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Dan le puntò contro il laser. Val scivolò di lato, scostandosi dal terminale dell’elaboratore.

— Guarda! — urlò. — Non cancella, registra! E ho anche messo in funzione l’interfono. Quello che hai detto è stato sentito in tutta l’astronave, e sicuramente c’è un gruppo di soccorso in arrivo!

— Sei… — Gli occhi di Dan brillarono pericolosamente, e il respiro gli si fece rauco, ansimante.

— Non ti servirà a niente ammazzarci, Dan — disse Val, sforzandosi di usare un tono calmo. — Quello che sappiamo noi, lo sanno tutti. Arrenditi, e affidati ai medici.

Con un ruggito, Dan sparò contro il terminale dell’elaboratore, che esplose in una pioggia di scintille. Le luci della scrivania si spensero, e Val fece un balzo verso l’alto e poi si spostò di lato, tentando disperatamente di allontanarsi.

— Io vi ammazzo! — urlava Dan. — Ammazzo tutti!

Larry! Nel buio chissà dove, Larry fluttuava, privo di sensi. Se Dan lo trovava… Valery vide venire verso di lei la scarna ossatura d’ombra del telescopio. Tese tutt’e due le mani e si aggrappò a una delle traverse.

Sospesa lassù, scrutò nel buio, adattando gli occhi alla fioca luce delle stelle. E lo vide, un corpo che fluttuava silenziosamente. È Larry, o è un trucco di Dan?

Lo scatto e il cigolìo d’un portello che si apriva le fece voltare la testa. Un fascio di luce guizzò nell’osservatorio, e Valery vide Dan calarsi dal portello e richiuderlo sopra di sé.

Si lanciò verso Larry, e in quel momento un altro portello si aprì, e una voce d’uomo gridò: — Tutto bene, signorina Loring?

— Sono qui! Accendete le luci e venite ad aiutarmi. Larry Belsen è privo di sensi.

Ironia del caso, pensò Larry.

Era seduto alla scrivania di Dan nell’ufficio del gruppo Propulsione e Potenza. Qualcuno gli teneva appoggiato alla nuca un vibratore, per placare l’infernale mal di testa che gli aveva lasciato la pistola sonica.

Valery era in piedi davanti a lui, pallida e affranta.

Mezza dozzina d’ingegneri e operatori stavano ai loro posti, tutti con una pistola sonica appesa alla cintura.

— Come va? — disse la voce di una ragazza alle spalle di Larry.

Rigido e dolorante, Larry rispose senza voltarsi: — Mi sembra d’essere uno che fa andare un motore a razzo standoci dentro.

La ragazza gli venne davanti, e Larry vide che indossava la tuta bianca delle infermiere. — Vi prendo un analgesico — disse, e aprì una cassetta di pronto soccorso sulla scrivania.

Larry guardò Valery, e notò che aveva gli occhi rossi. — Dunque hai creduto che fossi un assassino.

— Ho temuto che lo fossi — rispose Val, sottovoce.

— E ti senti meglio — chiese Larry amaramente, — ora che sai che l’assassino è Dan?

— Non molto, no — confessò Val. — Ma… sono contenta che non sia tu.

— Non si sa dove s’è cacciato Dan? — chiese Larry, dopo una pausa.

— No — disse Val. — Mort Campbell ha preso il comando della squadra d’emergenza. Stanno frugando l’astronave.

— Me lo chiami, per favore?

Val andò al videofono, e poco dopo sul video apparve la faccia di Campbell.

— Dove sei? — chiese Larry.

— Al deposito diciassette. Uno degli uomini che lavorano alle scialuppe di riserva ha sentito rumori strani.

— Avete trovato niente?

La faccia bovina di Campbell si rabbuiò. — È dura. Quest’area è tanto grande che ci potrebbe stare nascosto tutto l’equipaggio dell’astronave. Abbiamo chilometri di corridoi e tubi da perlustrare, migliaia di sezioni e comparti… e tutto con poche decine di uomini, quando non ne basterebbero centinaia.

— Metto sotto sorveglianza le aree di lavoro e gli alloggi. Da qualche parte dev’essere, e prima o poi uscirà… se non altro per procurarsi da mangiare.

