Morgon indicò il punto della Piana del Vento dove sorgeva una torre solitaria. — Danan sta scendendo dal nord coi suoi minatori. E Har coi vesta. E la Morgol con le sue guardie. È Yrth che li ha voluti qui, sulla Piana del Vento. Astrin, proteggere i sovrani del reame non è una ragione abbastanza buona?
— Perché vogliono venire qui? — Il suo pugno sbatté sonoramente sulla mappa, ma Raederle non si svegliò. — Perché?
— Non lo so.
— Li fermerò in Marcher.
— Non potrai fermarli. Sono costretti ad andare sulla Piana del Vento, come lo sono io, e se vuoi vedere qualcuno di noi ancora vivo la prossima primavera porta il tuo esercito a sud. Non ho scelto io la stagione. Né l’esercito che mi ha seguito attraverso il reame, né la guerra. Io sono… — S’interruppe, sentendo le mani di lui attanagliarsi ancora alle sue spalle. — Astrin, non posso concederti altro tempo. Ho visto troppe cose. Non mi resta più possibilità di scelta.
L’unico occhio dell’uomo sembrava volerlo tenere inchiodato per scavargli nei pensieri. — Allora chi è che non ti lascia scelta?
— Vieni alla Piana del Vento.
Il Principe lo lasciò. — Sarò là — fu il suo sussurro.
Morgon fece l’atto di alzarsi, poi ricadde a sedere. — Devo andare — disse, stanco.
— Questa notte?
— Sì. Dormirò un poco e poi partirò. Ho bisogno di risposte… — Gettò uno sguardo al volto di Raederle, seminascosto nel mantello di pelliccia; l’onda dei capelli le lasciava scoperta solo una guancia, nella luce rosata del fuoco. — La lascerò dormire — disse, sottovoce. — Potrà seguirmi quando si sveglierà. Dille di essere prudente nel sorvolare la Piana del Vento.
— Dove intendi andare?
Con gli occhi fissi sui capelli di Raederle lasciò che le palpebre gli si chiudessero. — A cercare Aloil… a cercare un vento.
Dormì senza sognare, e si risvegliò non molte ore più tardi. Astrin aveva coperto Raederle con un’altra pelliccia da cui sbucava soltanto il suo volto d’alabastro, e seduto accanto al fuoco li stava ancora vegliando. Aveva la spada sguainata, e una mano sulla lama affilata. Morgon pensò che dormisse anch’egli, finché non lo vide volgersi con l’occhio buono spalancato. Nessuno di loro disse parola, e il solo saluto di Morgon fu un tocco amichevole su una spalla. Poi si smaterializzò attraverso i muri di pietra e salì in volo nella notte.
Il vento notturno lo tartassò subito con gelide raffiche furiose, ma ritenne prudente non far uso di alcun potere nella fascia di territorio a meridione di Caerweddin. L’alba sorse oltre le nuvole da cui una grigia pioggia cadeva sugli alberi spogli e i campi senza vita. Volò per tutto il giorno, lottando con le raffiche. Al tramonto vide dinnanzi a sé la Piana del Vento.
Si abbassò di quota, un pesante avvoltoio nerastro che con occhi arrossati scrutava i resti non sepolti dei guerrieri abbandonati dall’esercito di Hereu in ritirata. Sulla desolata pianura non si muoveva un’anima viva; la pioggia teneva alla larga perfino gli uccelli e i mangiatori di carogne. Malgrado la scarsa luce dappertutto si scorgevano i riflessi di armi, sparse al suolo a perdita d’occhio. L’umidità avrebbe corroso le else ingioiellate, le armature, le vesti, gli stendardi, e infine altre piogge avrebbero sepolto le ossa dei cavalli e dei guerrieri nel ventre della terra. L’esplorazione visiva non gli rivelò nulla di allarmante, mentre a lenti colpi d’ala proseguiva verso l’antica città in rovina, ma i suoi istinti di avvoltoio fremevano al silenzioso e mortale senso di pericolo che si sentiva aleggiare sull’intera piana.
