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— Perché? Io gli avevo detto che non era necessario. Perché l’hai spinto ad agire contro la mia volontà?

— Non l’ho spinto — disse Valery, quasi gridando. — Ha deciso lui.

— Ma dopo aver parlato con te. — Larry, coi piedi che toccavano appena il pavimento, la sovrastava, profilandosi minaccioso nell’ombra.

Valery si alzò dalla sedia e lo urtò, facendolo rimbalzare via leggermente.

— Larry… tu e Dan siete tutti e due convinti che c’è un pazzo, un assassino, che circola liberamente su quest’astronave. Tu pensi che sia Dan, e Dan pensa che sia tu.

— E allora?

Con misurata lentezza, Valery scivolò lungo la scrivania, e vi si sedette, aggrappandosi all’orlo con tutt’e due le mani.

— E allora non è bene che ci sia uno psichiatra che lo esamini? E… che esamini anche te?

— Me? E perché mai? Non sono io l’assassino!

Improvvisamente Val non seppe più come dire quello che sapeva di dover dire. Ma si buttò lo stesso a capofitto.

— Larry… hai mai pensato che Dan potrebbe sì essere un assassino, ma senza saperlo?

— Come sarebbe a dire?

— Che magari commette atti violenti, ma non ne è consapevole. E poi non ha ancora ucciso nessuno, in fin dei conti.

— Ha tentato di uccidere tuo padre. E può darsi davvero che l’incendio nello spazio crionico non sia scoppiato per caso.

— D’accordo, ammettiamo che gli incidenti li abbia provocati lui — disse Valery, aprendo piano piano con la destra il primo cassetto della scrivania. — Ma forse non lo sa. Forse è solo un malato.

— Questo non vuol dire che non sia pericoloso.

— Certo — convenne Val. — Ma… credi anche tu che potrebbe non rendersi conto di quello che fa?

Con una faccia un po’ perplessa, Larry disse: — Be’… sì, immagino che sia possibile.

Val trattenne il fiato un momento, poi sbottò: — Vedi allora che potresti essere tu il colpevole di tutto? Tu il malato che non sa quello che fa?

Larry sbarrò gli occhi e indietreggiò come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco.

— Questo è impossibile… — disse. — Ti sbagli. È un’idea pazzesca… non sono io…

La mano di Valery si chiuse sul metallo duro e freddo che aveva trovato frugando.

— Perché sei venuto qui stasera? Perché sei venuto qui la notte che mio padre ha rischiato di morire?

— È un’idea pazzesca! — ripeté Larry urlando, e andò verso Val.

Val estrasse dal cassetto la pistola sonica e sparò a bruciapelo. Lo schiocco fu impercettibile, ma Larry s’irrigidì tutto, con le braccia congelate a pochi centimetri da lei, gli occhi diventati di colpo vitrei. Non cadde, perché nella gravità zero non poteva cadere. Rimase sospeso, privo di sensi.

Val scoprì che le mani le tremavano violentemente, e che singhiozzava.

— Brava. Hai collaborato splendidamente.

Sorridendo, Dan Christopher sbucò dalle ombre dietro la scrivania.

XV

Valery sbatté gli occhi, sbalordita.

— Dan! Non sei…

Dan, ancora lontano dalla scrivania, non era che un’altra esile ombra. — È partito Joe Haller con la scialuppa. Gli ho chiesto di sostituirmi all’ultimo momento.

— Cosa… cosa sei venuto a fare quassù?

— La stessa cosa che ho tentato di fare quando tuo padre si è intestardito nell’idea assurda di cercare un altro pianeta.

Val ebbe l’impressione di non capire più niente. — Ma… io ho creduto…

Dan rise. — Tu hai fatto tanti sbagli, Val, tanti quanti ne potevi fare. Hai attribuito al povero Larry tutte le mie imprese.

— Sei tu il pazzo? — la domanda le sfuggì involontaria.

Sempre seminascosto nell’ombra, Dan rispose seccamente: — Ti sbagli ancora. Io non sono affatto pazzo. Non è pazzia difendersi dai falsi amici che ridono alle tue spalle, congiurano contro di te, tentano di portarti via tutto quello che hai.

