Выбрать главу

— I quali, — disse Calhoun, — non sono tanto felici quanto lo erano prima.

Il suo prigioniero si passò la lingua sulle labbra e continuò con gli occhi che sprizzavano morte e il tono ragionevole e convincente e notevolmente ipnotico.

Ma Maris III era soltanto una prova. Una volta che il procedimento fosse stato collaudato, ci sarebbero stati altri mondi da conquistare.

Non soltanto nuovi mondi coloniali come quello. Mondi vecchi e ben instaurati si sarebbero visti attaccati da pestilenze che i loro medici sarebbero stati incapaci di combattere. Poi sarebbero venute navi dal mondo che aveva collaudato la sua tecnica su Maris III. Le navi sarebbero state in grado di porre termine alla pestilenza. Lo avrebbero dimostrato. Si sarebbero offerte di vendere la vita ai cittadini del mondo colpito… a un certo prezzo.

— Scorretto, — disse Calhoun, — ma probabilmente vantaggioso.

Il prezzo in effetti sarebbe stato la sottomissione. Si sarebbe risolto in schiavitù. Quelli che non avrebbero accettato il baratto sarebbero morti.

— Naturalmente, — disse Calhoun, — potrebbero tentare di non osservare i patti in seguito.

Il suo prigioniero sorrise a labbra strette, mentre i suoi occhi non cambiavano espressione. Spiegò in modo convincente che se ci fosse stata una rivolta, non avrebbe avuto importanza. La contromisura verso un atto di sfida sarebbe stata una nuova pestilenza. C’erano molte pestilenze pronte ad essere usate. Avrebbero costruito un impero interstellare in cui la ribellione sarebbe stata una forma di suicidio. Nessun mondo, una volta conquistato, sarebbe stato in grado di liberarsi. Nessun mondo, una volta scelto, sarebbe stato in grado di resistere. Ci sarebbero stati mondi a decine, a centinaia, per essere dominati da uomini come Calhoun. Avrebbe meritato un regno planetario per sé solo. La sua preparazione medica gli garantiva un impero! Sarebbe stato padrone assoluto e dominatore assoluto di milioni di miserabili schiavi che avrebbero dovuto soddisfare ogni suo minimo desiderio oppure morire.

— Una obiezione, — disse Calhoun. — Lei non ha parlato del Servizio Medico. Non penso che questa organizzazione prenderebbe alla leggera un simile metodo di conquista planetaria.

Quella era la prova più alta della capacità del prigioniero di influenzare, persuadere, convincere e quasi ipnotizzare. Doveva in pochi minuti rendere ridicolo il Servizio Medico e far notare la impossibilità di difendere il suo Quartier Generale di Settore e poi, senza sollevare antichi pregiudizi, di far sembrare inevitabile e naturale e quasi umoristico che il Quartier Generale di Settore ricevesse un trattamento a base di bombe nucleari non appena fosse stata condotta a termine l’impresa di Maris III. Calhoun si agitò un poco. Il suo prigioniero parlò in modo più pressante, più disperato. Dipinse mondi in cui ogni essere vivente sarebbe stato schiavo di Calhoun…

— Basta, — ho avuto le informazioni che desideravo.

— Allora mi liberi! — disse ansiosamente il suo prigioniero. Poi i suoi occhi lessero l’espressione di quelli di Calhoun, non più mascherata.

— Lei accetta! — gridò furiosamente. — Lei accetta! Non può rifiutare! Non può!

— Naturale che posso, — disse Calhoun con aria annoiata. — Lei non ne ha l’idea. Io non voglio un milione di schiavi, non ne voglio nemmeno uno. Sono ragionevolmente sano di mente. E un piano così pazzo non potrebbe comunque funzionare. La pura probabilità potrebbe inserirvi tanti avvenimenti casuali sfavorevoli che tutto sarebbe destinato ad andare in pezzi. Io ne sono la prova. Io sono un avvenimento casuale sfavorevole, proprio qui, la prima volta che tentate questa bestiale faccenda.

Il suo prigioniero tentò di parlare in modo ancora più persuasivo. Tentò di essere ancora più tentatore. Tentò, ma la sua gola era secca. Lottò per essere più convincente e più affascinante di quanto fosse possibile esserlo. Improvvisamente urlò insulti a Calhoun. Erano orribili da ascoltare. Si mise a urlare…

Calhoun alzò la pistola a spruzzo, con i lineamenti contorti e fece partire un solo anello di vapore. Nell’improvviso silenzio che seguì, una debole voce metallica risuonò nel ricevitore dello spaziofono in un angolo del laboratorio.

