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Calhoun alzò la pistola a spruzzo. Premette il grilletto. Verso il trio si diressero anelli invisibili di vapore destroetile. Boccheggiarono. Caddero a terra. Calhoun fece quel che doveva.

Poco dopo un uomo giaceva inconsciamente sulla strada in un coma che imitava perfettamente salvo per il dimagramento, il coma finale dei fuggiaschi della città. A qualche distanza Calhoun camminava verso la griglia di atterraggio con un secondo uomo, anch’esso incosciente, sulle spalle. Murgatroyd lo seguiva da vicino. Il terzo uomo, privo di abiti, attendeva dove avrebbe potuto essere trovato entro due o tre giorni.

Capitolo sesto

— È improprio usare il termine “giocatore” per un uomo che usi le tavole attuariali o le tavole della probabilità per fare scommesse che gli assicurino una favorevole percentuale di vincite. Ancor meno è appropriato chiamare giocatore un uomo che bara. Egli elimina il caso dalle sue operazioni con il suo barare. Egli non gioca per niente d’azzardo.

Il solo autentico giocatore è uno che corre dei rischi senza considerare il caso; che agisce in base alla ragione, all’intuito, all’ispirazione o alla superstizione senza far conto delle probabilità. Egli ignora il fatto che il caso quanto il pensiero ha un peso nel determinare il risultato di qualunque azione. In questo senso, il criminale è un vero giocatore. È sempre fiducioso che la probabilità non interferisca; che non avvenga alcun avvenimento casuale. Fino ad oggi tuttavia, non esiste alcuna analisi statistica di un crimine che abbia dimostrato di trattarsi di un’azione che un uomo ragionevolmente prudente avrebbe arrischiato. Gli effetti del puro avvenimento fortuito irregolare possono essere tanto imponenti…

Fitzgerald,
Probabilità e condotta umana

I rumori notturni del pianeta Maris III venivano da tutta l’aperta campagna oltre la città stessa. Negli edifici, naturalmente, c’era solo silenzio. C’erano parchi, aperti tra essi, qua e là, e spazi verdi erano a fianco di ogni superstrada. Ma dalla città venivano solo piccoli suoni di cinguettii. L’aperta campagna cantava alle stelle.

Calhoun si dispose ad aspettare, con il suo carico incosciente e con Murgatroyd. Non poteva sapere quanto tempo sarebbe passato prima che si accorgessero che l’operatore del centralino non rispondeva e andassero a controllare. Era sicuro comunque che l’apparire del coma finale in un uomo che avrebbe dovuto essere immune alla pestilenza avrebbe prodotto dei risultati. L’uomo del centralino sarebbe stato portato al microbiologo che doveva essere a capo di quell’operazione di assassinio. Doveva esserci un uomo del genere. Un uomo che doveva sapere tutto sulla pestilenza, in grado di fronteggiare qualunque eventualità che si fosse presentata e c’era da immaginare che soltanto il più qualificato di tutti gli uomini che avevano lavorato per sviluppare la pestilenza sarebbe stato incaricato di controllare la sua prima prova pratica. Poteva essere proprio l’uomo che aveva escogitato la combinazione sinergica. Sarebbe stato a portata di mano. Avrebbe avuto ogni possibile attrezzatura di cui potesse avere bisogno, in un laboratorio organizzato in modo superlativo sull’astronave. E l’uomo del centralino gli sarebbe stato portato.

Calhoun attese. Aveva un altro uomo in coma apparente, pronto da usare quando ne fosse giunto il momento. Ora riposava nella profonda ombra delle stelle di uno dei supporti della massiccia griglia di atterraggio. Murgatroyd gli si stringeva addosso. Il tormal era normalmente attivo durante il giorno. Ma l’oscurità lo intimidiva. Tendeva a piagnucolare se non era appiccicato a Calhoun.

