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Poi Mort Campbell si schiarì la voce. Aveva un tono profondo, e l’eloquio lento e puntiglioso. Aveva anche una corporatura massiccia e una faccia bovina, e tutto quanto contribuiva a dare l’impressione di uomo di muscoli un po’ tardo. Ma Campbell era il campione di scacchi dell’astronave, oltre che il miglior lottatore. Era il capo del gruppo Mantenimento Ambiente, con una preparazione scientifica vastissima. Quando parlava, sia pur lentamente, la gente lo ascoltava.

— Io non so gran che delle alternative che abbiamo — brontolò. — Ma so in che stato è l’attrezzatura di mantenimento dell’ambiente. Non siamo in condizioni di viaggiare ancora a lungo. I rigeneratori d’aria, i riciclatori dei rifiuti, le unità crioniche, e tutto il resto… tutto è tenuto insieme coi residui di quello che al self-service chiamano caffè e coi pochi capelli che mi son rimasti in testa.

Molti ridacchiarono, Campbell fece un sorriso tirato.

— Dico seriamente — continuò. — Credo che sia assurdo parlare di proseguire. — Si voltò verso Dan. — Cosa avete da dire voi del gruppo Propulsione e Potenza? La vostra attrezzatura è in condizioni migliori della mia?

Dan agitò un mano nell’aria. — Noi non siamo ancora arrivati al punto di strapparci i capelli, ma è certo che i reattori e i generatori non dureranno altri cinque o sei decenni. Anzi, non dureranno neanche altri cinque o sei anni.

— E poi che alternativa abbiamo? — disse Joe Haller. — Non sappiamo se esiste un pianeta migliore.

— Il dottor Loring lo stava cercando, quando gli è capitata la disgrazia — disse Polanyi. — Purtroppo nella memoria dell’elaboratore non c’è traccia del suo lavoro.

Larry fece per parlare, ma Polanyi continuò: — Però ieri sera ho ricevuto una telefonata di sua figlia. Sembra che abbia trovato degli appunti del padre, e vorrebbe riferirne al Consiglio.

Cosa? Val poteva fornire degli elementi sul lavoro di suo padre?

Di colpo Larry fu presente, sveglio, con tutti i nervi e i muscoli tesi.

Sforzandosi di mantenere calma la voce, chiese: — Spiegatevi meglio, dottor Polanyi.

Il vecchio ingegnere si strinse nelle spalle. — Credevo di essere stato chiaro. A quanto sembra, la signorina Loring ha scoperto degli appunti di suo padre, e pensa di poterci riferire almeno qualcosa sui risultati delle sue osservazioni.

Larry gettò un’occhiata a Dan, in fondo al tavolo, E lo vide stupito non meno di lui.

— Allora sentiamo subito quello che ha da dirci — propose.

Annuendo vigorosamente, Polanyi disse: — Sono anch’io di questo parere. Mi sono preso la libertà di far aspettare la signorina Loring qui fuori. La chiamo?

Larry guardò i consiglieri. Nessun segno di dissenso. — Certo — disse, — fatela entrare.

Polanyi si alzò e andò alla porta vicino a dove stava seduto Larry. L’aprì, fece un gesto, e Valery entrò nella sala. Indossava un vestito, invece della solita tuta, e aveva la faccia molto seria. E stanca.

Deve aver passato la notte in bianco, pensò Larry.

— Siediti al posto di tuo padre — le disse.

Valery annuì e andò alla sedia vuota, che Polanyi le aveva scostato dal tavolo.

— Dunque — disse Dan, — sei in grado di riferirci i risultati del lavoro di tuo padre, dei suoi tentativi di trovare un pianeta simile alla Terra?

— Non aspettatevi niente di esauriente — disse Valery, con voce bassa, stanca. — Ho qui solo note scarabocchiate, che ho trovato nella sua scrivania ieri sera, per caso… volevo scrivere una lettera… — Lanciò un’occhiata a Larry, e poi si voltò subito a guardare Polanyi, che le stava seduto di fronte.