Oltrepassò la città in rovina, sopra la quale l’immensa torre si ergeva spiraleggiando nel grigiore della sera. Con cura tenne la mente sgombra da ogni pensiero, concentrandosi soltanto sugli umidi odori della terra e sul ritmo lento e stanco delle sue ali. Non si fermò finché non ebbe attraversato la pianura, e sul confine meridionale di Ymris vide finalmente i fuochi notturni dell’esercito di Mathom, scaglionati lungo il fiume presso la Strada dei Mercanti. Si abbassò allora nella boscaglia e cercò riparo fra i folti rami privi di foglie. Non si mosse da lì fino al mattino.
L’alba incrostò il terreno di brina, in un’aria fredda che tagliava come una lama. Quando tornò in forma umana ne fu colpito; il fiato gli usciva dalle narici spesso e bianco come nebbia. Rabbrividendo seguì l’odore dei fuochi di legna e del vino caldo che proveniva dal fiume. Come sentinelle c’erano degli spettri, guerrieri morti di An. Essi parvero sentire in lui qualcosa della terra di An, perché si limitarono a fissarlo con occhi privi di luce e lo lasciarono passare senza attaccarlo.
Fuori dal padiglione reale vide Aloil e Talies che parlavano. Tenendosi invisibile si unì ai due maghi e protese le mani verso il fuoco. Fra gli alberi nudi ardevano altri bivacchi, e dalle tende uscivano già molti guerrieri, sfregandosi le braccia per far circolare il sangue. I cavalli, impastoiati a lunghe corde, sbuffavano nuvole di fiato caldo. Le tende, le gualdrappe dei destrieri, le tuniche degli uomini e i vessilli recavano i colori di battaglia di Anuin: azzurro e porpora, orlati col nero della tristezza. Anche gli spettri, quelli che erano preoccupati di vestirsi in memoria dei loro corpi, portavano gli antichi colori per cui erano morti. Si muovevano fra i vivi con fattezze concrete e spesso vivaci quanto le loro; ma gli uomini, che a quel punto avevano ben altri pensieri, prestavano più attenzione alla colazione che ai defunti.
Quando si fu scaldato Morgon prestò orecchio alla conversazione dei due maghi e tornò visibile. Aloil s’interruppe a metà di una frase, volgendo oltre il fuoco i suoi intensi occhi azzurri, e la sua espressione preoccupata si fece subito stupita.
— Morgon!…
— Sto cercando Yrth — disse lui. — Astrin mi ha detto che era con voi. — Talies, inarcando le sopracciglia, parve sul punto di esclamare qualcosa. Poi andò all’ingresso del padiglione del Re e scostò la tenda. Mormorò in fretta qualcosa. Mathom di An lo seguì subito all’esterno.
— Era qui giusto un momento fa — riferì Talies. E a Morgon sfuggì un sospiro. — Non può essere andato lontano. Ma in nome di Hel, come hai attraversato la Piana del Vento?
— Di notte. Sotto forma di avvoltoio. — Fronteggiò i neri occhi scrutatori del Re di An. Mathom si tolse il mantello dalle spalle e brontolò, seccato: — Fa un tale freddo che si stanno congelando anche gli spettri. — Lo drappeggiò attorno a quelle di Morgon. — Dove hai lasciato mia figlia?
— Addormentata, nella reggia di Caerweddin. Mi seguirà, appena si sarà riposata.
— Attraverso la Piana del Vento? Da sola? Credevo vi foste dati già abbastanza preoccupazioni l’un l’altro — bofonchiò Mathom, chinandosi a rinfocolare il bivacco con della corteccia di quercia.
Morgon si strinse nel mantello. — Yrth era con voi? Dov’è andato?
— Non so. Ho pensato che fosse uscito a prendersi un boccale di vino caldo. Questa non è una stagione adatta a noi vecchi. Perché? Ci sono qui due grandi maghi, entrambi al tuo servizio. — Senza attendere la risposta si volse ad Aloil. — Tu sei legato a lui. Dov’è?
Aloil scosse il capo, guardando la corteccia fumante. — A dormire, forse. La sua mente tace. Ha viaggiato a lungo attraverso Ymris.
— E così Morgon, direi, dall’aspetto — commentò Talies. — Perché Yrth non ha viaggiato con te?
Morgon non aveva una risposta facile da dargli. Fece un gesto vago. Gli occhi da corvo di Mathom ebbero uno scintillio. — Senza dubbio Yrth aveva le sue ragioni. Un cieco può vedere cose negate agli occhi altrui. Vi siete fermati a Caerweddin? Astrin è ancora in lite coi suoi Nobili guerrieri?