Sopra di loro apparivano indistintamente le pesanti arcate slanciate della griglia di atterraggio. La griglia doveva controllare navi di linea di ventimila tonnellate e anche più. Era progettata per regolare il traffico interstellare di un mondo. Oltre ad essa la città si stendeva sullo sfondo delle stelle. L’edificio di controllo, dal quale si faceva. funzionare la griglia, si stendeva su almeno mezzo acro, non lontano da dove Calhoun stava in attesa. I suoi occhi si erano adattati all’oscurità e poteva vedere deboli luminosità, come se ci fossero finestre illuminate lontano, davanti a lui. Era a meno di venti metri dall’astronave gigante globulare che aveva portato fin lì gli invasori a compiere il loro lavoro da macellai.

C’era quasi silenzio, salvo il coro di miri di piccole voci che facevano la serenata al cielo. Era un notevole caso di suono totale. Di tanto in tanto Calhoun udiva note di basso profondo prolungate, come fossero i toni più bassi possibili di un grande organo. Poi c’erano dei trilli liquidi che potevano provenire da qualunque specie di uccello, di animale o di rettile. Tra l’uno e l’altro giungevano dei cinguettii e improvvisi peana di musica, come strumenti musicali a fiato che provassero brani melodici sperimentali.

Fu facile attendere per Calhoun. L’intera faccenda si era chiarita nella sua mente. Sentiva non soltanto di sapere quel che era accaduto su quel mondo, ma anche quello che sarebbe potuto accadere altrove se quella particolare impresa si fosse dimostrata vantaggiosa.

Maris III avrebbe dovuto essere il pianeta gemello del vecchio Dettra Due, da tempo colonizzato. Ci sarebbe stato uno stretto vincolo di interessi e di tradizioni tra i due mondi. Avrebbero avuto una tradizione comune e sangue comune e tutti i legami che mantengono due civiltà consanguinee. La cultura più vecchia aveva costruito una città e fattorie e servizi per mezzo milione dei suoi membri più avventurosi. Essi sarebbero venuti lì a prendere possesso di quel mondo e avrebbero zelantemente incominciato il suo sviluppo sulla falsariga del vecchio pianeta. Avrebbero orgogliosamente iniziato il pagamento di quel che avevano avuto, e anche più orgogliosamente si sarebbero preparati a ricevere ancora e ancora e poi ancora abitanti del vecchio mondo affollato.

Tutto ciò era in accordo con la legge naturale, che non solo determina il corso dei pianeti attorno al loro sole centrale, ma detta ciò che è saggio, idoneo e conveniente per l’umanità. Ma gli uomini non hanno bisogno di dar retta alle leggi della natura. Non possono essere cambiate, non possono essere infrante. E da qualche parte c’era un mondo, o almeno il governo di un mondo, che tentava di spezzare le leggi che Calhoun sapeva essere essenziali.

Nel grande cosmo anche il crimine è normale. Le leggi naturali possono essere distorte per aiutarlo. Per esempio una nave spaziale poteva essere costruita con le ali. Nello spazio non avrebbe avuto importanza. Normalmente sarebbero state inutili. Ma se qualcuno desiderava commettere un crimine enorme, si poteva costruire un’astronave dotata di ali, e invece di entrare nell’atmosfera per mezzo di raggi progettati per farla calare gentilmente in caso di emergenza, avrebbe potuto entrare nell’aria del pianeta ignaro e volarvi con le ali che aveva portato attraverso anni luce di vuoto.

Una tale nave alata, che volava a reazione come un aeroplano, poteva disseminare pallottoline congelate di contagio. Poteva scegliere per quello scarico un posto che fosse sopravvento a una città e poteva scegliere un’altezza tale che un’area di molti e molti chilometri quadrati sarebbe stata saturata da invisibili e mortali creatori di infezione. La nave poteva volar via anche sempre più in alto e alla fine contare solo sui suoi razzi nella mancanza d’aria fin dove la sua propulsione spaziale potesse agire nello spazio non sottoposto a tensione. Poteva tornare alla base con la superpropulsione e il solo segno della sua venuta, il solo segno che sarebbe stato conosciuto, sarebbe stato il ricordo del rombare del tuono in un cielo colmo di stelle. Ma ci sarebbe stata una pestilenza.