— Già. Ma non ci conterei troppo. In ogni caso, ci sono monitor dappertutto. Ho messo una squadra speciale a controllare i videoschermi sul ponte di comando.

— Bene.

— Ho sentito dire che è armato.

— Sì — disse Larry. — Ma lo voglio vivo. Se dovete proprio usare delle armi, usate le pistole soniche.

— Dev’essere malato sul serio.

— È spaventato. Abbiate riguardo per lui. Ma non correte rischi inutili: è deciso a uccidere.

Gli occhi di Campbell ebbero un impercettibile guizzo di sorpresa. — Va bene.

La faccia bovina svanì dallo schermo.

Larry si alzò in piedi. Per un attimo fu preso da un violento capogiro, e appoggiò una mano sulla spalla di Val.

— Vieni — le disse. — Dal ponte di comando avremo sott’occhio tutta l’astronave.

— Aspetta un momento — disse Val. — M’è venuta un’idea, mentre parlavi con Campbell.

— Che idea?

— Il dottor Hsai ha passato molto tempo con Dan, ci ha parlato a lungo…

— Senza capirci niente — brontolò Larry.

— Può darsi, ma chissà che non ricordi qualcosa… o trovi qualcosa fra le sue note… che ci possa dare un indizio di dove Dan è andato a nascondersi.

Larry ci pensò su un momento. — Forse vale la pena di tentare. — Si rivolse all’operatore più vicino, seduto a una telescrivente di controllo a guardare i grafici con cui l’elaboratore descriveva secondo per secondo il funzionamento dei reattori e dei generatori. — Vi chiamate Peterson, vero?

Il giovane operatore sorrise, visibilmente lusingato che il presidente sapesse ricordare il suo nome. — Sì, signore.

— Fatemi un favore. Chiamate il dottor Hsai e ditegli di venire da me sul ponte appena può.

— Sì, signore. Subito.

Quando Larry e Val arrivarono sul ponte di comando, il dottor Hsai era già lì in paziente attesa. Larry aveva fatto la discesa per i tubi, ora vividamente illuminati, aspettandosi di gradino in gradino che Dan sbucasse fuori e li attaccasse. Invece non l’aveva visto, come non aveva visto nessuno della squadra di Campbell.

L’astronave è enorme, pensò. Volendo, uno potrebbe vagarci per settimane senza vedere anima viva.

Anche sul ponte, tutti gli operatori erano armati, e alla porta c’erano due guardie dall’espressione truce.

Il dottor Hsai non era armato, naturalmente. Larry gli spiegò rapidamente cosa voleva.

Lo psicotecnico arricciò pensosamente le labbra. — In questo momento non mi vieni in mente niente. Ma farò passare le mie note, e chissà che non trovi una frase involontariamente rivelatrice.

Speriamo, pensò Larry. E mormorò a Vaclass="underline"  — Se vuole, Dan può danneggiare gravemente l’astronave.

— Ma le aree vitali sono tutte protette, no?

Larry diede un’occhiata circolare ai video e annuì. — In apparenza sì… ma l’astronave è troppo grande, e ha troppi punti deboli. Dan potrebbe tagliare i collegamenti elettrici, i condotti dell’aria e dell’acqua… tutto.

— Ma perché dovrebbe farlo? — chiese Val.

— E chi lo sa? — rispose Larry, aspro. — Perché ha fatto tutto quello che ha fatto? Perché è pazzo!

Val non disse niente, ma abbassò gli occhi.

— Scusami — disse subito Larry. — Non volevo essere brutale. Ma purtroppo ho i nervi a fior di pelle.

— Lo so.

Passò del tempo, e alla fine Larry non ce la faceva più a stare in piedi e dovette andare a dormire. Si svegliò dopo circa due ore e, pur pesto e intontito, ritornò sul ponte.

Ci trovò Mort Campbell, con la barba lunga e gli occhi cerchiati, che beveva caffè da una tazza fumante.

— Novità? — gli chiese.

— Cento falsi allarmi. — Campbell bevve un sorso e sussultò: — Cristo, se scotta! No… tutti lo vedono, e non lo troviamo da nessuna parte. S’è proprio nascosto bene.