocento metri la ragazza si fermò e si aggrappò ondeggiando al tronco di un albero sottile. Era chiaro che doveva riposare, e non voleva stendersi per evitare poi lo sforzo disperato di alzarsi.

— Ho intenzione di portarti, — disse Calhoun decisamente. — Dimmi da che parte andiamo.

La prese in braccio e avanzò. Era leggera. Non era una ragazza robusta, ma avrebbe dovuto pesare di più. Calhoun continuava a portare la insolita arma antica senza difficoltà.

Murgatroyd lo seguì mentre Calhoun salì una leggera pendenza sul pendio principale e poi scese lungo un canalone molto stretto. Si spinse tra i cespugli fino a che giunse a un piccolo spazio aperto dove erano stati costruiti dei ripari per circa una dozzina di esseri umani. Erano costruzioni tremendamente primitive, soltanto tetti di rami frondosi su telai di bastoni. Ma naturalmente non erano destinati ad un uso permanente. Erano destinati soltanto a proteggere gente colpita dal contagio nell’attesa di morire.

Ma era accaduto un disastro in quel posto. Calhoun lo vide prima della ragazza. Sotto i ripari c’erano letti di foglie. Su di essi giacevano tre corpi. Dovevano essere quei fuggitivi nel coma finale, che, da quando la ragazza lo aveva descritto, spiegava anche la fine del morto che Calhoun aveva trovato, morto di fame con piante nutrienti attorno a lui. Ma ora Calhoun vide qualcosa di più. Voltò la ragazza in fretta tra le braccia perché non potesse vedere. La mise giù dolcemente e disse:

— Sta’ calma. Non muoverti. Non voltarti.

Andò avanti per essere sicuro. Poi si infuriò. La professione di Calhoun era di combattere la morte e la malattia in tutte le sue forme e lui prendeva la sua professione seriamente. Ci sono sconfitte, naturalmente, che un medico deve accettare, anche se malvolentieri. Ma nessuno nella professione, e meno di tutti un uomo da Nave Medica, poteva evitare di essere in preda alla furia alla vista di gente che avrebbe dovuto essere curata da lui e che giace perfettamente immobile con la gola tagliata.

Li coperse con dei rami poi tornò da Helen.

— Questo posto è stato scoperto da qualcuno della città, — le disse rabbiosamente. — Gli uomini in coma sono stati assassinati. Ti consiglio di non guardare. Immagino che chiunque lo abbia fatto ora sia in giro per rintracciare anche voialtri.

Con il volto scuro esaminò la piccola radura, alla ricerca di orme. C’era vegetazione nella maggior parte dei posti ma verso l’orlo della radura trovò una serie di orme che si allontanavano. Mise il piede vicino a un’orma e vi appoggiò il proprio peso. Il piede lasciò una impronta più leggera. L’altra impronta era stata fatta da un uomo più pesante di lui, quindi non era uno del gruppo delle vittime della pestilenza.

Trovò un altro gruppo di impronte che entravano nella radura da un’altra parte.

— Un solo uomo, — disse gelidamente. — Non penserà a stare in guardia perché il personale amministrativo di una città, come quello che è rimasto qui a farsi prendere dalla pestilenza, generalmente non ha armi in suo possesso. E si fida del fatto che siate tutti troppo deboli per rappresentare un pericolo per lui.

Helen non impallidì. Era già pallida. Guardò intontita Calhoun. Lui fissò il cielo cupamente.

— Entro un’ora sarà il tramonto, — disse selvaggiamente. — Se è intenzione dei nuovi venuti, degli invasori, di bruciare i corpi delle vittime della pestilenza, tornerà qui per sistemare questi tre. Non l’ha fatto prima perché il fumo non vi avvertisse. Ma sa che i ripari proteggevano altre persone: Tornerà qui!

Murgatroyd disse — Ciii, — con tono stupito. Stava a quattro zampe e se le guardava come se non fossero sue. Ansava.

Calhoun lo controllò. Respirazione affannosa. Cuore come quello della ragazza. La temperatura non era alta, ma bassa. Calhoun disse con aria di rimorso:

— Tu ed io, Murgatroyd stiamo passando un guaio con la nostra professione. Ma il mio è peggiore. Tu non devi farmi scherzi malvagi, ed io te li devo fare.

Murgatroyd disse — Ciii! — e piagnucolò. Calhoun distese dolcemente su un letto di foglie che non e a occupato da un uomo assassinato.

— Sta’ tranquillo, — gli disse. — L’attività ti fa male.

Si allontanò. Murgatroyd si lamentò flebilmente, a rimase immobile come se fosse esausto.

— Ti sposto, — disse Calhoun alla ragazza, — in modo che se l’uomo della città ritorna non ti possa vedere. E devo tenerti al riparo per qualche tempo perché i tuoi compagni non mi scambino per lui. Conto su di te per garantire per me più tardi. In fondo, sto preparando un’imboscata. — Poi spiegò con irritazione, — non oso seguire le sue tracce perché potrebbe tornare per una strada diversa.

Sollevò la ragazza e la depose dove lei poteva vedere tutta la radura senza essere vista. Si sistemò a poca distanza da lei. Era estremamente insoddisfatto delle misure che doveva prendere per forza. Non poteva seguire l’assassino e lasciare Helen e Murgatroyd senza protezione, anche se l’assassino avrebbe potuto fare un’altra vittima proprio perché non era stato seguito. In ogni caso la vita di Murgatroyd, in quel momento era più importante della vita di qualunque essere umano su Maris III. Tutto dipendeva da lui.

Ma Calhoun non era per niente contento di sé.

C’era silenzio, salvo i normali suoni delle cose viventi allo stato selvaggio. C’erano suoni flautati, che in seguito avrebbero riferito a Calhoun che provenivano da creature striscianti simili alle tartarughe terrestri della Terra. C’erano ronzii da basso profondo che provenivano dalle gole di creature in miniatura che potevano essere descritte vagamente come uccelli. C’erano cinguettii che erano le grida di quelli che avrebbero potuto essere definiti porci selvatici ma che non lo erano. Ma il sole Maris sprofondò verso la più vicina catena di colline e sparì dietro di esse, e su tutto il paesaggio cadde uno strano silenzio di attesa. Durante il tramonto su Maris III c’è un singolare periodo cui le creature del giorno sono silenziose e quelle della notte non sono ancora in azione. Niente si muoveva. Niente si agitava. Anche l’improbabile fogliame era immobile.

Fu in quella immobilità e in quella mezza luce che si avvertirono suoni piccoli e intermittenti di scalpiccio. Poi si sentì un debole mormorio di frasi. Un giovanotto alto e magro uscì dal bosco, sostenendo un vecchio pateticamente debole, appena capace di camminare. Calhoun fece un gesto di avvertimento appena Helen aperse le labbra per parlare. La coppia che si muoveva lentamente entrò nella radura, con il giovane che camminava esausto e il vecchio che inciampava per la debolezza malgrado l’aiuto. Il più giovane aiutò l’altro a sedersi. Rimase in piedi ansando.

Giunsero insieme un uomo e una donna, aiutandosi a vicenda. C’era a malapena luce sufficiente, dai riflessi del sole scomparso, per illuminare i loro volti, pallidi ed emaciati.

Una quinta flebile figura giunse barcollando da un’altra apertura del bosco. Era grosso e con la barba scura ed era stato un uomo forzuto, ma ora la peste si faceva sentire pesantemente su di lui.