— Tu quale soluzione sceglieresti? — chiese Dan.
Larry sentì il pericolo, fiutò la trappola. — È troppo presto per rispondere a questa domanda — disse. — Ci sono ancora troppe incognite.
Joe Haller intervenne. — Io, a dir la verità, non scommetterei che questa carcassa sia in grado di andare molto oltre Alpha Centauri.
— E non abbiamo la più vaga nozione che esista, da qualche parte, un pianeta simile alla Terra — fece notare il dottor Loring.
— Perciò dovremo fermarci e modificare i nostri figli, renderli adatti a vivere sul pianeta maggiore di Alpha Centauri — disse Dan.
Larry scosse la testa. — Non so. Intanto non è detto che ci riusciremmo, anche volendo. E poi l’idea di passare tutta la vita sull’astronave ad allevare figli che ci lascerebbero per andare a vivere sul pianeta… be’, mi pare che creerebbe a tutti noi dei grossi problemi psicologici.
— E non pensi che ci creerebbe dei grossi problemi psicologici anche proseguire verso un’ignota destinazione?
— Ah sì, certo… — Larry s’interruppe. Vuole a tutti i costi attaccar lite. — Senti, io rimanderei la discussione a quando le sonde ci avranno trasmesso qualche dato sicuro.
Emile Polanyi, capo del gruppo ingegneri, disse con la sua voce profonda che portava ancora le tracce della vecchia Europa: — Le sonde si potranno lanciare dopo qualche giorno di collaudi. Sopportano alte accelerazioni, ed entrerebbero in orbita attorno al pianeta maggiore nel giro di poche settimane.
— E per quanto riguarda l’atterraggio? — chiese Dan.
— Sono dotate di strumenti che si possono calare sulla superficie del pianeta con atterraggio morbido.
— Bene. Allora cominciamo subito i collaudi — disse Dan. Solo a questo punto Larry si rese conto di quel che stava succedendo. Tenta di portarmi via le redini della riunione. Fa di tutto per creare l’impressione che è lui a comandare, anche se non è stato eletto presidente.
V
La riunione finì.
Molto più in fretta di quando erano entrati, i consiglieri uscirono dalla sala, tutti tranne Dan. Larry li guardò andarsene, finché lui e Dan non rimasero soli, seduti uno di fronte all’altro ai due capi del tavolo, a fissarsi.
Lo conosco da sempre, pensò Larry, e di colpo m’è diventato estraneo.
Si alzò dalla sedia e si costrinse ad andare fino in fondo al tavolo, dov’era seduto Dan.
— Ti sei proprio rimesso in salute — disse, sforzandosi di sorridere. Si sedette sull’orlo del tavolo, vicino alla sedia di Dan. — Ci hai dato dentro forte.
Dan, abbandonato contro lo schienale della sedia, alzò gli occhi a guardarlo. — Perché ti sei fatto eleggere presidente? Eravamo d’accordo che sarebbe toccato a me quest’anno.
— Lo so — disse Larry, sentendosi un verme. — Ma tu… insomma, tu eri all’infermeria e nessuno sapeva quando saresti uscito. I medici dicevano che fisicamente eri a posto, ma i nervi…
— E così ti sei fatto avanti tu.
— Sì.
— E ora che sei presidente, puoi anche sposare Valery. Non è così?
Dio, mi legge dentro!
— Non dirmi che non ci hai pensato — incalzò Dan.
Cercando di controllare la voce. Larry rispose: — Insomma, lo sai anche tu che siamo tutti e due innamorati di Val da quando eravamo bambini…
— D’accordo, siamo stati allevati tutti e tre dai Loring. Ma sono finiti i tempi in cui si giocava a fratello e sorella. La sposi o no?
— Be’… dipende da lei — disse Larry.
— Doveva sposare me!
— Secondo la selezione dell’elaboratore. Ma non è del tutto irrevocabile.
Dan lo guardò con odio, ma si limitò a dire: — Lascerai che sia lei a decidere tra noi due?
— Certo.
— Benissimo.
Larry tirò un sospiro di sollievo.
