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Quando Calhoun si accampò la prima notte, accese un fuoco usando una pianta simile a un cactus e impregnata di olio. Ammucchiandole attorno la terra, confinò le sue fiamme in uno spazio rotondo molto simile all’elemento di calore diretto di una stufa elettronica. Era una bizzarra dimostrazione del fatto che il progresso umano non implica niente di veramente nuovo, ma soltanto una autentica comodità e disponibilità di agi altamente primitivi. Alla luce di quel falò circolare, Calhoun lesse persino un poco. Ma la luce era insufficiente. Dopo un po’ sbadigliò. Non si va molto lontano nel Servizio Medico senza conoscere la probabilità della condotta umana. Permetteva di controllare l’esattezza delle dichiarazioni fatte, sia dai pazienti, sia dagli ufficiali a un uomo da Nave Medica. Oggi comunque, aveva camminato a lungo a piedi. Diede uno sguardo a Murgatroyd, che stava gravemente fingendo di leggere una foglia ad angoli straordinariamente retti.

— Murgatroyd, — disse Calhoun, — è probabile che tu interpreterai qualche suono inconsueto come una esperienza soggettiva indesiderabile. Il che vuol dire, come un pericolo. Quindi se senti qualcosa di una certa dimensione che si avvicina durante la notte, spero che ti metterai a squittire. Grazie.

Murgatroyd disse — Ciii! — e Calhoun si girò e si mise a dormire.

Era mattino avanzato il giorno successivo quando giunse a un campo coltivato. Era stato ripulito e seminato, naturalmente, in attesa dei coloni che avrebbero dovuto occupare la città. Vi crescevano piante terrestri familiari alte tre metri e più. E Calhoun lo esaminò con cura, nella speranza di scoprire da quanto tempo non aveva ricevuto cure. Durante il suo esame trovò il morto.

L’uomo era un cadavere perfetto e Calhoun assunse diligentemente una disposizione d’animo strettamente medica prima di chinarsi per un giudizio tecnico su quanto era accaduto. L’uomo sembrava morto di fame. Era terribilmente emaciato e non aveva l’aspetto di essere un tipo da campo coltivato lontano dalla città. Dai suoi abiti sembrava un tipo cittadino ed anche agiato. Indossava gioielli che indicavano con sicurezza la professione e lo stato sociale dell’uomo. C’era denaro nelle sue tasche, e materiali per scrivere, un portafogli con fotografie e documenti di identità e le normali cianfrusaglie che un uomo porta con sé. Era stato un impiegato statale nella città. E non avrebbe dovuto morire di inedia.

Specialmente lì non avrebbe dovuto soffrire la fame! Le piante di granoturco dolce erano alte e verdi. Le loro pannocchie erano mature. Non era affamato! C’erano i resti delle parti non mangiabili di almeno due dozzine di pannocchie di granturco dolce. Erano state mangiate qualche tempo prima ed una era stata lasciata a metà. Se l’uomo le avesse mangiate ma fosse stato incapace di digerirle, il suo stomaco avrebbe dovuto essere gonfio di cibo non digerito. Non lo era. Aveva mangiato ed aveva digerito, eppure era morto, almeno come causa prima, di fame.

Calhoun aggrottò la fronte.

— Che ne pensi di questo granturco, Murgatroyd? — domandò.

Allungò la mano e strappò una pannocchia lunga mezzo metro. La spogliò delle foglie protettive. I grani morbidi che conteneva avevano un aspetto appetitoso. Avevano il profumo del buon cibo fresco. Calhoun offerse la pannocchia a Murgatroyd.

Il piccolo tormal la prese tra le zampe e in un attimo stava mangiando di gusto.

— Se ti va giù, non è morto per averla mangiata, — disse Calhoun aggrottando le ciglia, — e se l’ha mangiata, cosa che ha fatto, non è morto di fame. Cosa che invece ha fatto.

Attese. Murgatroyd consumò ogni grano della enorme pannocchia. Il suo stomaco peloso si tese un poco. Calhoun gli offerse una seconda pannocchia e il tormal si mise al lavoro anche su quella, con un piacere molto evidente.

