Duac annuì. — Bri Corbett dice che potranno salpare con la marea di mezzanotte. Per la verità ha detto varie cose che non posso ripetere in presenza di una signora, quando ha saputo cosa intendi fare. Ma ha ammesso di conoscere marinai che navigherebbero con qualunque spettro pur di sentire il tintinnio dell’oro.
— Domani — mormorò Mathom. Spostò lo sguardo da Morgon a Raederle, che fissava in silenzio la fiammella di una candela, rigida come se si preparasse a discutere. L’uomo parve rimuginare le sue congetture dietro l’imperscrutabile maschera del volto. Intuendo i pensieri del padre lei sollevò lentamente lo sguardo.
— Io andrò con Morgon, e non vi domanderò di unirci in matrimonio. Intendete mettervi a discutere su questo?
Lui scosse il capo con un sospiro. — Discutine con Morgon. Io sono vecchio e stanco, e tutto ciò che vi chiedo è che da qualche parte in questo disgraziato reame possiate trovare un po’ di tranquillità.
La giovane donna si volse a fissarlo, gli poggiò le mani sulla spalla e sul braccio, e d’improvviso la luce delle torce si rifletté nelle lacrime che le avevano riempito gli occhi. — Oh, padre! Perché siete stato via tanto tempo? — singhiozzò, mentre lui la attraeva dolcemente a sé. — Io avevo tanto bisogno di voi!
Mathom restò a parlare con lei e con Morgon finché le candele si ridussero a mozziconi sui candelabri, ed oltre le finestre comparve il grigio pallore dell’alba. Dormirono per quasi tutto il giorno, e più tardi, quando a sera la città fu di nuovo immersa nella quiete e nel silenzio, Morgon richiamò l’esercito dei morti e lo fece riunire sui moli di Anuin.
Sette navi mercantili le cui stive contenevano esigui carichi di stoffe e di spezie erano ormeggiate alla banchina nel chiarore lunare. Con la mente ricolma di nomi, di facce, e di pensieri che gli giungevano dai fantasmi, Morgon girò lo sguardo sulle loro schiere che nelle ombre del porto apparivano immateriali, a metà fra la concretezza e l’invisibilità. Gli spettri erano tutti a cavallo, armati, e in fila attendevano silenziosamente di salire a bordo. Dietro di loro la città era immersa nelle tenebre; sotto le spinte della marea crescente gli alberi di cui era gremito il porto erano nere dita che si sollevavano a sfiorare le stelle e si ritraevano. Un silenzio da sogno aveva accompagnato il radunarsi dei morti, sotto gli occhi di Duac, di Bri Corbett e della ciurma affascinata e terrorizzata delle navi. Erano ormai pronti per salire a bordo allorché lo scalpitare di un cavallo che stava arrivando lungo il molo ruppe la concentrazione di Morgon. Era Raederle, e nel vederla smontare si chiese perché mai non fosse a letto, mentre la presenza di lei lo trascinava di nuovo a contatto col mondo notturno dei vivi. Nei pressi era accesa l’unica lanterna del porto; la luce strappò riflessi ardenti dai suoi capelli ramati che ondeggiavano sciolti, nascondendole in parte il viso.
— Voglio venire con te a Hed — disse. Lui ebbe l’impressione di allungare un braccio attraverso il flusso dei secoli quando mosse una mano per farle girare il volto alla luce. L’irritazione che le lesse negli occhi gli schiarì la mente.
— Ne abbiamo già parlato — disse. — Non su queste navi piene di spettri.
— Ne hai parlato con mio padre. Ti sei dimenticato di chiedere la mia opinione.
Accorgendosi che stava sudando lui si passò il dorso di una mano sulla fronte. Bri Corbett era appoggiato alla murata della nave più vicina a loro, con un orecchio a quel che dicevano e un occhio alla marea. — Nobile — lo avvertì sottovoce. — Se non salpiamo subito domattina ci saranno sette navi piene di morti bloccate in questo porto.
— Va bene. — Si sforzò di sciogliere i nodi della tensione nei muscoli del collo. Una delle spille con cui Raederle s’era fissata i capelli cadde, mentre si scioglieva dalle sue braccia; gliela raccolse. — Avresti fatto meglio ad attraversare Hel a cavallo, e ad aspettarmi a Caithnard.