Ma Dan riprese: — Hai nominato una commissione d’inchiesta per indagare sull’incendio?
— Una commissione… ma no, basta il rapporto del gruppo Controllo Avarie di Mort Campbell. A cosa servirebbe una commissione d’inchiesta?
Drizzandosi sulla sedia, Dan disse: — Si deve scoprire la causa dell’incendio. Sono morte cinquanta persone, bisognerà pur sapere perché. Qualcuno è responsabile. Gli incidenti non succedono senza causa.
Sconcertato, Larry disse: — Ma lo sappiamo, il perché. I circuiti erano sovraccarichi, il materiale isolante logorato…
Dan picchiò una manata sul tavolo. — Voglio un’indagine a fondo! Con una regolare commissione d’inchiesta. E voglio dirigerla io, la commissione. Se non la nomini tu, tirerò in ballo la questione alla prossima seduta del Consiglio.
— Ma sarebbe come dare uno schiaffo a Mort Campbell. È compito suo…
— Non me ne importa un accidente di Campbell! — urlò Dan. — La nomini questa commissione, o la faccio nominare dal Consiglio?
Larry si sentì avvilito. Un’altra manovra per imporsi al Consiglio. — D’accordo — disse lentamente. — Nominerò la commissione, e la dirigerai tu. Ma non scoprirai niente che non si sappia già.
— Può darsi. — Dan si alzò dalla sedia, e senza aggiungere una parola né guardarsi indietro, si avviò a lunghi passi verso la porta e uscì.
Per qualche minuto, Larry rimase seduto dov’era, solo nella sala del Consiglio. Poi tornò alla sua poltrona e compose un numero telefonico sui tasti del pannello sul tavolo.
— Infermeria — disse una bella ragazza. Sullo schermo a parete, la sua faccia era ingigantita.
— Lo psicotecnico capo, per favore.
— Il dottor Hsai? Credo che sia occupato, in questo momento.
— Ditegli che ho bisogno urgente di parlargli, qualunque cosa stia facendo. Sono il presidente.
— Oh… sì, signore. Subito.
L’infermiera sparì, e Larry si permise un sorriso. I privilegi del rango. Poi sullo schermo apparve la faccia minuta di un orientale sui trent’anni.
— Avete bisogno di me, signor Belsen?
— Scusatemi se vi disturbo ma è importante. Dan Christopher mi preoccupa… Si comporta… insomma, in modo strano.
Hsai fece una faccia comprensiva. — È naturale. Ha risentito profondamente della perdita di suo padre.
— Troppo profondamente, forse?
Il dottor Hsai sorrise. — Vi risponderò parafrasando un venerabile adagio: quando il profondo è troppo profondo?
Larry esitò un momento, poi si decise. — Ne ha risentito tanto da perdere l’equilibrio?
— Ahhh… ho capito. Vi sembra un po’ squilibrato?
— Si comporta in modo strano, dottore. Lancia accuse, vuole fare indagini sull’incendio in cui è morto suo padre, ne parla come se fosse stato provocato da qualcuno, deliberatamente.
— Davvero?
— Sì.
Il dottor Hsai rimase un momento pensieroso. — Dovevo in ogni caso fargli una visita di controllo tra qualche giorno. L’anticiperò, e la farò più accurata.
— M’informerete dell’esito, dottore?
— Veramente il rapporto del medico col paziente…
— Lo so, lo so. Ma Dan può avere molta influenza all’interno del Consiglio, ed è importante che io sappia se si può contare o meno sul suo discernimento.
— Certo. Be’, vedrò di comunicarvi la mia impressione senza violare le norme dell’etica professionale.
— Mi fareste un grande favore.
— Bene, presidente. Lo visiterò domani.
— Grazie, dottore.
L’ufficio di Larry, come capo del Centro di Comando e Vigilanza, era in realtà una celletta incastrata tra il ponte di comando e il centro di calcolo. Grande appena abbastanza per uno scrittoio e un videoschermo a parete, era il luogo adatto a uno che odiasse la folla e gli spazi aperti… o a uno che preferisse passare il tempo in giro per l’astronave piuttosto che a tavolino.