Subito dopo Calhoun osservò le telefoto che il telescopio aveva scattato quando passava sopra la città. Era la città coloniale che il rapporto indicava essere stata iniziata due anni prima per ricevere i coloni di Dettra Due. Era la città della griglia di atterraggio che aveva tentato di distruggere la nave medica come un cane uccide un topo, scuotendola per ridurla in pezzi a circa sessantacinquemila chilometri nello spazio. Era la città che aveva costretto Calhoun ad atterrare con i suoi schermi visivi accecati; che lo aveva costretto a fingere che la sua nave era un rottame; che aveva assorbito le sue riserve di potenza di qualche centinaio di milioni di kilowatt/ora di energia. Era la città che aveva reso impossibile il suo ritorno al Quartier Generale.
Ispezionò le foto telescopiche. Erano molto chiare. Mostravano la città con stupefacente dettaglio. C’era un intreccio di superstrade, con i loro medaglioni di costruzioni multiple di abitazioni. C’erano le lussureggianti aree dei parchi tra gli edifici di quella capitale planetaria. C’era anche la griglia di atterraggio, una struttura di travature d’acciaio alta ottocento metri, con il diametro di oltre millecinquecento metri.
Ma non c’erano veicoli sulle superstrade. Non c’erano puntini sui sovrappassi a indicare gente a piedi. Non c’erano elicotteri sui tetti degli edifici, né c’erano oggetti a mezz’aria a indicare un traffico aereo.
O la città era deserta o non era mai stata occupata. Ma era assolutamente intatta. Le strutture erano perfette. Non c’era alcuna indicazione di panico o di un disastro passati ed anche le superstrade non erano state invase dalla vegetazione: era vuota… oppure era morta.
Ma in essa c’era qualcuno che aveva tentato molto ferocemente e con singolare efficienza di distruggere la Nave Medica.
Perché era una Nave Medica.
Calhoun alzò le sopracciglia e guardò Murgatroyd.
— Perché tutto questo? — domandò. — Hai qualche idea?
— Ciii! — strillò Murgatroyd.
Capitolo secondo
Lo scopo di una progettata azione umana è sempre il raggiungimento di una esperienza soggettiva desiderata. Ma una esperienza soggettiva è desiderata sia in termini di intensità, sia di durata. Per un individuo la forza di tentazione di gradi diversi di intensità di esperienza è già calcolata. Tuttavia la forza di tentazione di differenti durate è ugualmente necessaria per una stima della probabilità che una data persona compia una data azione. La modifica della desiderabilità in base alla durata che ci si aspetta, dipende dal senso del tempo dell’individuo; dalla sua accuratezza e dalla sua acutezza. Misure del senso del tempo…
Alla fine Calhoun lasciò la nave e trovò un campo coltivato e un uomo morto e altre cose. Ma mentre stava nella Nave Medica aveva trovato solo stupore. La prima mattina esplorò con cura l’intero spettro delle comunicazioni. Non c’erano segnali emessi dall’uomo nell’aria di Maris III. Quella era la prova che il pianeta era disabitato. Ma i microfoni esterni della nave raccolsero il rombo di un razzo a mattino avanzato. Calhoun guardò e vide le debole traccia bianca del razzo contro l’azzurro del cielo. Il fatto che la vedesse significava che viaggiava nell’atmosfera. E questa era la prova che il razzo stava prendendo fotografie per scoprire il cratere che la Nave Medica avrebbe dovuto provocare precipitando al suolo.
Il fatto della ricerca era la prova che il pianeta era abitato, ma il silenzio dello spettro radio diceva che non lo era. L’assenza di traffico nella città diceva che era morta o vuota, ma ci dovevano essere delle persone perché avevano risposto alla chiamata di Calhoun ed avevano tentato di ucciderlo quando si era fatto identificare. Ma nessuno avrebbe voluto distruggere una Nave Medica, salvo che per evitare una ispezione sanitaria, e nessuno avrebbe voluto evitare una ispezione se non ci fosse stata a terra una situazione di cui il Servizio Medico non avrebbe dovuto sapere niente. Ma una situazione del genere non avrebbe dovuto esserci.