— Io non ho mai riso di te, Dan.

— Hai fatto anche tu la tua parte. — La voce di Dan s’indurì. — Sei stata tu a convincere Larry a farsi eleggere presidente. E probabilmente l’avevi convinto anche a uccidere mio padre. Chissà le matte risate che vi siete fatti alle mie spalle.

— Dan, sbagli in pieno… Possibile che tu non capisca?

— Io capisco tutto, ho sempre capito tutto. Avete ammazzato mio padre per relegarmi contemporaneamente all’infermeria e intanto Larry s’è fatto eleggere presidente al posto mio e tu sei passata a lui. Poi, insieme, avete architettato il piano di far ripartire l’astronave verso un altro pianeta, un’altra stella. Mentre noi siamo destinati a fermarci qui, dobbiamo fermarci qui.

Valery si accorse di tenere sempre in mano la pistola sonica.

— Sei riuscita a convincere perfino tuo padre a collaborare con voi cercando un altro pianeta — continuò Dan. — L’ho tolto di mezzo, ma non è bastato a fermarti. E così devo eliminare anche te… — La voce gli si ruppe.

— Dan? Dan, ti prego.

— No — disse Dan, sul punto di scoppiare in lacrime. — Val, io ti ho amato. Avrei dato la vita per te. Ma tu mi sei sempre stata contro. Hai sempre amato Larry più di me. Mi sei sempre stata nemica, sempre.

— Ma non è vero, Dan. Vieni qui — Val strinse forte la pistola. — Vieni, ti dimostrerò che ti sbagli.

— Vengo, sì. — La voce di Dan si fece più decisa. — Ma prima butta la pistola.

Valery alzò l’arma per sparare, ma Dan svanì nell’ombra senza darle il tempo di premere il grilletto.

— È un’arma a gittata brevissima, non ci puoi fare gran che — disse la sua voce, beffarda. — Mentre il mio laser è solo un arnese da lavoro, è vero… ma anche a questa distanza può incenerirti un braccio.

Un sottile fascio d’energia rosso sangue passò vicinissimo all’orecchio di Valery, che sussultò urlando.

— La prossima volta farò centro, Val. Butta la pistola.

Valery scagliò lontano l’arma, che roteò senza peso nel buio.

Dan allora si avvicinò. Non aveva né la faccia stravolta né gli occhi spiritati; sembrava perfettamente tranquillo e sereno.

— Cosa hai intenzione di fare? — chiese Val.

— Cosa posso fare? Non mi hai lasciato alternative. Volevo chiederti di sottoporti al criosonno, così non avrei dovuto ucciderti. Ma ormai non è più possibile.

— Dan, fermati. Non puoi uccidere tutti quelli che…

— Tutti quelli che si mettono sulla mia strada? Che mi derubano di quello che è mio? Sì che posso ucciderli tutti. Vedrai se non lo faccio.

— Tu sragioni!

— Ragiono benissimo. Sono solo stufo di essere circondato da traditori. — Fece un gesto con la mano che stringeva il laser. — Cancella i nastri con le tue osservazioni.

— Non… — La mente di Val lavorava a velocità vertiginosa. — Se cancello tutto, mi lascerai vivere?

— Non posso.

— Mi farò addormentare. Puoi portarmi tu, subito.

Dan esitò un attimo. — Cancella i nastri.

Val si voltò e sfiorò alcuni tasti. Sul terminale dell’elaboratore si accesero e si spensero delle luci.

Val si girò di nuovo verso Dan e disse: — Vedi? Non c’è bisogno che uccidi nessuno.

Dan gettò un’occhiata alla figura inerte di Larry. — Mi stai chiedendo di lasciare che anche lui si faccia addormentare?

— Sì.

— Così che poi vi risvegliate insieme? No. Ha ucciso mio padre.

— Tuo padre non è stato ucciso — disse Valery.

— Non contraddirmi! — urlò Dan. — Larry ha ucciso mio padre, e io adesso ucciderò lui. Ha sempre voluto quello che era mio. Finalmente la pagherà una volta per tutte.

— Allora dovrai uccidere anche me! — gridò Val.