— Davvero? Ne sei proprio sicuro?
Joe non rispose, si limitò a scuotere la testa.
— Fra due mesi saremo in orbita attorno al pianeta più grande di Alpha Centauri — disse Dan. — E allora molti saranno risvegliati dal sonno criogenico. Mio padre che all’inizio della spedizione era il capo, l’uomo più importante a bordo, avrebbe naturalmente ripreso il comando…
— Non è vero. Il presidente resterà e sarebbe restato in ogni caso quello eletto dal Consiglio.
— Ma sarei stato io! Sarei stato io, se Larry non m’avesse soffiato la carica mentre stavo chiuso in infermeria. E dopo che mio padre era morto.
Joe indietreggiò da lui, volutamente stavolta. — Dan… tu stai accusando Larry… Dio mio, ma è morto anche suo padre nell’incendio.
— Io non accuso nessuno — disse Dan, controllando a fatica il furore che sentiva dentro. — Per il momento, almeno. Non ho le prove. Ma fiuto del marcio, Joe, e devo scoprire se ho ragione o torto.
— Cosa hai intenzione di fare?
— Non so… Ho bisogno d’aiuto. Tu mi aiuterai?
— In che modo?
Dan fece una smorfia. — Tenendo gli occhi aperti. Cercando le prove. Può darsi che mi sbagli del tutto, lo so. Ma… Joe, io non riesco più a dormire. Per riavere la pace, devo essere sicuro che è tutto un incubo, o… — La voce s’indurì. — …o trovare le prove e punire l’assassino.
— Un assassino… — bisbigliò Joe. — Ma tu pensi davvero che qualcuno di noi sia un assassino?
— Non so, ma vorrei saperlo.
Larry, seduto a capo del lungo tavolo del Consiglio, era nervoso. I consiglieri stavano entrando nella saletta, a gruppetti di due o tre. Il dottor Loring prese posto vicino a Larry, sorridendogli. Cerca di farmi coraggio, pensò Larry. I membri a vita occupavano i posti pari, e i membri giovani, con incarico temporaneo, sedevano tra uno e l’altro di loro, in un alternarsi di teste folte brune, bionde o rosse, e teste grigie, bianche o calve. Dei ventiquattro consiglieri, nove erano donne.
Il tavolo era quasi al completo quando Dan Christopher e Joe Haller entrarono assieme.
Larry rimase profondamente sorpreso. Poi si alzò e andò incontro a Dan.
— Ehi, mi fa piacere vederti ristabilito — disse, tendendo la mano — Come ti senti?
Senza entusiasmo, Dan gli strinse la mano. — Bene — disse.
— Non sapevo che ti avessero già dimesso — disse Larry, in tono di scusa. — Volevo venire a trovarti. Sono passato dall’infermeria, una volta, ma mi hanno detto che dormivi.
— Adesso sto bene — disse Dan.
E sei pieno di veleno, pensò Larry. — Senti… troviamoci dopo la riunione, e chiacchieriamo un po’. Devo darti delle spiegazioni.
Dan annuì. — Va bene.
Ancora più nervoso di prima, Larry tornò a sedersi al posto del presidente e aprì la seduta. Sperando di calmarsi un po’ nel tempo richiesto dai consueti preliminari, assistette, col cuore che gli martellava nelle orecchie, alla proiezione dei verbali della seduta precedente sullo schermo in fondo alla lunga sala.
Si discusse brevemente di vecchie faccende, e Joe Haller riferì sui lavori di riparazione del generatore. Poi Adrienne Kaufman, capo della Sezione Genetica, invitò il Consiglio a esprimere solidarietà a quelli che avevano perduto i familiari nell’incendio.
Mentre l’assemblea accoglieva unanime la proposta, Larry sbirciò Dan, e vide che lo guardava fisso, con gli occhi che mandavano lampi.
Poi si passò a trattare le questioni nuove, e Larry disse: — Come sapete, tra due mesi raggiungeremo il sistema Alpha Centauri. La nostra traiettoria ci porterà a passare in prossimità del pianeta più grande e a un certo punto, prima di arrivare alla distanza minima, dovremo decidere se vogliamo decelerare ed entrare in orbita attorno al pianeta o proseguire e uscire dal sistema Centauri. Perciò è arrivato il momento di prendere in esame tutto quello che sappiamo sui pianeti e stabilire se lanciare o meno le sonde per raccogliere altri dati. — Premette un pulsante inserito nel piano del tavolo, e continuò: — Questa è la migliore olografia che abbiamo del pianeta principale. È stata presa dalla sonda originaria inviata dalla Terra quasi un secolo fa.