Non c’era alcuna spiegazione logica per una tale serie di contraddizioni. Gli uomini civili agivano in un modo o nell’altro. Qui potevano esserci soltanto uomini civili eppure non agivano né in un modo né nell’altro. Quindi… e la confusione ricominciò da capo.
Calhoun dettò un resoconto degli avvenimenti aggiornato nel trasmettitore di emergenza. Se fosse giunta una chiamata di ricerca dallo spazio, il trasmettitore avrebbe irradiato questi dati e l’azione che Calhoun intendeva prendere. Chiuse con cura tutti gli altri circuiti in modo che la nave non potesse essere individuata per mezzo delle radiazioni. Si equipaggiò per il viaggio e lasciò la nave insieme a Murgatroyd. Ovviamente si diresse verso la città, dove doveva esserci quel qualcosa che sembrava fuori posto.
Il viaggio a piedi era insolito ma non difficile. La vegetazione era semi-familiare. Maris III era un pianeta simile alla Terra e girava attorno a un sole simile a quello terrestre, e date le simili condizioni di gravità, di aria di radiazioni solari e di gamma di temperatura dovevano svilupparsi organismi simili. Ci sarebbe stato posto ad esempio per piante basse a copertura di suolo e ci sarebbero state anche condizioni adatte per piante d’alto fusto. Ci sarebbe stato qualche equivalente dell’erba, ci sarebbe stato l’equivalente degli alberi, con forme intermedie con caratteristiche di crescita tra quelle dell’una e quelle degli altri. Lo stesso ragionamento si poteva applicare alla vita animale. Ci sarebbero state nicchie ecologiche parallele a cui gli animali si potessero adattare: e gli animali vi si sarebbero adattati.
Maris III non era quindi un ambiente extraterrestre. Era molto più simile a una parte sconosciuta di un pianeta conosciuto, piuttosto che un mondo del tutto nuovo. Ma c’erano delle stranezze. Una creatura erbivora senza gambe che strisciava come un serpente. Una creatura della grossezza di un piccione le cui ali erano modificate, scaglie sottili come garza con colorazione iridescente. C’erano creature che sembravano vivere in una pazzesca associazione e Calhoun era irritabilmente curioso di sapere se erano realmente simbiotiche o soltanto forme irriconoscibili dello stesso organismo, come le lucciole maschio e femmina terrestri.
Ma si dirigeva verso la città. Non poteva perdere tempo a fare della biologia. Il primo giorno di viaggio cercò del cibo per risparmiare le razioni che portava. Murgatroyd in questo caso era utile. Il piccolo tormal aveva il suo posto nella società umana. Era amichevole, imitava costantemente gli esseri umani, ed aveva una propria definita psicologia. Ma era anche utile. Quando Calhoun camminava attraverso la foresta, che aveva un fogliame tanto curiosamente dissimile dalle foglie, Murgatroyd camminava dignitosamente accanto a lui imitandone l’andatura. Di tanto in tanto ricadeva sulle quattro zampe per indagare su qualcosa. Invariabilmente raggiungeva Calhoun in pochi secondi.
Una volta Calhoun lo vide mordere con aria assorta un pezzetto di un peduncolo di un arbusto dall’apparenza poco promettente. Lo assaporò e poi lo inghiottì. Calhoun prese nota della pianta e ne tagliò un pezzo. Lo legò alla pelle del braccio vicino al gomito; un’ora dopo non c’era alcuna reazione allergica, quindi lo assaggiò. Era quasi familiare. Aveva il sapore di un germoglio di felce, con un gusto di frutta. Sarebbe stato un cibo come gli spinaci o gli asparagi, capace di saziare, ma senza grande sostanza.
Più tardi Murgatroyd esaminò un frutto dall’apparenza succulenta che pendeva abbastanza basso da poter essere raggiunto. Lo annusò da vicino e se ne allontanò. Calhoun prese nota anche di questa pianta. La tribù di Murgatroyd era allevata al Quartier Generale per certe qualità molto elevate. Una era lo stomaco molto sensibile… ma era soltanto una delle tante. Il metabolismo di Murgatroyd era molto simile a quello dell’uomo. Se mangiava qualcosa e non lo disturbava, era probabilmente buono da mangiare anche per l’uomo. Se lo respingeva, probabilmente non era buono. Ma il suo valore reale era molto più importante del semplice assaggio di cibo discutibile.