— Tu avevi detto che saresti venuto a cavallo con me. Non che avresti navigato con gli spettri fino a Hed.
— Non posso certo condurre a Caithnard un esercito di morti via terra, e poi imbarcarlo là sotto gli occhi di ogni mercante che…
— Non è questo il punto. Il punto è: con qualunque mezzo tu vada a Hed, io vengo con te. Il punto: tu stavi andando dritto a Hed, e mi avresti lasciato ad aspettarti a Caithnard.
Lui la fissò, indignato. — Questo non l’avrei fatto!
— A metà strada fra qui e Caithnard lo avresti pensato, e lo avresti fatto, mancando alla parola pur di lasciarmi là al sicuro — disse lei, seccamente. — Sul cavallo ho una sacca da viaggio. Sono pronta a partire.
— No. Non per una traversata di quattro giorni con me e coi morti di An.
— Sì.
— No.
— Sì.
— No. — A pugni stretti la fissò duramente, scurendosi in viso. La luce della lampada, su quei lineamenti che negli ultimi giorni lui aveva adorato, ne metteva in risalto l’espressione decisa. Gli occhi le brillavano, costringendolo a ricordare che avevano guardato negli occhi morti di un teschio e affrontato lo spettro di un Re. — No — ripeté, cupamente, — non so quale scia di potere questi morti si lasceranno dietro attraverso l’acqua. Non so…
— Tu non sai ciò che stai facendo. Non sai se e come potrai essere al sicuro, neppure a Hed.
— Questo è il motivo per cui non voglio che tu salga su una di queste navi.
— Questo è il motivo per cui ci salirò, con te. Se non altro io sono nata per capire il mare.
— E se il mare spaccherà lo scafo sotto di te, sbattendoti fra le onde col carico di spezie e i morti, che cosa farai? Affogherai, perché qualunque forma io prenda non riuscirei mai a salvarti. E poi, che cosa mi resterebbe da fare?
Lei tacque. I morti che le stavano dietro sembravano fissare Morgon con la stessa espressione distante e implacabile. Lui si volse di scatto, aprendo e richiudendo i pugni. Accorgendosi dello sguardo derisorio di uno dei Re si sforzò di calmarsi. Dietro quegli occhi morti si agitavano un nome e frammenti di memorie. Dopo un attimo lo spettro si mosse, la sua figura sembrò confondersi nell’aria e nella notte, e salì a bordo.
Mentre Morgon terminava di riempire le navi con quegli insoliti passeggeri, perse di nuovo la sensazione del tempo. Dentro di lui fluiva il mormorio dei secoli, misto allo sciacquio delle onde e alle voci di Duac e di Raederle che sussurravano in una terra lontana. Finalmente giunse al termine di quella lista di nomi, e i suoi occhi ripresero contatto con la realtà.
Scure e silenziose le navi oscillavano senza requie sulle onde della marea crescente. I comandanti distribuivano ordini con voci basse e tese, quasi temessero che l’eco delle loro parole potesse irritare i morti. Gli uomini sul cassero si muovevano senza rumore, fra le sartie e i cavi d’ormeggio. Raederle e Duac erano ancora sul molo, non parlavano e osservavano Morgon. Si accostò a loro, mentre il vento salmastro che stava cominciando a levarsi solo allora gli asciugò il sudore sul volto.
A Duac disse: — Ti ringrazio. Non so fino a che punto Eliard potrà esserci grato di questo, ma è la miglior protezione che io sia riuscito a escogitare per Hed, e questo mi tranquillizza la coscienza. Di’ a Mathom… digli… — Esitò, in cerca delle parole. Duac gli batté una mano sulla spalla.
— Lo sa già. Tu sii cauto.
— Lo sarò. — Si volse, cercando gli occhi di Raederle. Immobile, muto, il volto di lei lo fece precipitare di nuovo nel ricordo di quegli ultimi giorni. Quando ruppe quel silenzio gli parve di rompere un incantesimo: — Ci rivedremo a Caithnard. — La baciò, volse in fretta le spalle e salì a bordo della nave carica. La passerella fu ritirata sul ponte dietro di lui. Bri Corbett lo attendeva accanto al portello del boccaporto spalancato.
Mentre Morgon scendeva per la scaletta verso l’oscurità del sottoponte, il comandante borbottò preoccupato: — Pensate che questi morti potranno darvi delle difficoltà?