— In tutta la storia, — disse Calhoun, — nessuno è mai stato in grado di avvelenare voi tormal perché il vostro sistema digestivo ha incorporato un dispositivo di analisi qualitativa che si mette in rivolta decisamente se qualcosa è in grado di farvi male. Dal punto di vista della probabilità della reazione tormal, tu a questo punto saresti già stato nauseato se quella roba non fosse stata buona da mangiare.

Ma Murgatroyd mangiò finché ebbe visibilmente lo stomaco gonfio. Lasciò pochi grani della seconda pannocchia con ovvio rincrescimento. La depose a terra con cura. Spostò i baffi di sinistra con la zampa e li ripulì accuratamente con la lingua. Fece la stessa cosa con i baffi di destra. Poi disse a suo agio:

— Ciii!

— Allora è così, — gli disse Calhoun. — Quest’uomo non è morto di fame. Mi viene la nausea.

Naturalmente aveva il suo laboratorio portatile nello zaino. Era un equipaggiamento assurdamente piccolo, con strumenti quasi microscopici. Ma nel campo di lavoro di una Nave Medica le tecniche della microanalisi erano comuni. Con disgusto, Calhoun prelevò minuscoli campioni di tessuto dai quali avrebbe ottenuto le necessarie informazioni. Stando in piedi fece tutte le analisi che sembravano necessarie. Quando ebbe finito, seppellì il morto nel miglior modo possibile e incominciò a camminare ancora in direzione della città. Mentre camminava era accigliato.

Viaggiò per quasi mezz’ora prima di parlare. Murgatroyd, a causa del pasto abbondante, lo accompagnava a quattro zampe. Dopo quasi due chilometri Calhoun si fermò e disse con viso truce:

— Fatti controllare, Murgatroyd.

Verificò il polso, il respiro e la temperatura del tormal. Inserì un minuscolo campione di respiro nella parte dell’equipaggiamento che rilevava il metabolismo di base. Il piccolo animale era abituato al procedimento e vi si sottomise con indifferenza. Il risultato del controllo fu che Murgatroyd il tormal era perfettamente normale.

— Ma quell’uomo è morto di fame! — disse rabbiosamente Calhoun. — Non c’era per niente grasso nel campione del tessuto! È arrivato dove lo abbiamo trovato abbastanza forte da mangiare ed è rimasto dove c’era del buon cibo, lo ha mangiato, lo ha digerito ed è morto di fame. Come mai?

Murgatroyd si agitò con aria infelice perché il tono di Calhoun era accusatorio. Disse — Ciii, — con tono di voce attenuato. Poi guardò in modo implorante Calhoun.

— Non ce l’ho con te, — disse Calhoun, — ma dannazione…

Rimise a posto il suo laboratorio nello zaino che conteneva cibo per loro due per circa una settimana.

— Muoviti! — disse amaramente. Si avviò. Dieci minuti dopo si fermò. — Quello che ho detto era impossibile. Ma è accaduto, quindi non deve essere stato quello che ho detto. Devo averlo asserito erroneamente. Era in grado di mangiare, perché lo ha fatto. Ha mangiato, visto che ha lasciato i resti delle pannocchie. Ha digerito. E allora perché è morto di fame? Ha smesso di mangiare?

— Ciii! — disse Murgatroyd con convinzione.

Calhoun sbuffò e riprese la marcia. L ’uomo non era morto di malattia, non direttamente. L’analisi dei tessuti dava un responso di morte che negava fosse dovuta alla cessazione del funzionamento di qualche organo. Dipendeva dall’omissione, dell’uomo, a prendere l’azione necessaria per vivere? Aveva smesso di mangiare?

La mente di Calhoun girò attorno cautamente all’idea. Non era plausibile. L’uomo era stato in grado di nutrirsi e l’aveva fatto. Qualunque cosa gli fosse accaduta e gli avesse impedito di nutrirsi…

— Era un uomo di città, — brontolò Calhoun, — e qui siamo ben lontani dalla città. Che cosa stava facendo quaggiù, ad ogni modo?