Lo schermo in fondo alla sala parve dissolversi, e al suo posto prese forma lo spazio infinito, con stelle sospese dappertutto, e adagiata nel vuoto una gonfia palla giallastra: il pianeta.
— Dottor Loring, volete riassumere tutto quello che sappiamo del pianeta principale di Alpha Centauri? — disse Larry.
— Volentieri, anche se devo premettere con rammarico che non è gran che — cominciò Loring, nel suo migliore stile pedante. — La sonda originaria era molto piccola, e i problemi di comunicazione enormi. Non è cosa da poco, credetemi, trasmettere dati olografici a una distanza di più di quattro anni luce. E, naturalmente, gli uomini che lanciarono quella sonda non prevedevano di andare a vivere su un pianeta di Alpha Centauri. Anzi, quando lanciarono la sonda, non sapevano nemmeno che Alpha Centauri avesse dei pianeti.
— Interessante — disse uno dei membri anziani. — Ma ora parliamo di quello che sappiamo noi.
— Certo, certo — disse il dottor Loring. — Ometterò di trattare del pianeta più piccolo… è privo di atmosfera, roccioso, cotto dalla stella grande, Alpha Centauri A che, come sapete, è quasi in tutto simile al nostro sole. Non prevedo problemi di radiazioni da A, e nemmeno dalla stella B, che è piccola e fredda. Per quanto riguarda flussi di ultravioletti, raggi X e simili, niente paura, Proxima, la terza stella del sistema, debole e lontana, ci apparirà come una stella tra tante altre su in cielo. Nessunissimo influsso sul pianeta.
— Ecco, noi vorremmo sapere qualcosa del pianeta — disse seccamente Adrienne Kaufman.
— Ah, sì… Dunque, non sarà il paradiso. Quelle nuvole bianche che chiazzano la superficie sono vapore acqueo, e fin qui tutto bene, e la temperatura media del pianeta dovrebbe permettere la presenza di acqua allo stato liquido. Ma, come vedete, la superficie è per lo più gialloverde. E i pianeti ricchi d’acqua, come la Terra, tendono all’azzurro.
— Il giallo e il verde che significa?
Loring si strinse nelle spalle. — Magari sapessi dirvelo! I dati spettroscopici forniti dalla sonda originaria erano molto scarsi. Io ho fatto altre osservazioni, usando gli strumenti del mozzo, ma ne so ancora troppo poco. Non ho ancora trovato tracce d’acqua liquida sulla superficie, per esempio. La densità del pianeta sembra alquanto elevata, a giudicare dalle orbite dei suoi piccoli satelliti. La gravità in superficie potrebbe essere anche di uno virgola cinque g… certo non meno di uno virgola due. A starci in piedi ci si sentirà dal venti al cinquanta per cento più pesanti, e questo potrebbe rendere la vita difficile.
Il medico capo disse: — Più che difficile. Impossibile. Un essere umano non può vivere una vita normale, attiva, con un carico costante di uno virgola cinque g. Finirebbe col rovinarsi la schiena, la parete addominale, i piedi e le gambe.
— D’altra parte i dati sono ancora così scarsi…
Larry prese la parola. — Non solo sono scarsi, ma potrebbero essere anche sbagliati. Io credo che dovremmo lanciare le nostre sonde il più presto possibile, e cominciare a raccogliere informazioni più precise e attendibili.
Ci fu un generale mormorìo d’approvazione.
Poi Dan Christopher parlò: — Se scopriamo che il pianeta è inabitabile, cosa facciamo?
Silenzio. Tutti si voltarono verso Dan, seduto in fondo al tavolo, poi, a uno a uno, tornarono a guardare Larry, in attesa di una risposta.
Larry inarcò le sopracciglia. — In questo caso, abbiamo due alternative. Possiamo restare in orbita e vivere nell’astronave allevando una nuova generazione geneticamente adatta alle condizioni di vita del pianeta… oppure andare avanti e cercare un’altra stella con un pianeta più simile alla Terra.