— Chiamata a terra, — disse una voce debolmente. — Nave da casa con passeggeri chiama la base su Maris III. Chiamata a terra

Calhoun voltò la testa e ascoltò la chiamata ripetuta. Poi si chinò a fare la cosa più necessaria al suo prigioniero.

— Chiamata a terra, — disse la voce pazientemente. — Non vi sentiamo, se state rispondendo non raccogliamo il vostro segnale. Andremo in orbita e continueremo a chiamare.

Calhoun spense il ricevitore. Murgatroyd disse con aria interrogativa: — Ciii?

— Questo è un limite per noi, — disse Calhoun con aria cupa, — l’astronave carica di coloni felici e immunizzati, pronta ad atterrare qui. Noi abbiamo fatto saltare la griglia di atterraggio, Murgatroyd, quando hanno tentato di spiaccicarci sulle pareti della Nave Medica. A quanto pare nello stesso momento abbiamo fatto saltare il loro spaziofono. Quindi questo che c’è sulla nave è il solo in funzione. E abbiamo troppo buonsenso per rispondere a quella chiamata. Ma ci pone comunque dei limiti di tempo. Se non riescono a farsi rispondere dai loro amici, staranno in orbita, ma qualcuno verrà giù con una scialuppa di salvataggio per scoprire che cosa c’è che non va. E questo darà fuoco alle polveri! Avremo una nave passeggeri carica di entusiasti pronti ad atterrare e finire la faccenda della ripulitura… e noi! Ci siamo solo tu ed io, Murgatroyd, per sistemare la faccenda. Diamoci da fare!

Ma era già quasi l’alba quando lui e Murgatroyd lasciarono la nave. Calhoun ghignò quando vide a oriente lo splendore cremisi della levata del sole. Davanti all’edificio in cui erano sistemati i comandi della griglia di atterraggio scorse un’automobile.

— Eccitati come sono quei tipi, — disse Calhoun, — e sospettosi che qualcuno stia spargendo pestilenze per loro, non saranno cordiali con chiunque non sia giunto qui insieme a loro. Non mi piace l’idea di andar via semplicemente a piedi con tutta questa luce. Penso sia meglio tentare di prendere l’automobile, Murgatroyd. Vieni!

Si diresse all’edificio di controllo. Giudicando dalla notte precedente, le stanze occupate non dovevano avere finestre che si aprivano verso la nave atterrata. Ma si mosse con cautela da un’arcata all’altra. Quando ebbe raggiunto l’ultima possibilità di riparo, tuttavia, l’auto era ancora distante una cinquantina di metri.

— Facciamo una corsa, — disse a Murgatroyd.

Lui e il piccolo tormal si precipitarono nella luce rosata dell’alba. Avevano percorso una trentina di metri quando qualcuno uscì dall’edificio. Si mosse verso l’auto e udì i passi di Calhoun sull’erba. Si voltò. Per un istante rimase a guardare. Calhoun era un estraneo. Non ci dovevano essere estranei vivi su quel pianeta. Dovevano essere tutti morti. Ecco la spiegazione dei due uomini trovati incoscienti e probabilmente morenti e degli altri due che mancavano. L’invasore gridò. Trasse il fulminatore.

Calhoun sparò per primo. Lo schiocco rabbioso di un fulminatore è inconfondibile. L’arma dell’invasore scoppiò fragorosamente.

— Corri, — gridò Calhoun.

Voci. Un uomo sbirciò fuori da una finestra. Calhoun era un estraneo con un fulminatore in mano. Vederlo era un invito all’assassinio. L’uomo alla finestra gridò. Mentre Calhoun gli tirava un colpo si ritirò e la finestra esplose e fumò dove la carica del fulminatore aveva colpito.

L’uomo e il tormal raggiunsero la linea dell’auto e della porta dell’edificio. La porta era aperta. Calhoun alzò la pistola a spruzzo e innaffiò la stanza di vapori esplosivi di destroetile con una corrente continua di anelli vorticanti. Si ritirò verso l’auto con Murgatroyd che danzava agitato ai suoi piedi.