— Gli appunti in sé dicono poco, ma mi hanno fatto venire in mente i discorsi che si facevano in casa… Mio padre parlava spesso, con noi, del suo lavoro…

Esitò un momento, e Larry capì che lottava per dominarsi, per non pensare alla disgrazia che era capitata a suo padre… e a chi l’aveva provocata.

— Stava studiando, in particolare, i pianeti di due stelle, Epsilon Indi e Epsilon Eridani. Sono tutt’e due stelle arancioni di sequenza K, di temperatura appena inferiore a quella del Sole. E tutt’e due hanno uno o più pianeti. Di questo mio padre era sicuro.

— Ci sono molte altre stelle vicine quanto queste due, se non più vicine, vero? — disse Adrienne Kaufman.

Valery annuì. — Sì, ma sono quasi tutte stelle nane rosse, poco luminose e relativamente fredde, e le possibilità di trovare nei loro sistemi un pianeta che abbia la temperatura della Terra, acqua allo stato liquido, e condizioni generali di abitabilità, sono praticamente nulle.

— Ho capito.

Qualcuno chiese: — Questi pianeti che il dottor Loring stava studiando, sono simili alla Terra?

— È appunto quello che stava per accertare — rispose Val, — quando… quando è successa la disgrazia.

Larry sentì la tensione attorno al tavolo.

— Da quel poco che ho potuto capire da questi appunti, e da quello che ricordo dei discorsi di mio padre — continuò Val, — credo che avesse accertato che Epsilon Indi, la più vicina delle due stelle, abbia più di un pianeta. Il più grande è un gigante gassoso, come Giove, del tutto inabitabile per noi.

— E gli altri?

Val scosse la testa. — Non è arrivato a scoprirlo. Parlava di far potenziare il telescopio principale. Credo che, per studiare i pianeti minori, avesse bisogno di un maggior livello d’ingrandimento e di risoluzione.

— I miglioramenti si possono fare — disse Polanyi. — Ma poi chi userebbe il telescopio? Il dottor Loring era l’unico astronomo qualificato.

— Potremmo rianimarne uno dal criosonno.

— Ma ce ne sono?

Valery alzò appena la voce. — Se il Consiglio è d’accordo, posso continuare io gli studi di mio padre.

— Ma…

— Lo so, io mi occupo solo di calcolo. Ma ho sempre seguito con molto interesse il lavoro di mio padre, e credo di poter continuare i suoi studi… se non volete prendervi la briga di rianimare uno degli astronomi addormentati.

— Ma siete in grado di fare tutte le osservazioni necessarie in meno di un mese? Perché altrimenti dovremo entrare in orbita attorno al pianeta di Centauri.

— Non ne ho la minima idea — disse Valery.

— Dovremo in ogni caso entrare in un’orbita di parcheggio attorno al pianeta — disse Dan, con tono deciso.

Tutti si voltarono verso di lui.

— Ho fatto un’indagine presso i vari gruppi, e da tutti mi sono sentito dire quello che ha detto il signor Campbell poco fa. L’attrezzatura ha bisogno urgente di essere riparata, revisionata a fondo… L’astronave non può andare avanti molto senza un riassetto completo.

Spinse indietro la sedia e si alzò in piedi. — E non si può procedere a un riassetto completo con tutti gli impianti che funzionano a pieno regime. Se entriamo in orbita attorno al pianeta, potremo mettere le varie parti fuori servizio, ora l’una ora l’altra, per settimane e anche per mesi.

— E quando saremo in orbita attorno al pianeta — disse Larry — la tentazione di fermarci potrebbe diventare irresistibile. Non è così?

Dan si strinse nelle spalle. — Può darsi. Quello che so, per il momento, è che i reattori hanno bisogno di deuterio. Con le scorte che abbiamo possiamo tirare avanti al massimo qualche anno. Sul pianeta c’è l’acqua, perciò dev’esserci anche il deuterio. Semplice, no?

— Dunque dobbiamo fermarci, che lo vogliamo o no — disse Larry.

Dan annuì, sorridendo.

E insieme con lui annuirono tutti, attorno al tavolo. Larry si rese conto che non c’era niente da fare. Gli avevano legato le mani, l’avevano scavalcato. La grande decisione non era stata presa, era stata tutta una buffonata. E sarebbero comunque entrati in orbita attorno al pianeta.